CÓRDOBA -
Lungo i trecentocinquanta chilometri della Ruta Nacional 9 che portano
da Santa Fé alla "dotta", la seconda città dell'Argentina nonché
irriducibile rivale di Buenos Aires, soltanto cinque centri abitati, di
cui tre degni di una qualche rilevanza: Angelica, San Francisco e,
soprattutto, Arroyito. Per il resto, pampa. Splendidi bovini bianconeri
pezzati di razza Hereford, tra le più pregiate, ovviamente in libertà;
cavalli, campi di mais (in parte transgenico: di questi giorni la
notizia, qui molto apprezzata, del permesso di vendita nell'Unione
Europea di quello importato da qui), frumento e, soprattutto, soia, la
cui coltivazione è diventata negli ultimi anni estremamente redditizia a
causa del vertiginoso aumento della domanda internazionale. A scopi
soprattutto alimentari da parte di Cina e India, ma anche energetici per
la produzione di biocarburanti incoraggiata dagli USA e già in atto da
anni nel vicino Brasile. Manna per le casse dello Stato, con il governo
che ha appena aumentato le aliquote delle imposte sulle esportazioni.
Con un incremento altrettanto geometrico della produzione a scapito di
colture meno redditizie come quelle, ad esempio, di patate, pomodori,
insalata e zucche. Col risultato della contrazione dell'offerta sul
mercato interno e relativo raddoppio dei prezzi di questi prodotti nel
giro di pochi mesi, non registrato, con vari artifizi, dall'indice che
misura l'inflazione ufficiale, il cui sistema di rilevamento, aspramente
contestato dalle opposizioni, dalle associazioni dei consumatori e da
gran parte dei media ma difeso dal governo, sta per essere cambiato
guarda caso dopo le elezioni presidenziali. Efficace a quanto pare una
sorta di boicottaggio parziale, per cui si va a comprare questi prodotti
non più a peso, a chili o anche a cassette per volta ma a pezzo, lo
strettamente necessario volta per volta. Un'amabile lettrice mi chiedeva
qualche giorno fa se per caso avessi incontrato, in queste mie
allucinate traversate pamperas, dei mulini a vento, quando
invece di anomalo avevo notato la presenza di una quantità di nomi
italiani e piemontesi in particolare, in tutta questa zona, fuori dal
comune, che campeggiano sulle insegne delle officine, dei negozi (dagli
agnolotti fatti in casa ai ferramenta alle concessionarie di macchine
agricole) e dei locali pubblici, quando finalmente in pieno centro di
Arroyito ho visto, in fianco al momumento all'immigrato "piamontese",
una specie di altarino contenente la riproduzione in ferro battuto,
chissà perché dipinto di bianco, della Mole Antonelliana. Purtroppo il
bus è ripartito all'improvviso non dandomi il tempo di poter documentare
fotograficamente questo splendore. Poi ho scoperto che la cittadina è
gemellata con Verzuolo (Cuneo), così come San Francisco con Pinerolo e,
crescendo di importanza, Rosario con Alessandria, Santa Fé con Cuneo e
Cordoba, va da sé, con Torino. Una soddisfazione particolare è stato
quindi assistere in diretta da qui all'arrancare piuttosto penoso della
Juventus nella partita casalinga con l'Inter, cui solo l'insopprimibile
culo dei "gobbi", con un doppio autogol (nel senso di due
tocchi interisti) su uno dei rari tiri verso la rete nerazzurra nonché
la dabbenaggine sottorete dei campioni d'Italia e un gol annullato hanno
evitato una meritata sconfitta. Alla faccia dei piagnistei, delle
recriminazioni e della minacce degli un tempo "todopoderosos" ,
per usare un termine di qui, bianconeri. Incredibile, ma il mondo gira
anche per loro. A parte la colonizzazione piemontese di queste due
Province (ma non si scherza nemmeno nella zona di Bariloche in
Patagonia), lungo il percorso mi aveva colpito l'abbondanza, presso le
cisterne d'acqua in mezzo ai campi, di quelle specie di segnavento a
pale rotanti, fissate in cima a dei pali, che si è soliti vedere nei
film USA ambientati nel Midwest agricolo o nelle zone semidesertiche e
abbandonate. E ho scoperto che si chiamano davvero molinos de viento le
cui piccole pale, che girano costantemente, mosse in favore di vento
(che qui non manca mai) grazie a una sorta di timone, quel tanto che
basta ad azionare una pompa ad aspirazione che estrae l'acqua dai pozzi e
la porta a una cisterna (la quale chissà perché viene chiamata tanque australiano),
il cui livello d'acqua è mantenuto costante grazie a un galleggiante.
Un sistema semplice e ingegnoso che sfrutta l'energia eolica, il cui
funzionamento sono in grado di comprendere all'incirca perfino io, e che
serve sia per l'irrigazione sia per dissetare gli animali senza dovere
utilizzare sistemi complicati ed elettricità. Forse non dico niente di
nuovo, ma per me è stata una scoperta che ha dato un senso profondo alla
giornata!
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