mercoledì 28 novembre 2007
Curitiba, la città sociale
CURITIBA - Eccomi finalmente nella "capitale ecologica", la città del sorriso
brasiliana che già negli anni Settanta aveva cominciato a ripensare e
riprogettare sé stessa, sotto l'impulso del suo sindaco di allora, Jaime
Lerner, poi diventato anche governatore dello Stato del Paraná. Tutte
le mie aspettative, che erano molte, sono state non solo confermate ma
ampiamente superate: non pensavo che la vera e propria "rivoluzione
culturale" che questa città e i suoi abitanti hanno messo in moto (e che
continua) avrebbe prodotto dei risultati così positivi e duraturi.
Comincio col dire che Curitiba non è una città bellissima, non è in una
posizione splendida come Rio e non ha le attrattive di San Paolo. Ha
circa 1.800 mila abitanti (come Milano, prima dell'inizio della sua
decadenza, proprio a partire dagli anni Settanta), posta su un
altipiano, la separa dall'Atlantico la Serra de Mar che si
intravvede all'orizzonte. Città industriale (autoveicoli) e centro
commerciale e finanziario (seconda piazza d'affari solo dopo San Paolo),
d'atmosfera cosmopolita, non è il consueto reticolato di vie poste in
perpendicolare, ma ha piazze, viali alberati appena è possibile, e dove
non è prevista sosta per le auto, slarghi: ogni spiazzo è occasione per
creare un angolo verde, usufruibile per sedersi, riposarsi, guardarsi
attorno o leggere il giornale. L'arredo urbano è adeguato alla bisogna:
comode panchine ergonomiche, rigorosamente in legno, disegnate da
qualcuno che pensa davvero al loro utilizzo, fioriere, tettoie per
ripararsi dagli acquazzoni. Con queste premesse, il rispetto del verde -
52 metri quadrati per abitante - viene da sé. I parchi sono numerosi e
curatissimi, quelli in periferia (ma facilmente raggiungibili) enormi.
La città possiede la prima isola pedonale del Paese e nel 1991 ha
persino inaugurato, su iniziativa della municipalità e con una serie di
agevolazioni, una Rua 24 Horas (attualmente chiusa per
manutenzione), aperta 24 ore su 24, con ristoranti, librerie, postazioni
internet gratuite. Nella centrale piazza Osorio si trova perfino un
padiglione in vetro e tubolari con bar, edicola e postazioni fisse per i
lustrascarpe, al coperto e dignitose. Sembrano dei barbieri.
Naturalmente uno dei primi interventi è stato quello di abolire le
barriere architettoniche. E perfino le postazioni internet (gratuite
quelle del Comune) sono adattate per gli hanicappati. Con una serie di
misure incentivanti è stato recuperato completamente il centro storico, e
protagonisti sono anche i cittadini grazie alla legge municipale di
incentivo alla cultura, che prevede il trasferimento di parte dei
tributi locali da parte dei contribuenti a favore del patrocinio di
particolari progetti culturali; ma più importanmte ancora è stato
l'intervento sulla viabilità, con una rete di trasporti integrati che
sono perfino venuti a studiare gli scandinavi, grazie sempre a un
sistema di partecipazione dal basso: da un lato sull'indicazione delle
scelte da finanziarie prioritariamente, dall'altro anche sul merito dei
progetti. Questa è anche la città che ha inaugurato un metodo di
formazione partecipata del bilancio municipale (che è stata ripresa con
successo anche a Porto Alegre). E' un esempio, a mio parere, di cosa
significa pensare al futuro conservando e riqualificando il passato;
della capacità di vedere avanti e di coinvolgere i cittadini; di civiltà
come percorso educativo e formativo; di come diventare civili (e cives)
rendendo civile lo spazio urbano. Mettendo in moto un circolo virtuoso
per cui una città civile e vivibile genera cittadini civili e
partecipanti che la mantengono tale e la proiettano nel futuro. Quasi
superfluo aggiungere che anche per quanto riguarda lo smaltimento dei
rifiuti Curitiba è all'avanguardia, e la raccolta differenziata si fa
con precisione maniacale. A coronamento di tutto questo, e di una serie
di musei, teatri, spazi per ogni manifestazione artistica immaginabile,
una perla che secondo me da sola vale il viaggio qui: il Museo Oscar Niemeyer
dedicato in particolare alle arti plastiche ma non solo: al geniale
architetto brasiliano che proprio quest'anno compie i 100 anni, vivo e
vegeto, e che ha progettato questo incredibile gioiello, sono anche
dedicate due splendide mostre attualmente in corso (poi ce ne sono una
di fotografia, una di disengni, due di pittura e tre di scultura). A un
primo elemento, progettato ne 1967 e chiamato Castello Branco,
un rettangolo bianco di 205 metri per 44 ma con i tipici elementi
curvilinei nelle rampe, nel 2002 Niemeyer ha posto di fronte l'Occhio,
un ovale schacciato di 70 metri di lunghezza per 10 di altezza piazzato
su una torre di circa 20 metri e che può ricordare E.T. Con le tonalità
nere della "pupillla" (una gigantesca vetrata schermata) e il pilone
giallo dove ci sono anche delle figure femminili lievissime uscite dalla
fantasia dell'architetto-pittore. Il tutto su uno specchio d'acqua.
Quando l'architettura diventa poesia!
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