giovedì 22 novembre 2007

Il "culo" del Brasile/2 - Una dimostrazione pratica

FLORIANÓPOLIS - Qualificazioni ai Mondiali 2010 in Sud Africa. Alle 21.45 di ieri Brasile-Uruguay. Stadio Morumbí di San Paolo, tutto esaurito: (si guardano bene dal disputare l'incontro con la Celeste al Maracaná di Rio, perché già nel 1950 gli uruguagi hanno uccellato alla grande i verdeoro, punendoli per la presunzione di credere di aver già vinto il Mondiale prima ancora di giocarlo, e per di più in casa). Vedo la partita al "Botequim de Floripa", tra un chop e l'altro di ottima Brahma, ed essendo l'unico che simapatizza per gli orientales vengo subito preso per uruguagio o argentino (ma devo ammettere che i brasiliani sono tifosi socievoli e poco aggressivi). Ora: io sostengo da sempre che la Seleçao, almeno a partire dagli anni Settanta, è esageratamente sppravvalutata, come tutto il calcio di questo Paese. Sarà anche divertente vedere le partite dei loro campionati (peraltro giocate spesso a stadi vuoti) che finiscono 7 a 5, ma non è football bensì oratorio: semmai semmai segno di insipienza e dabbenaggine calcistica. Non credo comunque ai miei occhi quando vedo l'Uruguay giocare una partita da manuale. Al 15' è in vantaggio con un colpo di testa del centravanti Abreu alla terza palla-gol. Palla che gira a due tocchi e via (il sogno di Mancini), centrocampo manovriero e tecnico, difesa tradizionalmente tignosa e corrazzata ma corretta, punte rapide. Possesso palla 60% a favore degli uruguagi, altre 8 occasioni da gol chiarissime, tutte nello specchio della porta, 3 clamorose. Julio Cesar fa i miracoli, il Brasile, letteralmente, barcolla. Al 44'50" (nel momento peggiore per subire il pareggio) un passaggio sbagliato dalla linea di fondo di Luis Fabiano diretto verso il centro dell'area finisce sul palo, carambola su una coscia del portiere (Fabian Carini, mitico terzo portiere dell'Inetr negli anni scorsi) e gli passa tra le gambe. Golaçooooooooo sbraitano fuori di sé i cronisti di Globo TV (quanto di più simile a Pellegatti quando su Mediaset trasmettono il Milan, la squadra del padrone, e segna il tarantolato Inzaghi). Culaço! Impreco io. Gli astanti neanche esultano, tirano tutt'al più un sospiro di sollievo. Un cameriere si avvicina e mi consola una pacca sulla spalla: "Più culo che anima. Questa non è più la seleçâo, è la squadra di rappresentanza della Nike. Da dove crede che entrino i soldi alla CBF? (la Federcalcio brasiliana)". Nel secondo tempo gli uruguagi non si arrendono, il Brasile quasi non tocca palla, i suoi celebrati campioni combinano poco. Perfino Kaká fa una sola azione in tutta la partita: micidiale, di corsa 50 metri palla al piede ma nessuno dei suoi lo segue e così, affranto, si tuffa alla Dibiasi da tre metri fuori dall'area direttamente dentro. maca di poco il dischetto: neanche Carl Lewis. Naturalmente l'arbitro non lo ammonisce per simulazione ma almeno non da il rigore. In compenso rifila tre o quattro gialli immotivati ai celestes, che continuano a macinare gioco e occasioni da rete anche dopo aver subito il 2 a 1 al 20', sempre da parte di Luis Fabiano, questa volta una girata di destro irreprensibile. Anche se il vantaggio non è per nulla meritato. Ronaldinho, che mi fa girare gli zebedei appena lo vedo in faccia, con quel nastro da sciampista per tenersi i capelli, ha toccato un solo pallone in tutta la partita e l'ha pure sbagliato, viene tolto al quarto d'ora da Dunga, il CT, che essendo un uomo che ama il calcio pragmatico si vede che lo prenderebbe volentieri a ceffoni e lo sosituisce con un mediano di quelli "operai", tale Josué. Robinho, altro giovine fenomeno pompato a più non posso sia qui sia in Europa, la palla non la tocca nemmeno e viene scambiato con Vagner Love, già visto all'opera con il CSKA a San Siro di recente (un gol alla beneamata, che, svegliata la bestiua che cova in sé, dopo glie ne ha rifilati quattro, con sommo godimento mio, che assistevo da lontano). Ecco: il "culo" brasiliano applicato al calcio. Il solito cameriere, che è uno che di calcio ne capisce, va avanti a spiegarmi che con questi che arrivano già spompati (e pieni di soldi) dall'Europa e che non hanno "fame", la seleção non va da nessuna parte. "Visto che gana (che voglia) che avevano gli uruguaiani? Se vanno avanti così, quell sì che si qualificano. O l"Argentina, anche se ieri ha perso in Colombia. Noi avremo problemi, vedrà". "Sì - gli faccio io - ma anche gli argentini giocano in Europa" (riferendomi a quelli in nerazzurro, che sono metà selección). "Certo, ma tengono cojones". Già: el hombre vertical de la Pampa...

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