domenica 15 gennaio 2023

Quando dio imparò a scrivere

"Quando Dio imparò a scrivere" (Los renglones torcidos de Diós) di Oriol Paulo. Con Bárbara Lennie, Eduard Fernández, Loreto Mauleón, Pablo Derqui, Samuel Soler, Javier Beltrán, David Selvas, Juan Crosas, Fede Aguado e altri. Spagna 2022 💩

Mi sono convinto di affrontare due ore e mezzo di questa pizza perché il regista, il catalano Oriol Paulo, è lo stesso di Contratiempo, del 2016, fruibile su Netflix, di cui Stefano Mordini aveva girato, e bene, la versione italiana, Il testimone invisibile, un noir piuttosto contorto ma ben risolto, cosa che non si può dire di quest'altro thriller psicologico, o forse sarebbe più preciso dire psicopatico, dato che si svolge all'interno di una prestigiosa clinica psichiatrica provata immersa nei Pirenei. Siamo nel 1979 ed è lì che si fa ricoverare, volontariamente e accompagnata dal suo medico curante, Alicia Gould de Almenara, una ricca ereditiera che per hobby è una detective privata di successo, incaricata di indagare sulla morte di un ragazzo avvenuta all'interno dell'istituto da parte del padre, che non crede alla versione ufficiale del suicidio, o almeno così asserisce durante il colloquio con il medico che l'accoglie per un primo colloquio, che le dà credito pur essendo stato messo in guardia dalla lettera di prescrizione che parlava di una donna estremamente intelligente e dotata, con una ottima formazione scientifica, costituzionalmente falsa, abilissima nel manipolare il prossimo, infine sospettata di aver tentato di avvelenare il marito. Cosa che alla fine si dimostrerà vera. Forse, perché il finale è sostanzialmente lasciato alla libera interpretazione dello spettatore, ammesso che, giunto stremato alla fine della storia, abbia la forza di cercare una spiegazione al guazzabuglio messo in piedi da una sceneggiatura senza capo né coda che mette, come si suol dire, troppa carne al fuoco. E' il classico ed abusato gioco di specchi, dove ciò che sembra non è mai vero del tutto e spesso perfino l'esatto contrario: l'unica cosa certa è che una morte sospetta, quella del ragazzo, è avvenuta, ma ce ne sono anche altre in ballo, compresa quella potenziale di Heliodoro, il marito di Alicia: sarà vera la versione della donna, che si dichiara vittima di una truffa da parte del coniuge che vuole farla passare per pazza per impossessarsi dei sui beni e fuggire con l'amante, tesi avvalorata da buona parte dei medici della struttura, oppure quella opposta del primario, convinto che la donna sia una potenziale omicida e comunque una pericolosa paranoica? Seguiamo così il crearsi di due fazioni nel corpo medico, pro e contro Alicia, e le avventure di quest'ultima, poco credibili peraltro, all'interno del manicomio (non pochi i velleitari richiami a un capolavoro come Qualcuno volò sul nido del cuculo, e per questo ancor più irritanti), alla ricerca dei responsabili della morte del ragazzo, il tutto incasinato, come se non bastasse l'assurdità del tutto, da un eccessivo e confusionario ricorso ai flash back: c'è sì un vago accenno alle condizioni dei manicomi di cinquant'anni fa e alle prime discussioni sul superamento dei tradizionali sistemi di trattamento (letti di contenimento, camice di forza, elettroshock e dosi massicce di psicofarmaci micidiali) e a una relativa "apertura", ma che lasciano il tempo che trovano. In più siamo in Spagna nel primo periodo del post franchismo, in un momento di ulteriore passaggio, ma anche in questo caso l'approfondimento è a zero, e poi, in fondo, si tratta pur sempre di una clinica di lusso dove agli ospiti dietro le cospicue rette versate dalle facoltose famiglie d'origine, è riservato un trattamento privilegiato rispetto ai manicomi pubblici. Insomma credibilità zero, confusione, interpretazioni che lasciano il tempo che trovano: non c'è quasi niente che si salvi e che comunque giustifichi 160' di girato: la metà sarebbero stati comunque troppi. Sconclusionato e deludente.

Nessun commento:

Posta un commento