martedì 3 gennaio 2023

Eo

"Eo" (Hi-han) di Jerzy Skolimowski. Con Sandra Drzymalska, Mateusz Kosciukiewicz, Tomas Organek, Lorenzo Zurzolo, Isabelle Huppert, Lolita Chammah, Mateusz Muranski, Saverio Fabbri e altri. Polonia, Italia 2022 ★★★★

Un film breve quanto intenso, immaginifico, una favola triste che racconta, dal suo punto di vista, l'odissea di Eo, un tenero asino (Skolimowski ne ha utilizzati sei, di razza sarda, nella gestazione del suo progetto) che si esibisce in coppia con la sua addestratrice Kasandra, con la quale ha un rapporto di intesa e affetto profondi, basato sul rispetto e la comprensione reciproci, che da un giorno con l'altro si ritrova letteralmente sulla strada dopo che il circo in cui lavorano viene smantellato in seguito a fallimento e gli animali pignorati. Comincia così un viaggio, raccontata dal punto di vista dell'animale, che lo porta ad attraversare l'intero Continente, dalla Polonia fin in Italia, in contesti e situazioni via via diversi. Eo finisce dapprima come una sorta di mascotte in un allevamento di cavalli di razza, da competizione, dove vengono evidenziale le caratteristiche che differenziano l'asino, animale straordinariamente intelligente, sensibile, caparbio e dotato di una memoria prodigiosa dal suo più "nobile" e apprerzzato parente, di portamento tanto elegante quanto notoriamente stupido, instabile e pauroso; poi presso un contadino, dove non si raccapezza col lavoro nei campi; quindi in una comunità nella quale si pratica terapia di sostegno con animali per ragazzi Down; più avanti diventa l'eroe degli agitati tifosi di una strampalata squadra di calcio che lo individuano come il portafortuna e viene massacrato a bastonate da quelli avversari; sopravvissuto a questa sventura e curato amorevolmente in una clinica veterinaria da parte di um medico coscienzioso, contribuisce alla liberazione di altri sfortunati animali selvatici; infine finisce su un camion che trasporta in Italia equini destinati diventare salumi: giunto nel nostro Paese, assiste a una vicenda terminata decisamente male per l'incauto autista del mezzo e, sul piazzale della stazione di servizio, viene amorevolmente raccolto da un giovane e strano prete che si scopre essere il rampollo traviato di una ricca famiglia andata in rovina per la sua ludopatia e condotto nella sua elegante per quanto decaduta magione dove si svolge il definitivo chiarimento con la madre del giovane (interpretata da Isabelle Huppert, sempre magnifica), per terminare la sua avventura in un allevamento di bovini dove la sua sorte sarà segnata, anche se Skolimowski non ci fa assistere alla fine dei suoi giorni. Favola concepita dall'anziano ma sempre lucidissimo regista polacco durante il primo e lungo lockdown pandemico di tre anni fa, oltre a esprimere la sua profonda empatia per gli animali, vuole dare uno sguardo sulle vicende umane osservate dall'esterno e, se vogliamo, da un'ottica e sensibilità diverse, che le sono estranee: il contrario del consueto processo antropomorfizzazione del comportamento animale, e così dell'uomo viene data un'immagine obiettiva, con i suoi aspetti malvagi ma non solo, perché ne vengono altresì mostrati la generosità, lo dolcezza, la comprensione, così come l'indifferenza, l'utilitarismo, l'insensibilità. Potente è l'accompagnamento musicale, e spesso suggestive, deformate e cariche di colori inconsueti le immagini, che rendono in alcuni passaggi anche visivamente una prospettiva diversa da quella che ci è propria. Il risultato è una parabola efficace, a tratti onirica e anche ironica, non giocata sul sentimentalismo e la pietà, che induce a riflettere. Un bel vedere.

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