giovedì 20 ottobre 2022

Ninjababy

"Ninjababy" di Yngvild Sve Flikke. Con Kristine Kujath Thorp, Arthur Berning, Nader Khademi, Tora Christine Dietrichson, Sylva Nymoen, Herman Tømmeraas e altri. Norvegia 2021 ★★★1/2

Un altro personaggio femminile del giorno d'oggi, questa volta interpretato dalla bravissima Kristine Thorp, protagonista di questa commedia norvegese che presenta molti tratti in comune con La persona peggiore del mondo, uscito sempre nel 2021 ma nelle sale italiane già l'anno scorso. Al centro della vicenda c'è sempre una ragazza piena di vita, irrisolta, che vive alla giornata senza avere le idee molto chiare né su sé stessa né su cosa fare, i cui rapporti sentimentali sono altrettanto confusi e poco profondi. Questa volta però Rakel, caotica 23enne di Oslo, aspirante disegnatrice di fumetti (ulteriore somiglianza con luna delle figure centrali del film connazionale sopracitato), che condivide l'appartamento con la più posata e sensata Ingrid, scopre di essere incinta di sei mesi, senza averne avuto il minimo sospetto, solo perché l'amica e convivente la costringe a fare un test di gravidanza notandone le mutate abitudini alimentari (di pancia non c'è quasi traccia), quando è ormai troppo tardi per abortire. Così le tocca venire a patti con l'indesiderato ospite, il Ninjababy del titolo, di cui comincia a fare schizzi immaginandolo un feto maschile e, in tutti i sensi, invadente, col quale inizia a interloquire in un simpatico e irriverente scambio di battute fino al termine della gravidanza, introducendo così pure un originale elemento grafico nella pellicola, già abbastanza vivace di suo. Il fatto è che Rakel, già casinista di suo, oltre a non essere ancora un grado di dare una forma alla sua esistenza e sostanzialmente mai uscita dallo stato adolescenziale, tra sbronze e rapporti del tutto casuali e solitamente ad alto tasso alcolico, non ha alcuna vocazione alla maternità e il film racconta del suo tentativo di risolvere il problema. Il primo scoglio è scoprire chi è il padre: non Mos, il gentile maestro di aikido con cui ha appena iniziato una relazione e che le sarà a fianco, ma Minchia Santa, un nome un programma, uno spilungone allampanato, perennemente fumato e sconclusionato come lei, che invece scoprirà una inaspettata vocazione paterna che alla fine le risolverà il problema, perché la via dell'adozione, con la sue pratiche burocratiche nonché le spesso ipocrite e discutibili motivazioni da parte degli aspiranti genitori, non risulterà praticabile, come nemmeno sarà fattibile che del piccolo Ninja si prenda cura la sorellastra di Rakel che, sposata da tempo e pur con una vita professionale impegnativa, avrebbe voluto un figlio senza poterlo avere. Il film, che risulta divertente (più di quanto uno possa normalmente aspettarsi da un film scandinavo), sboccato e anticonformista ma tutt'atro che banale e stupido, è stato definito banalmente "femminista": in realtà esprime un punto di vista comprensibile da parte dell'esponente di una generazione il cui orizzonte mentale, e non per colpa loro ma di chi li ha preceduti e messi al mondo, non va oltre le 24 ore, perché il vero problema è questo, oltre al fatto che non avere la vocazione alla "genitorialità" non deve motivo di condanna sociale (da quale pulpito, poi?), il che non esime dal fatto che una persona a 23 anni dovrebbe almeno essere messa nelle condizioni, dalla famiglia d'origine (di quella di Rakel nulla si sa ma certamente la ragazza qualche problema deve averlo avuto), dalla scuola, e a maggior ragione da uno Stato-mamma e onnipresente come quello Norvegese, di avere un minimo di controllo e coscienza del proprio corpo e della propria sessualità, tantopiù in un ambiente che ci si aspetterebbee particolarmente evoluto e disinibito. Insomma il risultato è più che gradevole nel suo complesso. 

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