lunedì 24 maggio 2021

Gloria Mundi

"(sic transit) Gloria Mundi" di Robert Guédigain. Con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan, Anaïs Demoustier, Robinson Stévenin, Lola Naymark, Grégoire Leprince-Ringuet, Angelica Sarre e altri. Francia 2019 ★★★-

Pur essendo il cinema di Guédigain prettamente politico, sulle orme di Ken Loach ma con visuale francese, e avendo spesso per oggetto le conseguenze sociali della disgregazione della coscienza di classe in seguito alla globalizzazione, il regista marsigliese non è un mistico della sfiga come i belgi fratelli Dardenne e, preferendo usare i toni della commedia anziché quelli della tragedia incombente e del senso di colpa ubiquo, ogni incontro con l'affiatato gruppo di collaboratori che lo segue fedelmente, capitanato dalla moglie Ariane Ascaride, fa sempre piacere, come un pranzo di famiglia a distanza temporale di sicurezza, giusto per vedere come stanno gli altri membri del clan: il cast è quindi pressoché identico a quello del suo ultimo film uscito in Italia, La casa sul mare. Protagonista è sempre Marsiglia e una famiglia, anzi tre, e un episodio che le lega: una nascita, quella della Gloria che dà il titolo al film, da una coppia di giovani precari, lei, Mathilda, commessa in prova, lui che si è indebitato per acquistare un'automobile e mettersi in proprio come autista di Uber e, per tirare avanti e crescere la bimba devono affidarsi ai genitori di lei, Sylvie, che lavora di notte in una ditta di pulizie, e Richard, autista di mezzi pubblici. Ed è proprio quest'ultimo, patrigno di Mathlida e che la considera più figlia dell'altra che ha avuto con Sylvie a convincere la moglie a comunicare la nascita a Daniel, l'ex compagno a padre biologico di Mathilda, che sta scontando gli ultimi mesi di una lunga condanna per omicidio a Rennes. Così, quando questi esce, ormai anziano e rassegnato all'idea di aver buttato via un'intera esistenza, a cominciare dal rapporto con moglie e figlia, per difendere un amico, compagno di bisbocce e piccoli furti, torna in città per conoscere la nipotina, succedono un po' di cose. Che non sto a raccontare, salvo per sottolineare che, questa volta, la sceneggiatura è troppo fragile e prevedibile nell'affastellarsi di coincidenze e disvelamenti troppo rapidi per essere credibili. Tutto un equilibrio, per quanto fragile, va in pezzi; il non detto diventa palese; il redento si assume una colpa che non ha commesso per porre un qualche rimedio e tutto in qualche modo si sistema ma non potrà mai essere come prima. Un po' troppo in una volta sola, ma va dato atto che Guédigain non è per nulla indulgente con i suoi "antieroi", né con i genitori che pur si prodigano a tenere in piedi la baracca, né tantomeno con le due coppie di giovani, Mathlida e Nicolas da un lato, la sua sorellastra e il cognato bell'imbusto e imbroglione dall'altro, privi di qualsiasi solidarietà ed etica, con in mente solo il mito dei soldi facili e senza sforzo, risultato anche di un'educazione del tutto fallimentare. Perché è vero: se i giovani non sono incazzati e non glie ne frega più niente di cercare di cambiare il mondo o almeno evitare che vada all'aria, gran parte della responsabilità va alle generazioni che li hanno preceduti, a cominciare dalla mia, che è poi quella del regista. Detto questo, non è il suo migliore film, ma si fa comunque vedere. 

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