"Alida" di Mimmo Verdesca. Voce narrante di Giovanna Mezzogiorno. Con Alida Valli, Pierpaolo De Mejo, Piero Tosi, Livia SIlvi, Mariù Pascoli, Tatiana Farnese, Larry De Mejo, Carlo De Mejio, Maurizio Ponzi, Charlotte Rampling, Bernardo Bertolucci, Vanessa Redgrave, Thierry Frémaux, Marco Tullio Giordana, Dario Argento, Roberto Benigni, Maria Laura De Mejo, Felice Laudadio, Margarethe Von Trotta. Italia 2020 ★★★★
Quasi in coincidenza con il centenario della nascita (Pola, 31 maggio 1921) esce questo affettuoso, dovuto omaggio alla più grande e completa, a mio parere, attrice cinematografica (e non solo) italiana: Alida Valli. L'iniziativa è di suo nipote Pierpaolo di Mejo, figlio di Carlo, a sua volta attore e primogenito di Alida, scomparso nel 2015, che collaborando con il regista Mimmo Verdesca apre gli archivi di famiglia e ne ricostruisce la figura attraverso reperti di ogni tipo: fotografie, filmati privati e interviste pubbliche, spezzoni dei suoi film più famosi ma soprattutto la corrispondenza, tenuta in ordine rigoroso, con la famiglia e con i colleghi, dai quali tutti fu apprezzata, e furono moltissimi, in Italia, negli USA e in Francia, ma a emergere non è soltanto la statura dell'artista, quanto, e soprattutto, la donna modernissima e fuori da qualsiasi stereotipo, che ha sempre difeso con forza la propria indipendenza. Nata Altenburger (Il nome d'arte Valli fu scelto dall'elenco telefonico) figlia di un professore di filosofia trentino e di una musicista istriana, di una bellezza abbagliante, malinconica e al contempo altera in qualunque età della sua vita, uno sguardo a dir poco magnetico (ma anche la voce non scherzava: cantava lei Ma l'amore no, la canzone più famosa degli anni Quaranta) ebbe successo fin da giovanissima dopo aver frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia avendo da subito ruoli da protagonista (Mille lire al mese è del 1938), fino a diventare l'attrice simbolo del cinema fascista, rifiutandosi però di seguirlo nella sua fase repubblichina: si nascose a Roma fino alla sua liberazione nel 1944; ha recitato con tutti i maggiori registi italiani ed ebbe anche una fase holliwoodiana, scritturata nel 1947 dal celebre produttore David Selznik, che voleva farne la Ingrid Bergman italiana: ruppe il contratto, accettando di pagare una penale pesantissima, perché non sopportava le regole dello show biz USA, la pretesa di controllo totale sulla propria vita e il tributo da pagare a un divismo mai cercato e voluto. Di quel periodo, comunque, film indimenticabili come Il caso Paradine di Alfred Hitchcock e Il terzo uomo di Carol Reed. Rientrata in Italia tornò subito al lavoro con, tra gli altri, Soldati, Visconti (Senso), Pontecorvo e fu coinvolta nello scandalo Montesi per la sua relazione con Piero Piccioni (poi completamente scagionato): era il terzo uomo della sua vita, dopo l'aviatore Carlo Cugnasca, abbattuto nel 1941 a Tobruk e Oscar De Mejo, musicista come Piccioni, sposato e padre dei suoi due figli, da cui aveva divorziato. Abbandonò per un periodo i set dedicandosi al teatro e formando una compagnia propria con Tino Buazzelli e Raoul Grassilli, per tornare alla grande al cinema con Antonioni nel 1957 (Il grido). Ebbe anche un periodo francese, e non smise mai di lavorare, tra cinema, teatro e televisione, voluta (e benvoluta) da tutti i registi più significativi, tra cui Vadim, Brusati, Chabrol, Pasolini, i due Bertolucci, Zurlini, Bava, Ponzi, Giordana, Argento, fino a poco prima della morte, a Roma, nel 2006. Tutti ne hanno serbato un bellissimo ricordo come persona, riservata, intelligente, sensibile, schietta, che nulla concedeva al divismo, grande lavoratrice e grande tempra, di carattere ma anche dolce e alla mano. Per me, la più bella e la più brava. Forse anche per le comuni origini, nonché segno zodiacale, ne sono sempre stato perdutamente innamorato. Quindi, un film che non mi sarei perso per nessun motivo. Lo consiglio.
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