giovedì 20 maggio 2021

In the Mood for Love

"In the Mood for Love" (花樣年華花样年华/Faa yeung nin wa) di Wong Kar-way. Con Tony Chiu-Wai Leung, Maggie Cheung, Rebecca Pan, Lai Chen, Li Gong, Tung Cho 'Joe' Cheung. Cina (Hong Kong), 2000 ★★★★★

L'uscita in edizione restaurata in K4 di questo film di 20 anni fa, è l'occasione buona per rifarsi gli occhi e rendersi della quantità immensa di ciarpame che ha inondato sale e canali in streaming, e dell'abisso che si è aperto nel frattempo anche con i migliori prodotti attuali: dalle prime immagini, che ci riportano con una fedeltà impressionante alla Hong Kong del 1962 immergendoci immediatamente nelle sua atmosfere di vita quotidiana, ci si rende conto di quanto siano suggestive e importanti per raccontare, attraverso une serie di sequenze mai più lunghe di qualche minuto, ma in compenso ricchissime di particolari quanto un quadro fiammingo, una storia d'amore che non si realizza e lo scorrere inesorabile del tempo. Il signor Chow, giornalista, e la signora Chan, segretaria di un'azienda, sono vicini di stanza uno degli alveari della città allora ancora colonia della Gran Bretagna, e si incontrano negli angusti spazi comuni, nei corridoi e sulla scale: i rispettivi coniugi li vediamo soltanto una volta, di spalle, perché sono per lo più in viaggio. Spesso in Giappone, per lavoro, il signor Chan, e guarda caso altrettanto spesso la signora Chow, che lavora nell'agenzia di viaggio di cui si serve l'uomo d'affari. Ci vorrà un po' di tempo, e qualche incontro discreto, perché il signor Chow e la signora Chan si rendano conto che i rispettivi coniugi sono amanti, e proprio mentre si domandano reciprocamente come sia potuto accadere, cercando di entrare nella mente dei due fedifraghi e immaginandosi i loro discorsi, ed esercitandosi anche perfino a chiedere loro chiarimenti al momento opportuno, anche tra loro si insinua il sentimiento, a cui però resistono perché, pur sapendo perfettamente di amarsi, non vogliono "essere come loro". Finale e unica scena in esterno con il signor Chow che, quattro anni dopo, inviato in Cambogia per la visita del generale De Gaulle a Phnom Penh, si aggira tra le rovine dei templi di Ankgor Wat, ossia la testimonianza di un passato sepolto per secoli e miracolosamente tornato alla luce, fuori da qualsiasi dimensione temporale, e affida il suo segreto al pertugio in un muro. Il tutto raccontato in maniera magistrale e lineare, affidandosi alla recitazione raffinatissima e discreta di due interpreti straordinari e alla ripetizione di gesti minimi, discretissimi, cenni, occhiate che bastano a evocare una sensualità raffinata senza nemmeno doverla accennare; con il fondamentale accompagnamento di una colonna sonora altrettanto elegante e affidata spesso alla voce di Nat King Cole e curata da Michael Galasso. Wong Kar-way è tra i più grandi registi di Hong Kong, già fucina di film di qualità e, in vista dell'imminente 23° Far East Film Festival di Udine, il CEC-Cinema Visionario, per il ritorno in sala dopo le recenti restrizioni, ha organizzato una rassegna dei suoi film migliori: garantito che non me ne perderò uno. 

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