Giornata di proclamazione dei vincitori, ieri, al Trieste Film Festival, mentre il programma prosegue oggi con una sezione speciale, intitolata 1990-2020 Time Will Tell, dedicata alla Germania a trent'anni dalla riunificazione e domani con la riproposizione di tutte le pellicole che si sono aggiudicate un premio in questa edizione. La cerimonia di premiazione, avvenuta alle 20, è stata stringata e ridotta all'essenziale, e il pubblico riconoscente rende merito di ciò all'organizzazione, anzi: ai Bravi Organizzatori e Conduttori, preceduta nel pomeriggio da due film fuori concorso, Heidi e V Krag, entrambi anteprima italiane, e seguita da un terzo, La Gomera, in uscita in febbraio e già presentato in novembre al Torino Film Festival oltre che, la scorsa primavera, a Cannes in concorso per la Palma d'Oro. Elemento comune: le attitudini della polizia dei rispettivi Paesi, Romania e Bulgaria.
Primo della serie "Heidi" di Catalin Mitulescu, con Gheorghe Visu, Catalina Mihai, Bogdan Dumitrache, Ada Condescu, Florin Zamfirescu e altri, Romania 2019. Visoiu, un anziano, smaliziato ed esperto sbirro in procinto di andare in pensione, viene incaricato di scovare, nella zona che pattuglia da una vita e conosce come le sue tasche alla periferia di Bucarest, due prostitute per convincerle a testimoniare in un processo a un gruppo di mafiosi locali; ovviamente le scova subito, ma con una in particolare, Heidi, si instaura un rapporto ambiguo, di scambio di favori ma anche in qualche modo protettivo: la ragazza finirà male e lui, che opera spesso e volentieri anche oltre i limiti del regolamento, perfino sospettato di essere il possibile assassino: anche se fosse vero, il procuratore che indaga non è però certo meglio di lui. Ben fatto, mi ha ricordato a tratti Indagine su un cittadino al di ogni sospetto, che però era un capolavoro assoluto. Il secondo è stato "V krag" (La ronda) di Stephan Komandarev, con Ivan Barnev, Assen Blatechki, Stoyan Doychev, Vassil Vassilev-Zouek, Irini Jambonas, Stefan Dernolyubov e altri, Bulgaria, Serbia, Francia 2019. Quello che mi è piaciuto di più, anche per la prestazioni di interpreti di gran calibro tra cui spicca Ivan Barnev, coprotagonista di Bashtata, il lungometraggio vincitore del festival, che è venuto a presentare di persona. E' un classico film "tutto in una notte" che segue tre coppie di agenti in pattuglia a Sofia: ci sono l'ex comunista e il neoliberista, accomunati dal cinismo e dall'avidità di quattrini; la "bella e la bestia", due quarantenni che hanno anche una sorta di relazione, di cui si apprezza il lato umano che emerge nonostante il necessario cinismo che bisogna esercitare nel loro mestiere e di fronte a certe situazioni, specie impreviste, che però fanno emergere ricordi, dubbi, remore di coscienza e senso morale; infine l'anziano e il neofita, col primo che si nasconde dietro il regolamento per tirare a campare ed evitare rogne e il secondo che, benché veda tanti suoi coetanei che appena possono abbandonano la Bulgaria per cercare fortuna altrove preferisce rimanere e fare qualcosa che ritiene utile, usando però il buon senso. Una storia circolare, che ci permette anche di avere uno spaccato sulla società bulgara attuale e sulla sua capitale: ci sono azione, umanità, ironia, denuncia. E non pochi spunti di riflessione. Terzo e ultimo, a chiusura della serata al Politeama Rossetti, "La Gomera" di Corneliu Porumboiu, con Vlad Ivanov, Catrinel Marlon, Rodica Lazar, Sabin Tambrea, Agusti Villalonga, Antonio Buil e altri, Romania, Francia, Germania 2019, un noir classico nella trama, che però, tra una citazione e l'altra, fatte con molta autoironia, spazia anche in altri generi le cui tracce tarantiniane fanno sentire nel suo elemento chi scrive. Anche qui abbiamo un poliziotto corrotto: Cristi, egente della squadra narcotici, un tipo strano, ambiguo, taciturno, figlio a quanto pare di un alto dirigente del regime di Ceausescu e con una madre ingombrante, sospettato e messo sotto stretta sorveglianza da una odiosa e avida procuratrice il cui vero obiettivo non è la giustizia o incastrarlo, ma arrivare, tramite lui, al bottino di 30 milioni di euro derivante da traffico di droga fatto scomparire da uno spacciatore rumeno a una banda di grossi trafficanti spagnoli. Sta a Cristi aiutare a a far fuggire dalla prigione di Bucarest il rumeno, e per farlo viene inviato a La Gomera, isola delle Canarie, per essere addestrato all'uso del Silbo, curioso linguaggio "fischiato" con cui i locali comunicano sulle lunghe distanze, e così non essere "intercettabile" e comprensibile dalle onnipresenti cimici piazzate dalla magistrata. Come in ogni buon noir non può mancare la femme fatale (Catrinel Marlon) e i due protagonisti, abbastanza a sorpresa, si riveleranno fuori da ogni finzione proprio nel luogo più finto di tutti di una città già artificiale per conto suo come Singapore. Un omaggio al cinema che è finzione per antonomasia da parte del regista. Decisamente divertente.
Pare che in un mondo ossessionato dal tema "sicurezza", poche siano le opere (cinema ma anche libri) che riescono a evitare di mettere in scena poliziotti e banditi, lo siano questi per caso, per necessità o predisposizione.
RispondiEliminaCerto è che se tutto ci parla di ladri e pistoleros difficilmente riusciremo a elevare il nostro spirito oltre la cortina di fumo che ci tiene ostaggi della dinamica del potere ridotta a sistema di pensiero binario: o rubi o ti derubano, o sei un fuorilegge o sei un fesso, o spari o sei sparato.
La logica binaria che ha azzerato le nostre capacità di elaborazione sta facendo tabula rasa anche della nostra fantasia inchiodandoci a una realtà avvolta dalla nebbia della eterna lotta per la sopravvivenza: la vita come mera sopravvivenza del più forte, del meglio armato o del più furbo.
Fossimo ancora nel '77 verrebbe da dire "W la fantasia al potere!"