"Il testimone invisibile" di Stefano Mordini. Con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio, Maria Paiato, Sara Cardinaletti e altri. Italia 2018 ★★★★
Rifacimento di Contratiempo, film spagnolo del 2016 e di cui ho sentito pareri entusiastici, non ho termini di paragone perché gira esclusivamente su Netflix e non è uscito nelle sale, ma la versione italiana è un buon noir, ben costruito, pieno di colpi di scena magari improbabili, ma pur sempre possibili, di cui l'ultimo decisamente clamoroso e che lascia soddisfatto il desiderio di esistenza di una qualche forma di giustizia. Adriano Doria, giovane imprenditore milanesoide sulla cresta dell'onda (il volto e le espressioni da impunito di Scamarcio sono perfetti per renderlo a dovere) e padre di famigliola idilliaca, è agli arresti domiciliari perché accusato dell'omicidio della sua amante, Laura, una fotografa di successo (Miriam Leone, bella e brava) trovata cadavere nella loro camera d'albergo e l'unico presente è lui, tramortito: il classico delitto della porta chiusa e, in questo caso, anche della finestra, impossibile da aprire. Come dimostrare che l'assassinio è stato un altro ed evitare di vedere sconvolta tutta la propria esistenza? A questo deve pensare Virginia Ferrara (magnificamente interpretata da Maria Paiato), ingaggiata dall'avvocato di fiducia di Adriano, una celebre penalista che non ha mai perso alcuna causa e questa sarà l'ultima prima del suo ritiro: ha tre ore di tempo, quelle che mancano all'interrogatorio di un misterioso testimone oculare presso il procuratore incaricato dell'indagine, per farsi raccontare come si sono svolti davvero i fatti dall'accusato, prima recalcitrante ma poi costretto a raccontare la verità per filo e per segno (o almeno la "sua" verità) per poter costruire una linea di difesa inattaccabile: perché "la plausibilità sta nei dettagli". Ma la verità dipende anche dai punti di vista ed è lo scopo pure per qualcun altro coinvolto nella vicenda a causa dell'esistenza di un secondo cadavere, di cui la polizia non è al corrente, che appartiene a un giovane che era stato dichiarato disperso in una valle del Trentino (dove gran parte dell'intrigo è ambientata in flash-back). Va da sé che mi rifiuto di svelare altro per non rovinare la visione e le numerose sorprese. Di Mordini avevo visto a suo tempo Acciaio, film di tutt'altro genere tratto dall'omonimo romanzo di Silvia Avallone, e conferma di saperci fare dietro la macchina da presa: non fa molti film, mi auguro che gli si presenti l'occasione più spesso perché è bravo, e questa pellicola mi sento di consigliarla.
Rifacimento di Contratiempo, film spagnolo del 2016 e di cui ho sentito pareri entusiastici, non ho termini di paragone perché gira esclusivamente su Netflix e non è uscito nelle sale, ma la versione italiana è un buon noir, ben costruito, pieno di colpi di scena magari improbabili, ma pur sempre possibili, di cui l'ultimo decisamente clamoroso e che lascia soddisfatto il desiderio di esistenza di una qualche forma di giustizia. Adriano Doria, giovane imprenditore milanesoide sulla cresta dell'onda (il volto e le espressioni da impunito di Scamarcio sono perfetti per renderlo a dovere) e padre di famigliola idilliaca, è agli arresti domiciliari perché accusato dell'omicidio della sua amante, Laura, una fotografa di successo (Miriam Leone, bella e brava) trovata cadavere nella loro camera d'albergo e l'unico presente è lui, tramortito: il classico delitto della porta chiusa e, in questo caso, anche della finestra, impossibile da aprire. Come dimostrare che l'assassinio è stato un altro ed evitare di vedere sconvolta tutta la propria esistenza? A questo deve pensare Virginia Ferrara (magnificamente interpretata da Maria Paiato), ingaggiata dall'avvocato di fiducia di Adriano, una celebre penalista che non ha mai perso alcuna causa e questa sarà l'ultima prima del suo ritiro: ha tre ore di tempo, quelle che mancano all'interrogatorio di un misterioso testimone oculare presso il procuratore incaricato dell'indagine, per farsi raccontare come si sono svolti davvero i fatti dall'accusato, prima recalcitrante ma poi costretto a raccontare la verità per filo e per segno (o almeno la "sua" verità) per poter costruire una linea di difesa inattaccabile: perché "la plausibilità sta nei dettagli". Ma la verità dipende anche dai punti di vista ed è lo scopo pure per qualcun altro coinvolto nella vicenda a causa dell'esistenza di un secondo cadavere, di cui la polizia non è al corrente, che appartiene a un giovane che era stato dichiarato disperso in una valle del Trentino (dove gran parte dell'intrigo è ambientata in flash-back). Va da sé che mi rifiuto di svelare altro per non rovinare la visione e le numerose sorprese. Di Mordini avevo visto a suo tempo Acciaio, film di tutt'altro genere tratto dall'omonimo romanzo di Silvia Avallone, e conferma di saperci fare dietro la macchina da presa: non fa molti film, mi auguro che gli si presenti l'occasione più spesso perché è bravo, e questa pellicola mi sento di consigliarla.
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