"A Star Is Born" di Bradley Cooper. Con Brladley Cooper, Lady GaGa, Sam Elliot, Andrew Dice Clay, Anthony Ramos e altri. USA 2018 ★★★★
Quarta edizione de E' nata una stella (le precedenti nel 1937, 1954, 1976) uno dei più celebri melodrammi hollywoodiani, a sua volta rivisitazione del mito di Pigmalione, per quanto visto, rivisto, risaputo e non esattamente il genere che amo ha dalla sua alcuni indubbi meriti, che lo fanno tra i più probabili candidati a raccogliere premi tra Golden Globe e statuette Oscar, e un asso nella manica: Stefani Joanna Angelina Germanotta, più nota come Lady GaGa. In tutta sincerità, nemmeno sapevo che fosse lei la protagonista femminile, e non l'avevo ovviamente riconosciuta in versione acqua e sapone, al naturale, che peraltro la rende molto dolce e graziosa, pressoché all'opposto di come spesso si presenta, provocatoriamente, in pubblico; quando l'ho vista inquadrata in primo piano e ricevuto la netta sensazione che cantasse senza playback, sensazione confermata dai passaggi della telecamera sulle sue mani e come le muoveva sulla tastiera del pianoforte, mi sono detto "questa è una coi controcoglioni, altro che Madonna e altre sciacquette"... E infatti. Dalla prima esibizione, en travesti, quale emula de Edith Piaf in una strepitosa interpretazione di La vie en rose in un locale di Drag Queen dove per caso entra, a cercare conforto alcolico dopo un concerto in uno stadio stracolmo la rockstar Jackson Maine, che individua all'istante lo straordinario talento di Ally, aspirante cantante e autrice ma cameriera a tempo pieno in un ristorante, ai duetti con lui quando Jack la convince a raggiungerlo sul palco, alla fulminea carriera come solista fino alla vittoria nei Grammy Awards nella categoria esordienti, è lei a calamitare l'attenzione, benché il buon Bradley Cooper faccia la sua parte in una delle sue interpretazioni più sentite e convincenti e la coppia si rivela del tutto affiatata, del resto la colonna sonora l'hanno scritta e cantata insieme (tra i collaboratori, Mark Ronson, mica bruscoli), e credibile anche come marito e moglie nel film in un ambiente, che viene scandagliato con precisione, come quello del rock più tradizionale e quello pop, ambito in cui l'odioso e cinico manager che ne forgia l'immagine intende indirizzare la nascente Star al femminile, facendone una specie di Shakira: e questo è un altro punto a favore del film, che rende plausibile e verosimile anche il rapporto di amore profondo, nonostante i problemi di alcol e stupefacenti di Jackson, tra i due musicisti, per i quali una diventa l'ispirazione dell'altro e viceversa. Per il resto, il remake attinge un po' da tutte le sceneggiature dei suoi predecessori, con un surplus di sentimentalismo perché è Jackson che si sacrifica per non intralciare la carriera di Ally, che pure lo ricorderà e omaggerà per sempre. Convinto che ogni film vada giudicato nel proprio ambito, e che rimane comunque una forma di intrattenimento e come tale considerato più o meno gradevole, pur trattandosi di un polpettone lo trovo incomparabilmente migliore di Opera senza autore, per rimanere nel genere.
Quarta edizione de E' nata una stella (le precedenti nel 1937, 1954, 1976) uno dei più celebri melodrammi hollywoodiani, a sua volta rivisitazione del mito di Pigmalione, per quanto visto, rivisto, risaputo e non esattamente il genere che amo ha dalla sua alcuni indubbi meriti, che lo fanno tra i più probabili candidati a raccogliere premi tra Golden Globe e statuette Oscar, e un asso nella manica: Stefani Joanna Angelina Germanotta, più nota come Lady GaGa. In tutta sincerità, nemmeno sapevo che fosse lei la protagonista femminile, e non l'avevo ovviamente riconosciuta in versione acqua e sapone, al naturale, che peraltro la rende molto dolce e graziosa, pressoché all'opposto di come spesso si presenta, provocatoriamente, in pubblico; quando l'ho vista inquadrata in primo piano e ricevuto la netta sensazione che cantasse senza playback, sensazione confermata dai passaggi della telecamera sulle sue mani e come le muoveva sulla tastiera del pianoforte, mi sono detto "questa è una coi controcoglioni, altro che Madonna e altre sciacquette"... E infatti. Dalla prima esibizione, en travesti, quale emula de Edith Piaf in una strepitosa interpretazione di La vie en rose in un locale di Drag Queen dove per caso entra, a cercare conforto alcolico dopo un concerto in uno stadio stracolmo la rockstar Jackson Maine, che individua all'istante lo straordinario talento di Ally, aspirante cantante e autrice ma cameriera a tempo pieno in un ristorante, ai duetti con lui quando Jack la convince a raggiungerlo sul palco, alla fulminea carriera come solista fino alla vittoria nei Grammy Awards nella categoria esordienti, è lei a calamitare l'attenzione, benché il buon Bradley Cooper faccia la sua parte in una delle sue interpretazioni più sentite e convincenti e la coppia si rivela del tutto affiatata, del resto la colonna sonora l'hanno scritta e cantata insieme (tra i collaboratori, Mark Ronson, mica bruscoli), e credibile anche come marito e moglie nel film in un ambiente, che viene scandagliato con precisione, come quello del rock più tradizionale e quello pop, ambito in cui l'odioso e cinico manager che ne forgia l'immagine intende indirizzare la nascente Star al femminile, facendone una specie di Shakira: e questo è un altro punto a favore del film, che rende plausibile e verosimile anche il rapporto di amore profondo, nonostante i problemi di alcol e stupefacenti di Jackson, tra i due musicisti, per i quali una diventa l'ispirazione dell'altro e viceversa. Per il resto, il remake attinge un po' da tutte le sceneggiature dei suoi predecessori, con un surplus di sentimentalismo perché è Jackson che si sacrifica per non intralciare la carriera di Ally, che pure lo ricorderà e omaggerà per sempre. Convinto che ogni film vada giudicato nel proprio ambito, e che rimane comunque una forma di intrattenimento e come tale considerato più o meno gradevole, pur trattandosi di un polpettone lo trovo incomparabilmente migliore di Opera senza autore, per rimanere nel genere.
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