"Il verdetto" (The Children Act) di Richard Eyre. Con Emma Thompson, Stanley Tucci, Fionn Whitehead, Jason Watkins, Anthony Calf, Ben Chaplin e altri. GB 2017 ★★★★
Tratto dal romanzo La ballata di Henry Adams di Ian McEvan e interpretato da un cast d'eccellenza il film, che racconta l'incontro tra un'austera giudice dell'Alta Corte Britannica che si occupa di diritto di famiglia e tutela dei minori e un giovane diciassettenne testimone di Geova malato di leucemia che, in accordo coi suoi genitori e la sua comunità, rifiuta di accettare la trasfusione del sangue come parte del trattamento che potrebbe salvargli la vita, incontro che cambia, sconvolgendo le reciproche certezze e difese, l'esistenza a entrambi, correva il forte rischio di cadere dal mélo al melenso se a dirigerlo non fosse stato un mostro sacro come Richard Eyre, noto Oltremanica soprattutto per la sua lunga e meritoria attività teatrale che, quando affronta il grande schermo, sa farlo con perizia e misura. La causa su cui si trova a decidere Fiona Meye (una Emma Thompson grandiosa), una vita dedicata al diritto, convinta fino in fondo della bontà delle proprie idee sia sul lavoro sia nella vita quotidiana, è un caso controverso sul quale ha, in linea di principio, le idee chiare ma decide, irritualmente, di andare a sentire di persona la parte in causa, un minore, in ospedale, per accertarsi della sincerità delle sue convinzioni. Questo però accade in un momento particolare del matrimonio, col trascurato marito, il dolce e paziente e ancora innamorato Stanley Tucci, che le prova tutte per distoglierla dall'ossessione lavorativa, e l'incontro con Henry Adams finisce per coinvolgere sia lei sia il ragazzo oltre ogni previsione. Essendo minorenne, Henry riceverà contro la sua volontà la trasfusione autorizzata dall'alto magistrato e per un certo periodo migliorerà, cercando successivamente di rinnovare il contatto con la donna che gli ha cambiato la prospettiva con cui guardava all'esistenza, ma dovrà scegliere, questa volta di persona, quando il suo stato di salute tornerà a peggiorare dopo essere diventato maggiorenne, e sarà un momento duro sia per lui sia per l'integerrima e irreprensibile Fiona Meye, che nel frattempo avrà messo in dubbio anche un'altra serie di sue convinzioni. Diversi gli spunti; dal tema etico sulle priorità tra giustizia umana e divina, razionalismo e religiosità, alle diverse solitudini dei due protagonisti, armati delle rispettive sicurezze che vengono incrinate in modo inaspettato proprio dal loro incontro. Il miracolo, in questi casi, è riuscire a non scivolare nel patetico, pur senza togliere nulla alla drammaticità della vicenda, ma trattandola con rispetto ed equilibrio e, perché no, qualche tocco ironico. In questo senso, i film britannici, sempre troppo pochi quelli che transitano sui nostri schermi rispetto a quelli, ad esempio, francesi, per non parlare di tanto ciarpame hollywoodiano, sono una garanzia.
Tratto dal romanzo La ballata di Henry Adams di Ian McEvan e interpretato da un cast d'eccellenza il film, che racconta l'incontro tra un'austera giudice dell'Alta Corte Britannica che si occupa di diritto di famiglia e tutela dei minori e un giovane diciassettenne testimone di Geova malato di leucemia che, in accordo coi suoi genitori e la sua comunità, rifiuta di accettare la trasfusione del sangue come parte del trattamento che potrebbe salvargli la vita, incontro che cambia, sconvolgendo le reciproche certezze e difese, l'esistenza a entrambi, correva il forte rischio di cadere dal mélo al melenso se a dirigerlo non fosse stato un mostro sacro come Richard Eyre, noto Oltremanica soprattutto per la sua lunga e meritoria attività teatrale che, quando affronta il grande schermo, sa farlo con perizia e misura. La causa su cui si trova a decidere Fiona Meye (una Emma Thompson grandiosa), una vita dedicata al diritto, convinta fino in fondo della bontà delle proprie idee sia sul lavoro sia nella vita quotidiana, è un caso controverso sul quale ha, in linea di principio, le idee chiare ma decide, irritualmente, di andare a sentire di persona la parte in causa, un minore, in ospedale, per accertarsi della sincerità delle sue convinzioni. Questo però accade in un momento particolare del matrimonio, col trascurato marito, il dolce e paziente e ancora innamorato Stanley Tucci, che le prova tutte per distoglierla dall'ossessione lavorativa, e l'incontro con Henry Adams finisce per coinvolgere sia lei sia il ragazzo oltre ogni previsione. Essendo minorenne, Henry riceverà contro la sua volontà la trasfusione autorizzata dall'alto magistrato e per un certo periodo migliorerà, cercando successivamente di rinnovare il contatto con la donna che gli ha cambiato la prospettiva con cui guardava all'esistenza, ma dovrà scegliere, questa volta di persona, quando il suo stato di salute tornerà a peggiorare dopo essere diventato maggiorenne, e sarà un momento duro sia per lui sia per l'integerrima e irreprensibile Fiona Meye, che nel frattempo avrà messo in dubbio anche un'altra serie di sue convinzioni. Diversi gli spunti; dal tema etico sulle priorità tra giustizia umana e divina, razionalismo e religiosità, alle diverse solitudini dei due protagonisti, armati delle rispettive sicurezze che vengono incrinate in modo inaspettato proprio dal loro incontro. Il miracolo, in questi casi, è riuscire a non scivolare nel patetico, pur senza togliere nulla alla drammaticità della vicenda, ma trattandola con rispetto ed equilibrio e, perché no, qualche tocco ironico. In questo senso, i film britannici, sempre troppo pochi quelli che transitano sui nostri schermi rispetto a quelli, ad esempio, francesi, per non parlare di tanto ciarpame hollywoodiano, sono una garanzia.
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