venerdì 4 agosto 2017

Menzogne napolitane


Trovarmi a condividere le posizioni di Matteo Salvini ("Napolitano non dovrebbe essere intervistato, pagato e scortato, dovrebbe essere processato"e Silvio Berlusconi, perfino sobrie nell'occasione, mi mette molto meno in imbarazzo che prendere la difesa d'ufficio, come fa la stragrande maggioranza dei pennivendoli, di un lugubre figuro come Giorgio Napolitano dopo la sua vergognosa intervista a Repubblica in cui declina ogni responsabilità, scaricandola esclusivamente sul governo, di aver acconsentito all'attacco alla Libia nel 2011 che ha portato alla deposizione e poi all'assassinio di Mu'ammar Gheddafi. Nella reverenziale intervista inginocchiata, il rancido personaggio infila altre perle come "Macron si distingue nettamente da Sarkozy perché affronta in chiave europea tutte le questioni che possano interessare i nostri Paesi" oltre a usare termini grotteschi e incomprensibili come institution building, per intendere ciò che sarebbe mancato perché l'intervento targato ONU (ma ispirato da Francia e GB con benestare USA) fosse coronato dal successo e impedisse che i nostri dirimpettai precipitassero nel caos, come puntualmente è avvenuto. L'improntitudine di questo individuo rivoltante, smentito anche dal ministro degli Esteri del tempo, Franco Frattini, non ha limiti: elevato alla carica di presidente della Repubblica per due volte da un Parlamento eletto con una legge dichiarata incostituzionale; firmatario, durante quasi nove anni di mandato, di innumerevoli leggi-vergogna, non poche delle quali in odore di incostituzionalità a cominciare dall'introduzione dell'obbligo di pareggio in bilancio nella stessa Carta fondamentale nel 2012, di cui continuiamo a patire le conseguenze devastanti, per Napolitano gli impegni internazionali presi dall'Italia, a cominciare da quelli "dovuti" in ambito NATO e UE che hanno reso il Paese uno zerbino svuotato di sovranità (ma non quelli derivanti dal Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e LIbia del 2008) sono sempre venuti prima di quelli costituzionali. Se ne trova prova nell'interminabile profluvio di moniti con cui ha ammorbato il Paese, facendoci rimpiangere perfino un solipsista logorroico come Francesco Cossiga. Forse non nella volutamente contraddittoria e caotica legistlazione italiana, affetta da ipertrofia normativa, ma di sicuro in quella di un Paese decente e dalla cultura autenticamente democratica, si troverebbero gli elementi per incriminare il cosiddetto Presidente Emerito per tradimento e attentato alla Costituzione nonché per abuso in atti d'ufficio o loro omissione. Infine va riconosciuto, a onore del pregiudicato nonché delinquente naturale e recidivo Berlusconi, così come di quel pagliaccio di Salvini, che non sono mai stati fascisti, mentre personaggi come Napolitano o il suo sodale Scalfari non  solo lo sono stati stati in gioventù, ma lo sono rimasti intrinsecamente, aspetto che è divenuto del tutto manifesto in entrambi in età senile, quando i freni inibitori si allentano e si tende a tornare all'infanzia, ossia all'essenza di sé.

2 commenti:

  1. Achtung! Non rendiamogli troppo onore riconoscendo loro una fascismo che, vista l'intera esistenza, era forse solo un errore di gioventù.
    Fascimo e opportunismo sono cose diverse: nel primo possiamo trovare qualche intenzione e qualche opera nobile, nel secondo mai.
    E mi sa che del secondo si tratta, per entrambi, più che del primo.

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  2. Il fascismo aveva una sua ragion d'essere e perfino una sua dignità; l'opportunismo, l'ipocrisia, l'autoreferenzialità di questi personaggi, la loro disonestà intellettuale e il loro attaccamento al potere sono semplicemente ributtanti.

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