"Nebbia in agosto" (Nebel im August) di Kai Wessel. Con Ivo Pietzcker, Sebastian Koch, Fritzi Haberlandt, Henriette Confurius, David Bennent, Jule Hermann, Karl Markovics, Branko Samarovski, Thomes Schubert e altri. Germania 2016 ★★★½
Tratto dal romanzo omonimo di Robert Domes, Nebbia in agosto narra la tragica e vera vicenda di Ernst Lossa, che nella prima metà degli anni Quaranta, nel corso del secondo conflitto mondiale, venne prima internato e poi ucciso in una clinica psichiatrica in attuazione del programma di eutanasia e della legge sulla "salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco". Tredicenne tedesco di origine jenisch, i cosiddetti "zingari bianchi" d'origine celtica, viene rimbalzato tra riformatorio e istituti vari perché definito "asociale e ribelle", fino ad approdare alla clinica psichiatrica di Kaufbeuren, nel Sud della Germania, diretta da un medico all'apparenza affabile e umano, in realtà convinto assertore delle teorie eugenetiche care al regime nazista (l'ottimo Sebastian Koch). Non avendo alcuna menomazione né fisica né psichica, diviene una sorta di tuttofare utilizzato dall'assistente del direttore sanitario. Stringe amicizia con qualche ricoverato: alcuni vengono ripresi dai genitori (Ernst, orfano di madre, no, perché il padre, venditore ambulante, non può produrre documenti che attestino una residenza fissa), altri portati a Berlino, dove verranno eliminati secondo programma. Per rendere più efficiente il progetto di liberazione dall'invalidità fisica e mentale, "storture" per alleviare le quali la Germania sostiene delle spese che un Paese in guerra non può né deve permettersi, dalla capitale giunge l'ordine che dell'eliminazione degli "incurabili", o "inutilmente assistibili", si occupino direttamente gli istituti che li ospitano, e così a dare una mano giunge una nuova infermiera che provvede alla bisogna somministrando ai ricoverati un'overdose di barbiturici disciolti in uno sciroppo di lampone. A ribellarsi la capo suora e Ernst che, occupandosi personalmente di alcuni pazienti, se ne accorge. Sarà lui a salvare una piccola malata e anche la suora, che il direttore sanitario e l'infermiera "angelo della morte" sospettano di sabotare i loro piani, e anche ad accusare apertamente il medico di essere un criminale e un assassino: finirà male, eliminato non perché insano ma perché pericoloso per aver dichiarato che il "Re è nudo". La vicenda viene raccontata come un noir teso a avvincente il giusto, anche se non manca di didascalismo e qualche elemento fiabesco: in fianco a richiami di "Qualcuno volò sul nido del cuculo" vengono in mente "Cuore" e perfino "Il giornalino di Gian Burrasca". Il risultato è comunque più che buono, e colpisce, oltre all'ambientazione perfetta, la bravura degli interpreti più giovani. I soldi del biglietto non sono spesi invano
Tratto dal romanzo omonimo di Robert Domes, Nebbia in agosto narra la tragica e vera vicenda di Ernst Lossa, che nella prima metà degli anni Quaranta, nel corso del secondo conflitto mondiale, venne prima internato e poi ucciso in una clinica psichiatrica in attuazione del programma di eutanasia e della legge sulla "salvaguardia della salute ereditaria del popolo tedesco". Tredicenne tedesco di origine jenisch, i cosiddetti "zingari bianchi" d'origine celtica, viene rimbalzato tra riformatorio e istituti vari perché definito "asociale e ribelle", fino ad approdare alla clinica psichiatrica di Kaufbeuren, nel Sud della Germania, diretta da un medico all'apparenza affabile e umano, in realtà convinto assertore delle teorie eugenetiche care al regime nazista (l'ottimo Sebastian Koch). Non avendo alcuna menomazione né fisica né psichica, diviene una sorta di tuttofare utilizzato dall'assistente del direttore sanitario. Stringe amicizia con qualche ricoverato: alcuni vengono ripresi dai genitori (Ernst, orfano di madre, no, perché il padre, venditore ambulante, non può produrre documenti che attestino una residenza fissa), altri portati a Berlino, dove verranno eliminati secondo programma. Per rendere più efficiente il progetto di liberazione dall'invalidità fisica e mentale, "storture" per alleviare le quali la Germania sostiene delle spese che un Paese in guerra non può né deve permettersi, dalla capitale giunge l'ordine che dell'eliminazione degli "incurabili", o "inutilmente assistibili", si occupino direttamente gli istituti che li ospitano, e così a dare una mano giunge una nuova infermiera che provvede alla bisogna somministrando ai ricoverati un'overdose di barbiturici disciolti in uno sciroppo di lampone. A ribellarsi la capo suora e Ernst che, occupandosi personalmente di alcuni pazienti, se ne accorge. Sarà lui a salvare una piccola malata e anche la suora, che il direttore sanitario e l'infermiera "angelo della morte" sospettano di sabotare i loro piani, e anche ad accusare apertamente il medico di essere un criminale e un assassino: finirà male, eliminato non perché insano ma perché pericoloso per aver dichiarato che il "Re è nudo". La vicenda viene raccontata come un noir teso a avvincente il giusto, anche se non manca di didascalismo e qualche elemento fiabesco: in fianco a richiami di "Qualcuno volò sul nido del cuculo" vengono in mente "Cuore" e perfino "Il giornalino di Gian Burrasca". Il risultato è comunque più che buono, e colpisce, oltre all'ambientazione perfetta, la bravura degli interpreti più giovani. I soldi del biglietto non sono spesi invano
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