"Spectre - 007" (Spectre) di Sam Mendes. Con Daniel Craig, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Ben Whishaw, Christoph Waltz, Naomi Harris, Dave Bautista, Monica Bellucci, Andrew Scott e altri. USA 2015 ★★★-
Il voto è di stima, per Sam Mendes come per la maggior parte degli interpreti (Bellucci a parte, ché del resto è un soprammobile, e il paragone con Léa Seydoux in quanto a sensualità e capacità seduttiva è impietoso e imbarazzante, e non certo per la differenza d'età): il film parte a razzo, con ritmo indiavolato, con Bond che agisce senza la copertura del "doppio zero" su istruzioni postume ricevute dalla vecchia M (morta alla fine di Skyfall, l'episodio precedente, che è stato il miglior Bond Movie dopo l'era Connery) al fine di sgominare definitivamente la sempiterna Spectre, che nel frattempo si è specializzata nel crimine informatico, arrivando coi suoi tentacoli perfino ai vertici degli stessi servizi segreti inglesi, sul punto di venire prima unificati sotto il controllo di un nuovo, ambiguo responsabile sul punto di sbalzare il nuovo M, interpretato da Ralph Fiennes, e infine globalizzati e inseriti in un'unica rete mondiale infiltrata, guarda caso, dalla Spectre. L'azione si snoda, freneticamente come sempre, tra Città di Messico, Roma, le alpi austriache e infine un'area desertica del Nord del Marocco: che sia zeppa di incongruenze e poco credibile può stupire soltanto chi non ha ancora capito dopo oltre mezzo secolo, che si tratta pur sempre di una fiaba per bambini più o meno cresciuti, e quindi sulla linea degli "007" storici, e qualcosa dell'atmosfera d'antan la conserva, non a caso, ancora oggi. E del resto tutto il film, come il precedente, si gioca sul conflitto tra un presente proiettato nel futuro e un passato che non può tornare ma con cui bisogna fare i conti, e la cui conoscenza, comprese virtù e vaolori, sono indispensabili anche al giorno d'oggi. Questo riguarda sia lo MI6, il servizio segreto, sia James Bond, di nuovo in fase auotoanalitica, che dopo aver in qualche modo risolto in Skyfall il rapporto con la madre (simboleggiata dalla M interpretata da Judy Dench), ora si ritrova con il lascito del padre, anzi di due padri: il suo, perso in un incidente in montagna quando era un bambino di otto anni, e quello della vera Bond Girl di questo "Spectre", Madeleine (una citazione proustiana?), figlia di un "pentito" della Spectre al quale, prima della sua scomparsa per avvelenamento da tallio, promette di proteggerla e che sarà l'unica persona a poterlo portare sulle tracce dell'eterno nemico Stavro Blofeld, un Christoph Waltz sotto tono, probabilmente non sfruttato al massimo, del cui odio implacabile nei confronto di Bond verrà data una spiegazione in chiave psicologico-edipico che non mancherà di sconcertare e far scuotere la testa ai vecchi appassionati del Bond "storico": sbruffone, maschilista, egocentrico, un po' cialtrone. A dare manforte a questo Bond serio e introspettivo un "Q", l'inventore pazzo, in versione giovanile e, sotto traccia, M, oltre all'immancabile Moneypenny, a sua volta diventata una ragazza di colore. Come sempre trionferanno i buoni, ma dopo una cavalcata che si fa sempre più faticosa e stiracchiata col passare dei minuti: Skyfall era un'altra cosa, e anche Eva Green, per quanto Léa Seydoux dimostri di avere un suo perché anche in questa occasione.
Il voto è di stima, per Sam Mendes come per la maggior parte degli interpreti (Bellucci a parte, ché del resto è un soprammobile, e il paragone con Léa Seydoux in quanto a sensualità e capacità seduttiva è impietoso e imbarazzante, e non certo per la differenza d'età): il film parte a razzo, con ritmo indiavolato, con Bond che agisce senza la copertura del "doppio zero" su istruzioni postume ricevute dalla vecchia M (morta alla fine di Skyfall, l'episodio precedente, che è stato il miglior Bond Movie dopo l'era Connery) al fine di sgominare definitivamente la sempiterna Spectre, che nel frattempo si è specializzata nel crimine informatico, arrivando coi suoi tentacoli perfino ai vertici degli stessi servizi segreti inglesi, sul punto di venire prima unificati sotto il controllo di un nuovo, ambiguo responsabile sul punto di sbalzare il nuovo M, interpretato da Ralph Fiennes, e infine globalizzati e inseriti in un'unica rete mondiale infiltrata, guarda caso, dalla Spectre. L'azione si snoda, freneticamente come sempre, tra Città di Messico, Roma, le alpi austriache e infine un'area desertica del Nord del Marocco: che sia zeppa di incongruenze e poco credibile può stupire soltanto chi non ha ancora capito dopo oltre mezzo secolo, che si tratta pur sempre di una fiaba per bambini più o meno cresciuti, e quindi sulla linea degli "007" storici, e qualcosa dell'atmosfera d'antan la conserva, non a caso, ancora oggi. E del resto tutto il film, come il precedente, si gioca sul conflitto tra un presente proiettato nel futuro e un passato che non può tornare ma con cui bisogna fare i conti, e la cui conoscenza, comprese virtù e vaolori, sono indispensabili anche al giorno d'oggi. Questo riguarda sia lo MI6, il servizio segreto, sia James Bond, di nuovo in fase auotoanalitica, che dopo aver in qualche modo risolto in Skyfall il rapporto con la madre (simboleggiata dalla M interpretata da Judy Dench), ora si ritrova con il lascito del padre, anzi di due padri: il suo, perso in un incidente in montagna quando era un bambino di otto anni, e quello della vera Bond Girl di questo "Spectre", Madeleine (una citazione proustiana?), figlia di un "pentito" della Spectre al quale, prima della sua scomparsa per avvelenamento da tallio, promette di proteggerla e che sarà l'unica persona a poterlo portare sulle tracce dell'eterno nemico Stavro Blofeld, un Christoph Waltz sotto tono, probabilmente non sfruttato al massimo, del cui odio implacabile nei confronto di Bond verrà data una spiegazione in chiave psicologico-edipico che non mancherà di sconcertare e far scuotere la testa ai vecchi appassionati del Bond "storico": sbruffone, maschilista, egocentrico, un po' cialtrone. A dare manforte a questo Bond serio e introspettivo un "Q", l'inventore pazzo, in versione giovanile e, sotto traccia, M, oltre all'immancabile Moneypenny, a sua volta diventata una ragazza di colore. Come sempre trionferanno i buoni, ma dopo una cavalcata che si fa sempre più faticosa e stiracchiata col passare dei minuti: Skyfall era un'altra cosa, e anche Eva Green, per quanto Léa Seydoux dimostri di avere un suo perché anche in questa occasione.
Nessun commento:
Posta un commento