"Mustang" di Deniz Gamze Ergüven. Con Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Sanguroglu, Ilayda Akdogan, Nihal Koldas, Ayberk Pekcan, Erol Afsin. Turchia, Francia, Germania 2015 ★★★★
Appena avuto sentore dei risultati delle elezioni odierne in Turchia, che hanno consegnato a Tayyip Erdogan una maggioranza assoluta che gli consentirà di governare da vero despota il Paese anche nei prossimi anni, sono corso a vedere questo film, perché temo che per un pezzo da quelle parti non ne verranno girati di simili. Si tratta dell'opera prima di Deniz Gamze Ergüven, attrice ma qui soltanto regista, presentata a Cannes in primavera e in corsa per la Francia all'Oscar per il migliore film straniero: un esordio più che promettente per un film già maturo e senza pecche. La vicenda, che per l'argomento ricorda Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola, viene presentata dal punto di vista di Lali, la più piccola e determinata tra cinque sorelle adolescenti e orfane affidate, alla morte dei genitori, alla nonna che vive in un paesino sulla costa del Mar Nero non lontano da Trebisonda assieme al figlio, un uomo d'affari arrogante, violento e retrogrado. E' l'ultimo giorno di scuola, e Lali è addolorata perché l'insegnante che più ama è in procinto di trasferirsi a Istanbul e si consola festeggiando, con le sorelle, la fine delle lezioni finendo a giocare in acqua, peraltro completamente vestite e in modo innocente, con i loro compagni di classe. L'avessero mai fatto: vengono "denunciate" alla nonna da una vicina di casa bigotta, di quelle che indossano un "vestito color merda e senza forma", e da quel momento la loro esistenza cambia radicalmente, perché vengono di fatto recluse: la casa si riempie di inferriate, e al posto della scuola vengono impartite lezioni di economia domestica a domicilio e le ragazze vengono man mano preparate al matrimonio, ovviamente combinato, come da tradizione. Va bene alla sorella più vecchia, che riesce a sposare il ragazzo che ama, meno alla seconda, la cui verginità viene messa in dubbio dalla famiglia dello sposo, va malissimo a quella di mezzo, che dopo essere stata ingiustamente punita dallo zio (che probabilmente l'ha anche molestata: non viene detto esplicitamente ma lo si intuisce) si tira un colpo di pistola; quando tocca alla penultima di sposarsi, Lali, che nel frattempo è riuscita a imparare a guidare da un ragazzo omosessuale che ogni giorno porta un furgone carico di frutta e verdura al mercato e che è diventato suo amico, la convince a tentare il tutto per tutto proprio nel giorno delle nozze, e fortunatamente le due ragazze riusciranno nell'intento, con l'aiuto del ragazzo gay, raggiungendo a Istanbul la loro ex insegnante. Le ragazze sono bravissime a dar vita ai loro personaggi non banali, che hanno caratteri e sfumature molto diverse; altrettanto la nonna, che le tiranneggia sì ma allo stesso tempo fa da materasso tra loro e il figlio, proteggendole alla sua maniera, ed è sostanzialmente una vittima come e più di loro, mentre lo zio è il rappresentante tipico di quella Turchia, che purtroppo si è confermata maggioritaria, che vota per lo AKP di Erdogan, ben diverso dai genitori morti prematuramente e presumibilmente appartenenti alla Turchia laica e progressista che pure esiste, specialmente nelle grandi città e a Istanbul e Smirne in particolare. Mustang, per chi si chiedesse il significato del titolo, oltre a un famoso, mitico modello della Ford, è la razza di un cavallo americano discendente da quelli portati dagli Spagnoli nel Nuovo Mondo e inselvatichito. Da vedere.
Appena avuto sentore dei risultati delle elezioni odierne in Turchia, che hanno consegnato a Tayyip Erdogan una maggioranza assoluta che gli consentirà di governare da vero despota il Paese anche nei prossimi anni, sono corso a vedere questo film, perché temo che per un pezzo da quelle parti non ne verranno girati di simili. Si tratta dell'opera prima di Deniz Gamze Ergüven, attrice ma qui soltanto regista, presentata a Cannes in primavera e in corsa per la Francia all'Oscar per il migliore film straniero: un esordio più che promettente per un film già maturo e senza pecche. La vicenda, che per l'argomento ricorda Il giardino delle vergini suicide di Sofia Coppola, viene presentata dal punto di vista di Lali, la più piccola e determinata tra cinque sorelle adolescenti e orfane affidate, alla morte dei genitori, alla nonna che vive in un paesino sulla costa del Mar Nero non lontano da Trebisonda assieme al figlio, un uomo d'affari arrogante, violento e retrogrado. E' l'ultimo giorno di scuola, e Lali è addolorata perché l'insegnante che più ama è in procinto di trasferirsi a Istanbul e si consola festeggiando, con le sorelle, la fine delle lezioni finendo a giocare in acqua, peraltro completamente vestite e in modo innocente, con i loro compagni di classe. L'avessero mai fatto: vengono "denunciate" alla nonna da una vicina di casa bigotta, di quelle che indossano un "vestito color merda e senza forma", e da quel momento la loro esistenza cambia radicalmente, perché vengono di fatto recluse: la casa si riempie di inferriate, e al posto della scuola vengono impartite lezioni di economia domestica a domicilio e le ragazze vengono man mano preparate al matrimonio, ovviamente combinato, come da tradizione. Va bene alla sorella più vecchia, che riesce a sposare il ragazzo che ama, meno alla seconda, la cui verginità viene messa in dubbio dalla famiglia dello sposo, va malissimo a quella di mezzo, che dopo essere stata ingiustamente punita dallo zio (che probabilmente l'ha anche molestata: non viene detto esplicitamente ma lo si intuisce) si tira un colpo di pistola; quando tocca alla penultima di sposarsi, Lali, che nel frattempo è riuscita a imparare a guidare da un ragazzo omosessuale che ogni giorno porta un furgone carico di frutta e verdura al mercato e che è diventato suo amico, la convince a tentare il tutto per tutto proprio nel giorno delle nozze, e fortunatamente le due ragazze riusciranno nell'intento, con l'aiuto del ragazzo gay, raggiungendo a Istanbul la loro ex insegnante. Le ragazze sono bravissime a dar vita ai loro personaggi non banali, che hanno caratteri e sfumature molto diverse; altrettanto la nonna, che le tiranneggia sì ma allo stesso tempo fa da materasso tra loro e il figlio, proteggendole alla sua maniera, ed è sostanzialmente una vittima come e più di loro, mentre lo zio è il rappresentante tipico di quella Turchia, che purtroppo si è confermata maggioritaria, che vota per lo AKP di Erdogan, ben diverso dai genitori morti prematuramente e presumibilmente appartenenti alla Turchia laica e progressista che pure esiste, specialmente nelle grandi città e a Istanbul e Smirne in particolare. Mustang, per chi si chiedesse il significato del titolo, oltre a un famoso, mitico modello della Ford, è la razza di un cavallo americano discendente da quelli portati dagli Spagnoli nel Nuovo Mondo e inselvatichito. Da vedere.
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