Matteo Renzi con il principe ereditario saudita Mohammad Byn Nayef
Nel cinema, nella musica, nella letteratura, nell'arte in generale è raro che la copia sia più convincente dell'originale, ma accade, specie quando sia l'allievo a superare il maestro (cfr Mozart e Salieri). In quel Circo Barnum che è la politica italiana, è il caso di Matteo Renzi nei confronti di Berlusconi, a sua volta erede di una scuola che risale a Craxi e, "su per li rami", a Mussolini. Come per il suo ispiratore e modello brianzolo, le smargiassate del rignanese sono particolarmente ispirate quando vengono pronunciate in formato esportazione. Ché è questo, sostenere la vendita di prodotti nazionali all'estero, il motivo per cui il capo del governo si trova più spesso a bordo dell'aereo blu di Stato che alla scrivania del suo ufficio a Palazzo Chigi: dedicarsi insomma a promuovere l'Azienda Italia (già sentita, questa). L'ultima sparata viene da Riyadh, dove il nostro piazzista, tra un incontro e l'altro coi vertici della teocrazia saudita, ha visitato il cantiere di una delle linee della metropolitana della capitale, aggiudicatosi da aziende italiane e facendosene vanto (a Roma stanno ancora aspettando che finiscano i lavori della linea C), cogliendo l'occasione per bacchettare ancora una volta i "gufi" e i detrattori di Happy Days che lo attaccano in quanto "lontani dalla felicità"(e dàgliela):"L'Italia vuole ripartire, non è fatta solo da chi sa urlare e insultare per la strada. Basta con chi vuole bloccare il Paese", ha esordito il nostro Fregoli ipercinetico, "il tentativo da destra e da sinistra di dare una spallata al governo è fallito. Salvini lo aveva proposto come blocco del Paese, parte della sinistra come bocciatura delle riforme. Ma il Paese è ripartito: la doppia spallata non ha funzionato. Andiamo avanti, nell'orizzonte del 2018: lavoriamo per l'Italia". A noi! "Ora è il momento di rendere l'Italia sempre più solida nel mondo- ha aggiunto - e lo scopo del governo è proprio quello di rimettere il Paese al suo posto". Un posto al sole, immagino, considerato l'orizzonte culturale di Renzie, che non va oltre a Peppa Pig, a meno che non si riferisse al settimo posto come produttori di armi al mondo e al nono come esportatori. Armi di cui i sauditi sono tra i migliori acquirenti come ricorda, tra gli altri, Famiglia Cristiana in relazione alla vicenda del carico di diverse tonnellate di ordigni "made in Sardinia" immortalato sulla pista dell'aeroporto di Cagliari/Elmas a fianco di aerei civili (vedi foto in basso: divenuta "virale" in rete e passata pressoché inosservata dai maggiori media), imbarcato su un Boeing 747 della compagnia azerbaigiana Silk Way con destinazione Taif, base militare della Royal Saudi Armed Force. A maggior gloria dell'Italia che, ribadisce il premier, in preda a un attacco di solipsismo sempre più forsennato, "è il Paese che sta crescendo meglio e più in fretta degli altri". Contenti lui e coloro che lo votano e sostengono, anzi, felici; rimaniamo fiduciosi in attesa della prossima parola d'ordine, che avrà in sé qualcosa di nuovo, anzi, antico: l'amore vince sempre sull'invidia e sull'odio (avete per caso già sentito anche questa?)
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