"Dobbiamo parlare" di Sergio Rubini. Con Sergio Rubini, Isabella Ragonese, Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone. Italia 2015 ★★★½
Che sollievo vedere a distanza di pochi giorni dalla cocente delusione di Gli ultimi saranno ultimi un bravo attore come Fabrizio Bentivoglio tornare sé stesso, in un film non facile, che si svolge in un unico ambiente, l'appartamento preso in affitto, nel centro storico di Roma, con tanto di terrazza infestata da un gatto invadente, dalla coppia "progressista" composta da Vanni e Linda: lui uno scrittore post sessantottardo in crisi d'ispirazione; lei, trentenne, la sua ghost writer o, come si dice in gergo "negra" che, la sera del loro anniversario (il nono? il decimo?) vengono letteralmente sequestrati da una coppia di amici medici che stanno, ideologicamente e come modo di interagire, al loro opposto. Si tratta di Alfredo, cardiochirurgo di fama, vanesio e nevrotico, di rara e gioiosa volgarità, e Costanza, una collega dermatologa, entrambi al secondo matrimonio, che si tradiscono a vicenda e che vanno a sfogare le loro magagne, a turno e poi in coppia, a casa dei due piccioncini finendo, nell'arco di una lunga nottata in cui viene fuori di tutto, col coinvolgerli al punto che saranno loro a pagare le conseguenze di tutto il subbuglio che hanno creato. Siamo dalle parti del geniale Carnage di Roman Polanski, cui si sono ispirati anche Cena tra amici e il suo ignobile omologo italiano Il nome del figlio della famigerata Archibugi, ma vengono alla mente anche lo splendido La cena dei cretini fino, indietro nel tempo, La terrazza di Ettore Scola. Film di questo tipo, basati sul parlato, possono riuscire soltanto se i dialoghi sono serrati, precisi, cronometrici, scritti da qualcuno in grado di usare le parole con precisione e ironia, e di attori che sanno il fatto loro: è il caso sia di Rubini, che ha curato i testi, sia degli interpreti, in questo caso lui stesso in coppia con Isabella Ragonese nei panni della coppia buonista e de sinistra, e la loro interfaccia "pariolina", avida, politicamente scorretta e senza scrupoli, resa grandiosamente da Maria Pia Calzone e dal bentornato Fabrizio Bentivoglio. Il divertimento è assicurato e si finisce col ridere di sé stessi, perché c'è qualcosa di noi in ognuno dei quattro personaggi all'opera e, soprattutto, le parole sono importanti...
Che sollievo vedere a distanza di pochi giorni dalla cocente delusione di Gli ultimi saranno ultimi un bravo attore come Fabrizio Bentivoglio tornare sé stesso, in un film non facile, che si svolge in un unico ambiente, l'appartamento preso in affitto, nel centro storico di Roma, con tanto di terrazza infestata da un gatto invadente, dalla coppia "progressista" composta da Vanni e Linda: lui uno scrittore post sessantottardo in crisi d'ispirazione; lei, trentenne, la sua ghost writer o, come si dice in gergo "negra" che, la sera del loro anniversario (il nono? il decimo?) vengono letteralmente sequestrati da una coppia di amici medici che stanno, ideologicamente e come modo di interagire, al loro opposto. Si tratta di Alfredo, cardiochirurgo di fama, vanesio e nevrotico, di rara e gioiosa volgarità, e Costanza, una collega dermatologa, entrambi al secondo matrimonio, che si tradiscono a vicenda e che vanno a sfogare le loro magagne, a turno e poi in coppia, a casa dei due piccioncini finendo, nell'arco di una lunga nottata in cui viene fuori di tutto, col coinvolgerli al punto che saranno loro a pagare le conseguenze di tutto il subbuglio che hanno creato. Siamo dalle parti del geniale Carnage di Roman Polanski, cui si sono ispirati anche Cena tra amici e il suo ignobile omologo italiano Il nome del figlio della famigerata Archibugi, ma vengono alla mente anche lo splendido La cena dei cretini fino, indietro nel tempo, La terrazza di Ettore Scola. Film di questo tipo, basati sul parlato, possono riuscire soltanto se i dialoghi sono serrati, precisi, cronometrici, scritti da qualcuno in grado di usare le parole con precisione e ironia, e di attori che sanno il fatto loro: è il caso sia di Rubini, che ha curato i testi, sia degli interpreti, in questo caso lui stesso in coppia con Isabella Ragonese nei panni della coppia buonista e de sinistra, e la loro interfaccia "pariolina", avida, politicamente scorretta e senza scrupoli, resa grandiosamente da Maria Pia Calzone e dal bentornato Fabrizio Bentivoglio. Il divertimento è assicurato e si finisce col ridere di sé stessi, perché c'è qualcosa di noi in ognuno dei quattro personaggi all'opera e, soprattutto, le parole sono importanti...
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