"Mai mi sarei aspettato che foste così politicamente stupidi e impreparati": faccio mie le parole di Federico Maestri, che non ho il piacere di conoscere ma sintetizza efficacemente lo stato dell'arte. Questa volta non posso affermare che “io l’avevo detto”: questo blog e alcuni post pre e post elettorali sono lì a dimostrarlo (non ho l'abitudine di nascondere la sporcizia sotto al tappeto, ossia di manomettere le prove della mia coglioneria). E’ passato esattamente un mese dal giorno in cui si sono avuti i risultati delle urne, sorprendenti anche per me che pure avevo previsto il botto del M5S e vi ho perfino contribuito perché, come avevo annunciato, l'ho votato. Mi è di poco conforto il fatto che avessi esitato fino all’ultimo, recandomi al seggio soltanto nel corso dell’ultima ora utile, lunedì pomeriggio: alla fine la suggestione di poter punire con l’unico strumento legalmente disponibile l’intera classe politica che ci ammorba da due generazioni, con un voto che le facesse male, mi ha fatto uscire dall’astensionismo a oltranza in cui mi ero rifugiato finché non fosse stata varata una legge elettorale accettabile. La botta è arrivata (mai abbastanza forte) ma la cazzata l'ho fatta lo stesso. Le prime avvisaglie le ho avute il lunedì successivo al voto, quando al borgo dove risiedo si è tenuta la riunione del costituendo gruppo M5S di Spilimbergo, per discutere sulla possibilità (fortunatamente abortita per inettitudine dei promotori) di presentare una lista alle imminenti elezioni comunali. La sala, affollata di curiosi ed elettori del M5S alle politiche, si è velocemente svuotata allorché hanno aperto bocca gli organizzatori della riunione, per non parlare della supponenza pari solo alla pochezza dei due "commissari politici" inviati dal capoluogo, giunti con la lista di candidati già riempita per 2/3 da noti opportunisti ed ex fascisti saltati sul carro del vincitore, da "completare possibilmente con donne" (a causa delle quote rosa) per ottenere l'imprimatur (ossia l'uso del marchio) da parte dello staff di Grillo e senza lo straccio di un programma perché questo, secondo il mantra a cinque stelle, "viene costruito su singole proposte che riflettono gli interessi e le competenze dei cittadini": hanno finito per parlare quasi esclusivamente del costo dei parcheggi e di campi sportivi e attività estive per i bambini. A livello nazionale, nelle due settimane successive ho tralasciato di far caso a schermaglie reciproche, battibecchi, affermazioni campate per aria e pagliacciate varie che hanno trovato ampiamente spazio su TV e giornali e mi limito qui a trarre le conseguenze dello spettacolo penoso offerto dai pentastellati a partire dall'insediamento delle Camere in poi, ossia da dieci giorni a oggi. Ora: se si concorre per entrare in Parlamento lo si fa, lo dice il termine stesso, per confrontarsi e discutere, accettandone le regole: nulla vieta di rimanere un movimento al di fuori delle istituzioni, per l'appunto extraparlamentare, il che non impedisce di ottenere dei risultati anche notevoli, come dimostrano, da ultimo, i referendum dell'estate del 2011. Ma quando si entra in pista, si balla: se stai lì per fare il "signornò" e l'oppositore a un governo che non esiste, non sei né un "apriscatole", né un rompiscatole; ma inutile, anzi: dannoso. Al primo banco di prova, l'elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento, pur di rimanere "fedeli alla linea" e di non "fare accordi sottobanco" (nulla vietava di farli alla luce del sole), il M5S ha perso l'opportunità di ottenere la presidenza della Camera (e dunque disporne, di fatto, l'ordine del lavori e quindi le priorità) in cambio di quella del Senato al PD dove, se avesse accettato la trattativa, avrebbe potuto porre il veto a una candidatura indesiderata (Finocchiaro, Marini, Casini) invece di sbracare pubblicamente rivelando le proprie contraddizioni e dover inghiottire la minestra Grasso pur di non saltare dalla finestra Schifani. Quanto al governo e al relativo voto di fiducia, è comprensibile che si rispedisca al mittente il "programma in otto punti" con cui Bersani intende presentarsi in Parlamento, ma di un governo qualsivoglia c'è bisogno, soprattutto se si afferma che la priorità sono i 20 punti irrinunciabili del proprio programma. E per farlo occorre il voto di fiducia (questo sconosciuto). Che può essere concessa a tempo, concordata su alcuni punti prioritari, e per un governo guidato da una personalità a sua volta concordata, e non per forza da un politico o da un banchiere. Soprattutto, può essere revocata. E la trattativa, inserita all'interno di un'altra ancora più importante, su un passaggio strategico: l'elezione del prossimo presidente della Repubblica, a partire dal 15 aprile. L'alternativa è favorire l'ennesimo inciucio, a cui peraltro stanno lavorando alacremente i berluscones, mezzo PD, i montiani nonché "l'Europa che ce lo chiede", per trarne un discutibilmente immediato vantaggio politico chiamandosene fuori, sempre ammesso che si torni presto a votare, e perdendo qualsiasi opportunità di incidere sull'elezione di chi sostituirà Napolitano come Capo dello Stato, ovvero chi nei prossimi sette anni avrà il potere di sciogliere le Camere e, considerata la situazione di impasse, assumerà un ruolo sempre più decisivo nella vita politica e nel quadro istituzionale (e gli ammiccamenti a un semipresidenzialismo alla francese tra PD e PDL vanno in tal senso). Se non si è in grado di vedere e di capire questo, o è per stupidità o c'è del metodo. Ossia complicità, di fondo, e gioco delle parti. Infine, siamo giunti al delirio del "silenzio stampa" dei portavoce (begli elementi!) dei portavoce dei portavoce, nonché alla certezza di aver votato per delle marionette, esecutori eterodiretti delle decisioni di due personaggi, Grillo e Casaleggio, il gatto e la volpe, che non rispondono a nessuno se non a sé stessi o a entità sconosciute. A questo proposito, e alle loro tecniche manipolatorie, consiglio la lettura dell'interessante e approfondita analisi che fa "l'ex kebabbaro umanista", autore anche di "5 buone ragioni per non votare Grillo", che ha ottenuto oltre un milione di click nella settimana prima delle elezioni ma non da parte mia e quindi, purtroppo, inascoltato. Sintetizza a questo proposito un mio conoscente: "A mio avviso quello che viene chiamato fenomeno Grillo tutto è tranne che un fenomeno. Nel senso che rappresenta soltanto un aspetto dell'attuale sistema, che prevede, per poter sopravvivere, anche l'espressione di ciò che apparentemente si oppone ad esso. Per cui ciò che esprime l'amico ex-kebabbaro è in gran parte condivisibile nel contenuto, ma siccome la forma è altrettanto importante, il suo lungo monologo non solo non scalfisce minimamente ciò che critica, ma nemmeno gli fa il solletico. E anche questo è sistema. Un movimento veramente rivoluzionario, cioè non previsto dal sistema, è tale perché fa appello a ciò che di rivoluzionario c'è nelle coscienze. Semplice. E l'ultima volta che ho sentito qualcosa di rivoluzionario durante una campagna elettorale era quando tra le liste ce n'era una con il simbolo dell'infinito su fondo arancione. :-)". Si tratta del nastro di Möbius, simbolo del Partito Umanista. Quello di cui ogni tanto mi dimentico di avere la tessera. Mi auguro a questo punto un rapido ritorno alle urne per emendare al più presto il mio errore e rientrare, male che vada, nella rassicurante grotta dell'astensione.
Nooo...un ritorno alle urne proprio no!
RispondiEliminaMi chiedo: considerata la passione dei politici per i sondaggi e quella di Grillo per la rete, perché non si accontentano di un sondaggio taroccato online? Magari con premio finale al più assiduo e fedele dei partecipanti al quale offrire una poltroncina come addetto stampa del partito o movimento vincitore?
Per farmi votare una prossima volta mi devono pagare, altro che voto di scambio...