"Reality" di Matteo Garrone. Con Aniello Arena, Loredana Simioli, Nando Paone, Graziella Marina, Nello Iorio, Nunzia Schiano, Rosaria D'Urso, Claudia Gerini. Italia, 2012 ★★★★+
Arriva finalmente sugli schermi la pellicola che ha vinto il "Grand Prix", secondo premio all'ultimo Festival di Cannes, quattro anno dopo la conquista della "Palma d'Oro" con "Gomorra". Se possibile, "Reality", che si colloca tra la farsa e il dramma, tra la favola e la commedia, è ancora più duro e disperato del suo predecessore, facendo un ritratto senza speranze di un'umanità devastata dall'imbonimento televisivo e dall'illusione salvifica del "quarto d'ora di notorietà" che spetterebbe a tutti i devoti della civiltà catodica e guardona. Il film, ambientato nella piazza di una Napoli un po' rétro, ricco di citazioni e riferimenti mai banali ma nemmeno saccenti, è una metafora amara che coglie nel segno e ha una valenza universale. Protagonista assoluto Luciano Ciotola, che gestisce una pescheria e arrotonda le entrate della numerosa famiglia con cui convive in un caseggiato fatiscente attraverso qualche intrallazzo truffaldino, si fa convincere dalla figlia più piccola a partecipare al casting di un 'edizione de "Il grande fratello", complice anche Enzo, un ex ospite della "casa", deus ex machina che ha raggiunto la fama e che, elitrasportato, plana su matrimoni faraoinici come se fosse lo Spirito Santo benedicendo le fresche coppie di sposi con la sua frase-mantra: "don't give up". Che è quello che farà Luciano, intraprendendo una sorta di viaggio a tappe nell'allucinazione televisivo-mediatica ai tempi di "Endemol" che lo porta a confondere la realtà con l'immaginazione, fino alla paranoia e all'alienazione totale, nell'illusione che sarà prima o poi chiamato a partecipare alla trasmissione. Nel frattempo la sua esistenza precipita in un gorgo senza fondo, chiude la sua attività, comincia a regalare i suoi beni ai diseredati, convinto com'è che queste "buone azioni" impressionino favorevolmente gli emissari della trasmissione che, nei suoi deliri è sicuro che seguano di nascosto tutti i suoi movimenti; si sfaldano anche le sue relazioni personali a cominciare da quella con la moglie Maria, che pure lo ama; cade in depressione fino ad uscirne grazie a una sorta di crisi mistica che, attraverso prima un'attività di volontariato (sempre di "opere di bene" si tratta), poi la devota partecipazione alla via crucis che ogni anno si organizza a Roma per Pasqua, lo porterà, finalmente, nell'agognata "casa" e a una sua personale sorta di redenzione. E' una pellicola visionaria e al tempo stesso realistica, che si avvale di un cast di interpreti eccezionalmente bravi e convincenti, a cominciare da Aniello Arena, nella parte di Luciano. Gran bel film, da non perdere.
Arriva finalmente sugli schermi la pellicola che ha vinto il "Grand Prix", secondo premio all'ultimo Festival di Cannes, quattro anno dopo la conquista della "Palma d'Oro" con "Gomorra". Se possibile, "Reality", che si colloca tra la farsa e il dramma, tra la favola e la commedia, è ancora più duro e disperato del suo predecessore, facendo un ritratto senza speranze di un'umanità devastata dall'imbonimento televisivo e dall'illusione salvifica del "quarto d'ora di notorietà" che spetterebbe a tutti i devoti della civiltà catodica e guardona. Il film, ambientato nella piazza di una Napoli un po' rétro, ricco di citazioni e riferimenti mai banali ma nemmeno saccenti, è una metafora amara che coglie nel segno e ha una valenza universale. Protagonista assoluto Luciano Ciotola, che gestisce una pescheria e arrotonda le entrate della numerosa famiglia con cui convive in un caseggiato fatiscente attraverso qualche intrallazzo truffaldino, si fa convincere dalla figlia più piccola a partecipare al casting di un 'edizione de "Il grande fratello", complice anche Enzo, un ex ospite della "casa", deus ex machina che ha raggiunto la fama e che, elitrasportato, plana su matrimoni faraoinici come se fosse lo Spirito Santo benedicendo le fresche coppie di sposi con la sua frase-mantra: "don't give up". Che è quello che farà Luciano, intraprendendo una sorta di viaggio a tappe nell'allucinazione televisivo-mediatica ai tempi di "Endemol" che lo porta a confondere la realtà con l'immaginazione, fino alla paranoia e all'alienazione totale, nell'illusione che sarà prima o poi chiamato a partecipare alla trasmissione. Nel frattempo la sua esistenza precipita in un gorgo senza fondo, chiude la sua attività, comincia a regalare i suoi beni ai diseredati, convinto com'è che queste "buone azioni" impressionino favorevolmente gli emissari della trasmissione che, nei suoi deliri è sicuro che seguano di nascosto tutti i suoi movimenti; si sfaldano anche le sue relazioni personali a cominciare da quella con la moglie Maria, che pure lo ama; cade in depressione fino ad uscirne grazie a una sorta di crisi mistica che, attraverso prima un'attività di volontariato (sempre di "opere di bene" si tratta), poi la devota partecipazione alla via crucis che ogni anno si organizza a Roma per Pasqua, lo porterà, finalmente, nell'agognata "casa" e a una sua personale sorta di redenzione. E' una pellicola visionaria e al tempo stesso realistica, che si avvale di un cast di interpreti eccezionalmente bravi e convincenti, a cominciare da Aniello Arena, nella parte di Luciano. Gran bel film, da non perdere.
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