"Killer Joe" di William Friedkin. Con Matthew McConaughey, Emile Hirsch, Thomas Haden Church, Gina Gershon, Juno Temple. USA 2011 ★★★★
Un ottimo film, spiazzante, carico di umorismo macabro, girato con mano esperta dall'anziano regista che già in passato ha firmato pellicole rimaste nella storia, come "L'esorcista" e "Vivere e morire a Los Angeles". E anche istruttivo sull'anima profonda degli USA, lontano dal glamour newyorkese o losangelino: qui siamo alla periferia di Dallas, Texas, e la vicenda ruota attorno all'assoldamento di un killer, il Joe del titolo, un poliziotto che arrotonda la paga eseguendo accurati "lavoretti" a pagamento, da parte di una famiglia di squinternati. Chris, uno spacciatore che gioca alle corse e perde regolarmente, e che non è riuscito a pagare una fornitura di coca; la sua stralunata sorella Dottie, suo padre Hanson e la sua bella e impudica seconda moglie si sistemerebbero se riuscissero a incassare l'assicurazione sulla vita della madre dei due fratelli nonché prima mogli di Hanson, un'alcolista da tempo fuggita col nuovo fidanzato. Joe non accetta pagamenti "dopo la consegna" e pretende Dottie come caparra. Da qui una serie di improvvisi cambi di situazione, dialoghi e situazioni surreali, niente è mai come sembra e la "verità" cambia spesso di segno: atmosfere che a tratti ricordano Tarantino; c'è anche una certa dose di splat, tutto sommato ironico, ma è tutta la sceneggiatura che funziona come un meccanismo a orologeria (la pellicola è tratta dall'omonimo lavoro teatrale di Tracy Letts che l'ha personalmente adattata per il grande schermo), e il finale è degno di quel che lo precede. Eccezionali tutti gli interpreti, bella colonna sonora, grande ritmo, suspence, sorprese. Un noir come si deve, un film che funziona.
Un ottimo film, spiazzante, carico di umorismo macabro, girato con mano esperta dall'anziano regista che già in passato ha firmato pellicole rimaste nella storia, come "L'esorcista" e "Vivere e morire a Los Angeles". E anche istruttivo sull'anima profonda degli USA, lontano dal glamour newyorkese o losangelino: qui siamo alla periferia di Dallas, Texas, e la vicenda ruota attorno all'assoldamento di un killer, il Joe del titolo, un poliziotto che arrotonda la paga eseguendo accurati "lavoretti" a pagamento, da parte di una famiglia di squinternati. Chris, uno spacciatore che gioca alle corse e perde regolarmente, e che non è riuscito a pagare una fornitura di coca; la sua stralunata sorella Dottie, suo padre Hanson e la sua bella e impudica seconda moglie si sistemerebbero se riuscissero a incassare l'assicurazione sulla vita della madre dei due fratelli nonché prima mogli di Hanson, un'alcolista da tempo fuggita col nuovo fidanzato. Joe non accetta pagamenti "dopo la consegna" e pretende Dottie come caparra. Da qui una serie di improvvisi cambi di situazione, dialoghi e situazioni surreali, niente è mai come sembra e la "verità" cambia spesso di segno: atmosfere che a tratti ricordano Tarantino; c'è anche una certa dose di splat, tutto sommato ironico, ma è tutta la sceneggiatura che funziona come un meccanismo a orologeria (la pellicola è tratta dall'omonimo lavoro teatrale di Tracy Letts che l'ha personalmente adattata per il grande schermo), e il finale è degno di quel che lo precede. Eccezionali tutti gli interpreti, bella colonna sonora, grande ritmo, suspence, sorprese. Un noir come si deve, un film che funziona.
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