venerdì 12 ottobre 2012

Gli equilibristi

"Gli equilibristi" di Ivano De Matteo. Con Valerio Mastandrea, Barbora Bobulova, Rosabell Laurenti Sellers, Antonio Gerardi, Maurizio Casagrande, Stefano Masciolini. Italia, 2012 ★★★+
Un buon film, forse per questo passato quasi inosservato, che è l'esatto contrario del penoso "Un giorno speciale": romano ma per niente stereotipato e cartolinesco, anzi: molto realistico e talvolta reale (come le  riprese alla Comunità di Sant'Egidio), che racconta in modo credibile una storia altrettanto vera, ossia di come facilmente si spezzi l'equilibro di un'esistenza normale, e in particolare la veloce caduta nella povertà che colpisce in particolare i padri separati. In questo caso Giulio, quarantenne impiegato al Comune di Roma, interpretato con grande sensibilità e bravura da Valerio Mastandrea, che si trova costretto a lasciare la casa e i figli di cui è un ottimo padre, perché la moglie non gli ha perdonato un tradimento che per lui non ha avuto nessuna importanza ma che per lei diventa un tarlo ossessivo. Qui apro una parentesi: non mi è ancora chiaro se Barbora Bobulova, un altro prezzemolo del cinema italiano al femminile, interpreti sé stessa, e sempre in ruoli simili, oppure sia una grandissima attrice, perché riesce a essere una moglie da non augurare al peggior nemico. Il risultato è comunque eccellente, in questo caso. La discesa nella miseria è rapidissima, con uno stipendio di 1200 € al mese, un mutuo da pagare, prezzi degli affitti (in nero) alle stelle, l'apparecchio odontoiatrico del figlio e la gita scolastica a Barcellona tanto sognata dalla figlia adorata (bravissima la sedicenne Rosabell Laurenti Sellers: una carriera assicurata): nonostante l'aiuto degli amici e un doppio lavoro a scaricar cassette all'ortomercato, Giulio si trova presto costretto a dormire in macchina mentre cade in in vortice depressivo che lo porta a cambiare anche lo stesso atteggiamento verso le persone che più ama, i figli. Ciò non avviene all'improvviso, e Mastandrea è straordinario nel rendere questo percorso con variazioni quasi impercettibili nello sguardo, nelle movenze, nel modo di parlare, facendo immedesimare lo spettatore nel personaggio, fino al pranzo di Natale alla mensa dei poveri. Forse c'è però una luce in fondo al tunnel: così l'ultima occhiata dell'attore, un tocco di speranza che forse è l'unica nota stonata del film. Che comunque dica una grande verità: il divorzio è un diritto soltanto per i ricchi.

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