"J. Edgar" di Clint Eastwood. Con Leonardo Di Caprio, Naomi Watts, Armie Hammer, Judy Dench, Josh Lucas. USA 2011 ★★★⅔
Con Clint Eastwood si va sul sicuro: da quando si è dedicato, meritoriamente, alla regia, il "grande vecio" non ha sbagliato un colpo e riesce a raccontare come pochi altri le contraddizioni del suo Paese con profonda onesta, con uno sguardo libero da pregiudizi, nonostante le sue dichiarate posizioni di conservatore. Questa volta lo fa attraverso la biografia di J. Edgar Hoover, l'uomo che è stato per 48 anni, dal 1924 al 1972 a capo del FBI, identificandosi con esso. Nel film lo interpreta, magistralmente, un eccezionale Leonardo Di Caprio, reso dal trucco anche straordinariamente somigliante all'originale, così come Naomi Watts lo è alla sua fedelissima segretaria Helen Gandy e Armie Hammer al suo alter ego (e amante) Clive Tolson. Accuratissima la ricostruzione storica (e l'ambientazione), Hoover è descritto come un disadattato, ossessionato dalla lotta ai "bolscevichi" prima e ai gangster poi, in sostanza contro chiunque si sottraesse al suo controllo (considerava Mc Carty una specie di mammoletta), costante preda della paranoia che periodicamente assale la società USA: Eastwood lo fa senza sconti, svelando le miserie del personaggio (che prima di morire racconta in modo assai romanzato le proprie "imprese" ai suoi biografi di fiducia) che hanno le radici nella storia personale del personaggio, al punto che la pellicola, pur essendo fedelmente biografica, può definirsi sostanzialmente un film d'amore: quello quasi incestuoso di Hoover con una madre forte che sarà la sua guida finché vivrà; quello tra lui e Helen Gandy, che rifiuterà il suo corteggiamento e una proposta di matrimonio in cambio di un rapporto di fiducia assoluto; quello combattuto, da omosessuale latente, verso un omosessuale dichiarato come Clive Tolson, anche questo senza alcun pregiudizio e anzi con dolcezza da parte di un regista e uomo che dice sempre quello che pensa e lo fa con mano sicura, in un film dai colori spesso lividi, intenso, senza pause. E a raccontare un personaggio controverso come Hoover, conservatore e fobico, è un repubblicano dichiarato come il grande Clint. Avercene!
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