Gatto al tamarindo |
I birmani parlano di politica, e lo fanno più che volentieri anche con gli stranieri. Con la dovuta prudenza, ma lo fanno. Come i cubani. A differenza di cinesi, thailandesi, vietnamiti, laotiani. Già di più lo fanno i cambogiani. L’ultima volta che sono stato in Cile, nel 2004, e presidente era la socialista Bachelet, quelli che votavano a sinistra si guardavano bene dal farlo. Parlavano soltanto, e troppo, quelli che erano dalla parte degli eredi politici di Pinochet.
Attorno a Mandalay la paga giornaliera delle contadine a giornata in una piantagione di pomodori era di 5000 kyat al giorno, all’incirca 6 €. Tra Bagan e il Monte Popa gli stradini prendono poco più della metà, 3 € al giorno. Povertà, sì, ma non ho visto nessuno fare la fame tanto da morirne in Myanmar. Nella tanto decantata India dal formidabile progresso, sì.
Non ho mai mangiato tanti bagigi o spagnolette, insomma: arachidi come in Birmania. Ottime, in quantità industriali. Servite a ripetizione, già sgusciate, da sgranocchiare con una “Myanmar” ghiacciata, alla spina o in bottiglia (ci sono anche la “Mandalay” e la “Dagon”: ma la Myanmar è senza dubbio la birra migliore). Una tira l’altra: vale sia per le arachidi sia per la birra.
Uno degli inconvenienti è la massiccia presenza di francesi, almeno il 50% del totale degli stranieri in visita nel Myanmar. Salvo le dovute eccezioni, infinitamente petulanti e fastidiosi come un foruncolo sul culo, tanto da far diventare gradevole perfino l’allegra ciarlataneria dei rari connazionali che si avventurano da questa parti.
Il Myanmar è il primo Paese asiatico in cui ho visto cartelli con scritto “no plastic bags, please” oppure “Plastic bags free city” (o site). Il problema dei rifiuti sussiste eccome, ma è già un passo avanti rendersi conto del problema. Da altre parti ho visto distese di sacchetti di plastica in luoghi impensabili, che sarebbero magari stati incantevoli, trasportati da venti o correnti imprevedibili. Involucri di plastica vengono usati perfino per contenere delle bibite: come in Cina, Vietnam o Thailandia e ve li rifilano ad ogni possibile acquisto.
Col passare dei giorni mi sono accorto che generalmente i birmani hanno una voce molto bella, profonda, particolarmente le donne, il che rende piacevole da ascoltare e spesso sensuale una lingua già musicale di suo.
Più di un ristorante, specialmente a Bagan, ha un teatrino dei pupi e offre come accompagnamento alla cena uno spettacolo di marionette, che sono splendide, al livello di quelle siciliane. I birmani adorano le storie, e considerata la carenza di libri, quelle tradizionali tramandate per generazioni dai pupari, talvolta raccontate dal vivo, altre registrate, suscitano l’interesse di un pubblico attento e competente e godono di un grande successo.
Come di regola, costituisco una calamita per matti, ubriachi e gente strana in genere, attirandone come un magnete l’affettuoso interesse e scatenandone la loquela. Immagino si sentano in buona compagnia di un potenziale omologo.
Sono arrivato qui ben fornito di Autan, piastrine insetticide e zampironi ma finora non ho dovuto usufruirne: è stupafacente quanti pochi insetti fastidiosi ci siano in un Paese dove anche in città è campagna e c’è sempre un corsi d’acqua, una laguna o una risaia a portata di mano.
Bella la versione appunti, mi piace...
RispondiEliminaL'ultima: non è che il Buddha ha illuminato anche loro. Sono loro che hanno illuminato il Buddha.
Tzsk!
cosa aspetta Buddha a passare anche dalle nostre parti ???
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