venerdì 26 gennaio 2024

The Holdovers - Lezioni di vita

"The Holdovers - Lezioni di vita" (The Holdovers) di Alexander Payne. Con Paul Giamatti, Dominic Sessa, Da'Vine Joy Randolph, Carrie Preston, Tate Donovan, Brady Hepner, Gillian Vigman, Michael Provost e altri. USA 2023 ★★1/2

Sì, va beh, però che palle... Non so quante volte il cinema USA ci ha riproposto, in salse e sotto angolature diverse, L'attimo fuggente: questa è l'ennesima occasione e, quando si parla di scuola e del rapporto tra insegnanti geniali ma strani e studenti alle prese con gli ormoni adolescenziali e con la propria situazione famigliare disastrata, sempre fra la fine degli anni Sessanta e gli inizi degli anni Settanta si va a parare, con la guerra del Vietnam sullo sfondo e la discesa sulla Luna nei paraggi (questa volta anche dal punto di vista stilistico: la fotografia è di grana grossa e il film sembra girato in pellicola e non in digitale). E, guarda caso, la vicenda si svolge in un un college o in una scuola superiore per ricchi. Come in The Holdovers, ossia "i rimanenti": un improbabile terzetto che, durante le vacanze di Natale, rimane confinato alla Barton Academy, blasonata scuola privata del New England, ovviamente, mica del South Dakota, che sforna diplomi per rampolli di famiglie danarose per avviarli alle università più prestigiose. Anche i più immeritevoli: basta che paghino. Come ogni anno tocca a Paul Hunham (Giamatti), professore di storia di civiltà antiche (leggi greca-latina), rimanere a guardia degli studenti che, per un motivo o per l'altro, non possono rientrare in famiglia per le ferie: inizialmente sono 5 studenti più la cuoca e un guardiano, poi dei ragazzi rimane il solo Angus Tully (Dominic Sessa, che pare il sosia di Steve Winwood da giovane), intelligente, ribelle, falso, in una parola problematico, "abbandonato" dalla madre che durante le festività natalizie ha preferito piantarlo in asso per trascorrere la luna di miele col nuovo marito miliardiario, difficile da contenere e che si sente in gabbia mentre, al contrario, l'insegnante, sostanzialmente una sorta di orso asociale, in gabbia ci si è messo da solo, rintanandosi nel collegio che aveva frequentato da ragazzo e costretto a subire le angherie e le opportunistiche pressioni di un suo ex studente, diventato preside, che considerava e ritiene tuttora un perfetto imbecille. Insomma l'incontro tra due disadattati, cui si aggiunge la terza, la corpulenta cuoca di colore Mary Lamb (Da'Vine Joy Randolph), che ha da poco perso il figlio, a sua volta ex studente del collegio, nel Sud Est Asiatico. Mentre la prima parte del film si svolge per così dire "in clausura", nell'ambito scolastico, la seconda, per motivi che non sto a rivelare, è "on the road", spingendosi fino a Boston, dove il rapporto tra Paul e Angus prende una svolta, perché l'insegnante scopre il motivo per cui l'allievo ha voluto andarci a tutti i costi e che è anche quello delle balle che è abituato a raccontare e della sua personalità contorta, ma "sveglia". Quando si scoprirà la trasgressione alle regole del convitto, e i genitori di Angus sono sul punto di ritirare il ragazzo dalla scuola per spedirlo all'accademia militare, perché si "raddrizzi" una volta per tutte, sarà Paul a prenderne le difese e a impedire che Angus venga quindi destinato alla carneficina che quel meraviglio Paese faro della civiltà stava perpetrando dall'altra parte del Mondo, assumendosi la responsabilità di tutte le trasgressioni che hanno avuto luogo nel suo periodo di "reggenza": verrà licenziato in tronco e forse sarà lui a prendere finalmente il volo verso un altrove meno claustrofobico. Insomma una pellicola edificante, con non poche battute godibili e situazioni divertenti, politicamente "scorretto" quel tanto che basta per renderlo digeribile (i personaggi bevono e fumano di tutto, ma non vengono approfonditi più di tanto mentre altri filoni della trama vengono abbandonati all'improvviso, per cui non si capisce perché siano stati iniziati), ma tremendamente "già visto": nonostante la bravura di Giamatti e Sessa, la sceneggiatura è tirata via così come viene, viene, col risultato che il film va bene per una visione in TV in una serata di stanca, ma spostarsi in sala apposta per vederlo sul grande schermo francamente è chiedere troppo.

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