martedì 3 ottobre 2023

The Palace

"The Palace" di Roman Polanski. Con Oliver Masucci, Fanny Ardant, John Cleese, Mickey Rourke, Joaquim de Almeida, Luca Barbareschi, Milan Peschel, Fortunato Cerlino, Bronwyn James, Teco Celio, Olga Kent, Sydne Rome, Irina Kastrinidis, Matthew T. Reynolds e altri. Italia, Svizzera, Polonia 2023 ★★★★+

Un film può piacere o meno, sui gusti non si discute: del resto, il "pensiero dominante" ha fatto passare Barbie per una brillante parabola femminista e Oppenheim per un capolavoro, ma insinuare che con The Palace un genio come Roman Polanski, moralmente esecrabile sull'onda del bigottismo USA per i suoi (supposti) comportamenti privati, si sia ispirato ai "cinepanettoni" dei Vanzina fa cadere le braccia, o meglio i coglioni. A 90 anni e con una carriera come la sua alle spalle, Polanski può fare quel che vuole e lo fa comunque bene, anche quando si prende, per così dire, una "vacanza" e si diverte a fare la parodia dei film di genere e, al contempo, un ritratto puntuale e giustamente feroce sulla miseria umana della gentaglia a cui un sistema e un mondo malato consente di soggiornare in un posto come Gstaad, in Svizzera, in un albergo per milionari a festeggiare il Capodanno del Milllennio, quello del 2000, quando si temeva che le catastrofiche conseguenze di un supposto bug informatico al momento del cambio della fatidica data avrebbero mandato per aria il pianeta. Lo sguardo divertito e corrosivo del regista polacco, che ha scritto la sceneggiatura assieme a un altro gigante come il connazionale Jerzy Skolimovski e ad Ewa Piaskowska, si concentra sulla variegata quanto repellente fauna che si raduna per l'occasione nel lussuoso complesso, diretto dell'impeccabile Hansueli Kopf (Oliver Masucci, grande attore misconosciuto) che, con efficienza e precisione elvetica, riesce, col suo staff e non poco senso dell'ironia (nonché l'ausilio di sempre più frequenti sorsate di schnaps) a tenere sotto controllo una situazione che, considerata la tipologia della clientela, il cui comune denominatore è l'arrogante cialtroneria e volgarità dei ricchi potenti, degenera inevitabilmente nel caos più assoluto. Abbiamo una serie di carampane rifatte fino al midollo (tra le quali, Fifty Years After  la Sydne Rome che era stata protagonista di Che?,  altro film "fuori ordinanza" di Polanski, del 1972); Bongo, un attore già noto per le dimensioni del suo "batacchio" (Barbareschi, in questa occasione anche produttore); Fanny Ardant nei panni di un'altra riccona alle prese con le mefitiche deiezioni del suo orrendo cagnetto che fa indigestione di caviale; John Cleese nella parte del vecchio miliardario americano che ci rimane secco durante un rapporto con la giovanissima moglie e tenuto in vita apparente per non farle perdere l'eredità; un gruppo di "imprenditori" russi tipo oligarca di rara volgarità col loro seguito di puttane fameliche i quali assistono per TV al passaggio di poteri tra il loro protettore Eltsin e Putin, avvenuto proprio in quella data fatidica; il redivivo Mickey Rourke è un'altra canaglia, stavolta USA, che coinvolge un funzionario di banca svizzero in una truffa basata sull'aspettativa del "botto informatico"; il chirurgo estetico brasiliano Dottor Lima (Joaquim de Almeida)... Insomma dei prototipi da "Alta Società" dipinti con divertito furore, personaggi di raro squallore sui quali, dall'alto del suo senso dell'umorismo, il buon Roman non infierisce neanche più di tanto, limitandosi a deriderli, come meritano: Ruben Östlund, in Forza maggiore e nel più recente Triangle of Sadness, che con The Palace hanno parecchi punti di contatto, è stato molto più caustico e feroce. Pressoché ignorato anche al recente passaggio a Venezia, io ho trovato The Palace una pochade grottesca come i suoi personaggi, gustosa, irriverente, divertita: girata col sorriso (sardonico) sulle labbra ed esilarante per la parte di pubblico sulla stessa onda degli autori. Avercene, di loro emuli all'altezza...

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