venerdì 29 settembre 2023

La verità secondo Maureen K.

"La verità secondo Maureen K." (La Syndacaliste) di Jean-Paul Salomé. Con Isabelle Huppert, Grégory Gadebois, François-Xavier Demaison, Pierre Deladonchamps, Alexandra Maria Lara, Gilles Cohen, Yvan Attal, Benoît Magimel, Marina Foïs, Geno Lechner e altri. Francia 2022 ★★★★+

Passaggio semiclandestino nelle sale nostrane (e già quasi sparito dalla programmazione dopo una settimana) dopo essere stato presentato l'anno scorso a Venezia nella sezione Orizzonti, e pressoché ignorato, di un film scomodo proprio perché racconta in maniera impeccabile una storia vera: fa venire in mente il boicottaggio internazionale nei confronti di Adults in The Room di Costa Gavras, del 2019, basato sul libro dell'ex ministro dell'economia greco Gianis Varuofakis. Scomodo per i "poteri forti" europei, mai uscito in Germania e in Italia perché parlava di come la UE e la BCE draghiana abbiano mandato a picco la Grecia per salvare le banche di Germania e Francia in primis. Qui i poteri forti sono quelli che stanno dietro al "nucleare" francese, perché si parla della vicenda kafkiana di cui è stata vittima Maureen Kearney, rappresentante sindacale del Gruppo Areva, leader nella costruzioni di centrali nucleari, che nel 2012 aveva svelato, grazie a una soffiata di un ingegnere di EDF, le trattative segrete che avrebbero portato all'assorbimento da parte della stessa EDF, colosso dell'elettricità francese, a sua volta in trattative con la cinese CGNPC per la costruzione, con know how francese, di centrali nucleari in tutto il mondo. Il che avrebbe portato alla perdita di decine di migliaia di posti di lavoro, oltre a un primato tecnologico. La donna aveva battagliato col nuovo vertice di Areva, aveva interessato parlamentari e contattato lo stesso ministro dell'Economia Montebourg, ma la mattina del 17 dicembre 2012, lo stesso giorno in cui avrebbe dovuto incontrare il neopresidente François Hollande, venne assalita in casa sua, incappucciata, bendata, le fu incisa una "A" sul ventre e infilato dalla parte del manico un coltello nella vagina: così la trovò, in cantina, la donna delle pulizie dopo qualche ora. Non fu creduta dalla polizia che, dopo una serie di angherie e minacce, ribaltò la sua posizione da vittima ad accusata: avrebbe inscenato lei stessa l'aggressione a suo uso e consumo per fare cadere i sospetti sui suoi avversari "politici": il resto lo fece una corte complice che, in primo grado, arrivò a condannarla per simulazione, e un avvocato non si sa se più incapace o imbecille. Solo sei anni dopo, assistita da un legale all'altezza e quando lei stessa aveva ritrovato l'equilibrio e la capacità di ricordare lucidamente gli avvenimenti di quella violenza subita, venne definitivamente prosciolta. A impersonare Maureen, una Isabelle Huppert che, se possibile, supera sé stessa per bravura: senza fronzoli, è capace di immedesimarsi, anche fisicamente, nella sindacalista d'origine irlandese, rivelandone luci e ombre, una donna sola nel mondo degli uomini per antonomasia: quello del potere. Un'interpretazione strepitosa. Ecco: nonostante la presenza di una delle più portentose attrici in circolazione, e in barba a tutto il parlare (a vanvera) di Me Too, uguaglianza di genere e altre correnti di pensiero modaiolo d'importazione USA, non appena si vanno ad affrontare, tra l'altro fondendo elementi di documentario e di thriller politico, oltre che di poliziesco tout court, temi "delicati" per i detentori del potere vero, ecco che anche la critica professionista che bivacca tra redazioni di giornali e studi radiotelevisivi, nonché quella che si agita in rete, si tira indietro e quando non lo ignora, smonta questo film ben fatto, essenziale, dal ritmo incalzante, scorrevole, con ottimi interpreti, credibile. Se riuscite a intercettarlo, merita. Fidatevi. 

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