lunedì 25 settembre 2023

Assassinio a Venezia

"Assassinio a Venezia"(A Hounting in Venice) di Kenneth Branagh. Con Kenneth Branagh, Tina Fey, Kelly Reilly, Riccardo Scamarcio, Camille Cottin, Jamie Donan, Michelle Yeoh, Jude Hill, Maxime Gerard, Emma Laird, Ali Khan (II) e altri. USA 2023 ★★=

Considerata la povertà di soluzioni alternative a disposizione in questo periodo che non fossero già dal titolo una martellata sui testicoli assicurata, per trascorrere un paio d'ore di relax ho optato per il terzo episodio della serie di film che Kenneth Branagh ha tratto, abbastanza liberamente, da Agatha Christie e in cui ha riservato a sé la parte di Hercule Poirot. Questo nonostante non abbia mai amato la scrittrice inglese e il gigionismo di Branagh cominci a diventarmi indigesto (tant'è vero che, dopo Assassinio sull'Orient Express, avevo saltato Assassinio sul Nilo, uscito lo scorso anno). Sì: perché ormai quello del regista e attore nordirlandese è un vero e proprio format, praticamente inesauribile da qui a fine carriera, come del resto la sterminata produzione della celebre "maestra del giallo". Non mi soffermo sulla trama, arzigogolata e cervellotica come al solito negli intrighi congegnati dalla Christie (il libro a cui si ispira, almeno in parte, è Hallowe'en Party, da noi tradotto come Poirot e la strage degli innocenti) e che ha come premessa l'abbandono della professione da parte del famoso investigatore e la scelta di rifugiarsi a Venezia per godersi la meritata pensione. Siamo nel 1949 e dal buen retiro va a stanarlo una vecchia amica, la scrittrice di bestseller (gialli, ça va sans dire) Arianne Oliver, che lo convince ad assistere a una seduta spiritica organizzata dall'ex cantante d'opera Rowena Drake nel palazzo di sua proprietà dalla storia "stregata" e maledetta, la quale vuole entrare in contatto con la figlia che lì ha incontrato una morte misteriosa qualche tempo prima, apparentemente un suicidio per pene d'amore. Il razionalista Poirot si fa coinvolgere più che altro per smascherare l'impostura della medium chiamata a fare da intermediaria coi trapassati e si trova, come da copione, a risolvere non solo il caso della morte della ragazza, in questa casa apparentemente infestata dai fantasmi di bambini vendicativi che a suo tempo vi furono ospitati, ma quella di due omicidi "live" avvenuti nel corso della nottata in cui si pretende che si svolga tutta la vicenda: quello della medium e quello del medico che aveva in cura la figlia di Rowena Drake. Il classico caso del delitto nella stanza (quasi) chiusa, insomma. Atmosfera a tinte fosche, suggestioni horror, o "gotiche" come usa dire certa critica militonta, che finiscono per fagocitare anche un detective così poco suggestionabile: l'ambientazione in un lugubre palazzo abilmente ricostruito (siamo dalle parti del consolato tedesco, nei pressi del Ponte dell'Accademia) contribuisce al clima di tensione ma rende il tutto ancora più farsesco. Rimedia in parte la bravura degli interpreti, fra cui brilla, a mio avviso, Camille Cottin, nel ruolo della governante, una ex suora, il motivo principale per cui mi sono avventurato a vedere il film. Il resto è paccottiglia, colpi di scena tanto a effetto quanto improbabili, ma quello che indispone fin dall'inizio è la premessa, ossia un falso storico: nel 1949 nessuno in Italia sapeva cosa fosse Halloween e si è cominciato a "festeggiarlo" soltanto a inizio degli esiziali anni Ottanta. Meno che mai celebravano la "ricorrenza" gli orfanelli veneziani in quell'anno di grazia, che pure vide, con l'apertura della Collezione Peggy Guggenheim, l'inizio di una sorta di colonizzazione culturale americana che avrebbe avuto i suoi affetti a venire, ma certamente non ancora all'epoca. Alla fine, una pellicola presuntuosa e indisponente. Ancora più fa incazzare venire a sapere che Assassinio a Venezia in Italia è campione di incassi al botteghino in queste settimane, superando ampiamente un film importante e bellissimo come Io capitano. Ma questi sono i tempi che corrono, grazie anche a chi indirizza un pubblico sprovveduto e rincoglionito a dovere. Mi dispiace di aver contribuito al suo successo. 

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