mercoledì 20 settembre 2023

Io capitano

"Io capitano" di Matteo Garrone. Con Seydou Sarr, Mustafa Fall, Issaka Sagawondo, Hichem Yacoubi, Doodou Sagna, Josep Beddelem, Bamare Kane, Henri Didier Njikam e altri. Italia, Belgio 2023 ★★★★1/2

E' stato sottolineato da più parti come Io capitano, Leone d'Argento all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, che racconta l'odissea del viaggio dal Senegal all'Italia di due cugini sedicenni, Seydou e Mussa, si collochi sulla scia di Pinocchio, il precedente film di Matteo Garrone: racconto di formazione di due ragazzi alla ricerca di una dimensione diversa (in questo caso l'ambizione è sfondare nel mondo della musica e firmare autografi agli europei), inserendo la loro avventura nel contesto attuale e nella realtà del fenomeno migratorio che da alcuni decenni ormai è al centro di dispute politiche e ideologiche che sistematicamente ignorano la dimensione individuale e, soprattutto, umana della questione. Introducendo un elemento fiabesco (peraltro presente in altri suoi film precedenti come L'imbalsamatore e Il racconto dei racconti) Garrone contribuisce a spiazzare e mettere fuori gioco la canea emergenzial-sovranista, evitando di buttarla su un piano "idelolgico"; inoltre la vicenda, emblematica, esce non solo dagli schemi con cui l'emigrazione viene solitamente raccontata dai media, ma mostra in maniera molto credibile il punto di vista di chi fa questa scelta e vive vicende allucinanti come questa doppia traversata, del deserto (il Sahara) e poi del mare (Mediterraneo). Nonostante la povertà, comunque dignitosa, a Dakar Seydou e Mussa vivono una vita normale, inseriti in un ambiente famigliare come tanti, sano e affettuoso, e hanno gli stessi sogni e aspirazioni di qualsiasi ragazzo europeo: ascoltano la stessa musica, guardano gli stessi video sui loro smartphone: è il sogno di diventare delle Star che li motiva a lavorare nelle ore libere per accumulare il danaro necessario per il "grande viaggio", benché vengano sconsigliati da chiunque: dalle rispettive madri, da chi lo ha già affrontato, da chi sa a cosa andranno incontro, sia durante il trasferimento, sia una volta giunti, eventualmente, all'agognata meta. La prima parte del film, dunque, è incentrata sulla vita quotidiana dei due ragazzi nella capitale senegalese, fino alla decisione, molto combattuta da parte di Seydou, di partire di nascosto. Quella che segue è la storia comune a decine, centinaia di migliaia di schiavi moderni (schiavi "volontari", si potrebbe dire) che a ogni passaggio vengono spennati e vessati: ammassati su mezzi  di trasporti perlopiù inadatti, fatti camminare per giorni in mezzo al deserto (splendide le immagini del tragitto tra Senegal, Mali, Niger e Libia, girate però giocoforza in Marocco), incarcerati, torturat e ricattati da bande di ribelli libici per ottenere i numeri di cellulare con cui contattare i famigliari da ricattare per succhiare altri soldi; lavoratori in nero una volta giunti a Tripoli, in attesa di affrontare la traversata verso l'Italia. Nel frattempo Seydou e Mussa si perdono di vista, perché il secondo rimane prigioniero dei banditi libici, ma dopo mille peripezie Seydou, che nel frattempo ha avuto modo di maturare rapidamente, lo rintraccerà proprio nella capitale libica, ferito, e l'urgenza di curare la gamba di Mussa, perforata da un proiettile, lo indurrà ad accettare l'offerta dei trafficanti di condurre lui stesso il battello con cui raggiungere la Sicilia, benché non ne abbia mai portato uno e non sappia nemmeno nuotare: è l'assunzione di responsabilità nei confronti non solo del cugino, ma del suo prossimo, da parte del ragazzo, più che la traversata che avviene senza eccessivi problemi, il cuore dell'ultima parte di questo film e, in sostanza, di tutto il racconto di questa piccola grande epopea narrata con uno spirito autenticamente umanista di cui va ringraziato di cuore Matteo Garrone. Notevole quanto credibile l'interpretazione di Seydou Sarr, premiato a Venezia all'esordio come attore che, come l'amico e "collega" Mustafa Fall, è musicista e canta pure (una bella voce) nella colonna sonora della pellicola. Io capitano è un film notevole, che parla del fenomeno migratorio senza preconcetti e lontano dai luoghi comuni, che vale la pena di essere visto e sarebbe indicato soprattutto per quelli che ne parlano a vanvera e si bevono il ciarpame intriso di razzismo e pregiudizi propalato dai mezzi d'informazione e dai politicanti di ogni risma, salvo rarissime eccezioni. Proprio per questo non avrà il successo di botteghino che si meriterebbe ampiamente.

Nessun commento:

Posta un commento