sabato 2 settembre 2023

La lunga corsa

"La lunga corsa" di Andrea Magnani. Con Adriano Tardiolo, Giovanni Calcagno, Nina Naboka, Maksim Kostyunin, Aylin Prandi, Barbora Bobulova, Stefano Cassetti e altri. Italia, Ucraina 2022 ★★★1/2

Sempre distribuito dalla benemerita Tucker Film di Udine, Andrea Magnani torna nelle sale col suo secondo lungometraggio, una piacevole garbata commedia surreale in linea con il precedente Easy e, come quello, una produzione italo-ucraina, in buona parte girato in quel disgraziato Paese. Questa volta non è un'avventura on the road, per quanto sui generis ma, al contrario, la vicenda umana, quasi agorafobica, di Giacinto, un disadattato dalla nascita che doveva chiamarsi Rosa, figlio di due reclusi che non sanno che farsene, salvo usarlo per tentare la fuga (riuscita, nel caso del padre e fallita in quello della madre) nato, cresciuto e vissuto all'interno di un carcere, accudito amorevolmente da Jack, il burbero ma affettuoso comandante delle guardie, fino all'età di 18 anni, quando viene trasferito in un una casa d'accoglienza gestita da preti. Vessato dai coetanei, completamente ignaro delle regole di vita "fuori", compie un reato (tira uno sganassone a un poliziotto) per poter tornare nell'unica realtà che conosce e che percepisce come "casa", fino a diventare a sua volta un secondino, ma a modo suo, perché coi detenuti ha un rapporto non esattamente professionale: per bontà d'animo e ingenuità, senza alcuna malafede. In particolare con Rocky, una massiccia ergastolana tatuata e inquietante, in gattabuia da un'eternità e ritenuta particolarmente pericolosa (non si fa, giustamente, alcun accenno pruriginoso alla "malvagità" del reato commesso). Inizialmente pressoché afasica, lo prende sotto la sua "ala protettrice" esattamente come Giacinto fa con lei, ed è l'unica che intuisce subito che il ragazzo ha paura della libertà, di cui non conosce le "modalità d'uso", del mondo esterno, e sarà lei a fornirgli, come regalo postumo, le "ali" di cui il giovane avrà bisogno, che poi sono i suoi piedi (e da qui il riferimento al titolo). A Giacinto dà il volto, e l'espressione straniata, Adriano Tardiolo, già visto all'opera in Lazzaro Felice (felice la sua interpretazione del personaggio al contrario del film, invero deludente), mentre l'ottimo Giovanni Calcagno è nel ruolo di Jack, Nina Naboka è Rocky e Barbora Bobulova la direttrice del carcere: significativamente, tutte e tre le donne del film, compresa la madre del giovane, hanno problemi a un occhio, di vetro la prima, coperto da una benda la seconda, ammaccato l'ultima. Ironia lieve e ad ampio spettro, gusto del paradosso, ma anche uno sguardo non banale verso un mondo "a parte" come quello carcerario, preso più sul serio di quel che potrebbe sembrare, come conferma la carrellata di immagini degli ingressi di raro squallore di una serie di autentiche case circondariali italiane in piena attività, che scorrono sui titoli di coda. Forse meno "frizzante" del film d'esordio, ma altrettanto godibile.

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