sabato 7 ottobre 2023

Asteroid City

"Asteroid City" di Wes Anderson. Con Jason Schwartzman, Scarlett Johansson, Tom Hanks, Bryan Crainston, Jeffrey Wright, Tilda Swinton, Yony Revolori, Edward Norton, Adrien Brody, Liev Schreiber, Hope Davis, Steve Park, Rupert Friend, Maya Hawke (II), Steve Carrell, Margot Robbie, Steve Carell, Jeff Goldblum, Sophia Lillis, Willem Defoe, Matt Dillon e altri. USA 2023 ★★★★

Ha ragione da vendere l'ottimo Gianmatteo Pellizzari quando, sul Messaggero Veneto, segnala la pervicacia con cui la critica e i commentatori "social" che detestano il cinema di Wes Anderson si ostinino ad andare a vedere i film di un autore che, se ce n'è uno, non cambierà mai, rimproverandogli di aver girato un film, per l'appunto, "andersoniano". Chi conosce il modo di costruire un racconto per immagini del regista texano, assieme alla componente giocosa, che mischia falso con posticcio con verosimile, compresi scenari di cartapesta quando non addirittura inserti grafici o animati, per esprimere sentimenti, invece, autentici e spesso profondi, sa già cosa può aspettarsi: delle variazioni sul tema, mai banali, confezionate con cura artigianale e con la complicità di interpreti di prima grandezza che si adeguano volentieri ai cliché dell'autore e lo seguono nelle sua stravaganti avventure, a tutta evidenza divertendosi quanto lui. Contraddicendo loro per primi un'altra critica che circola regolarmente: che Anderson "sottoutilizzi" i suoi attori, quando invece è vero il contrario, perché li sa dosare senza sovraesporli, rendendoli funzionali al racconto, azzeccando le loro parti e al contempo lasciando loro ampio margine di manovra, cosa che si evince da qualsiasi suo film. Io non sono "a priori" un fan di Anderson ma ne riconosco il talento, e ammetto che ho impiegato qualche giorno a "digerire" Asteroid City prima di riuscire ad apprezzarlo come merita: di primo acchito non mi aveva del tutto convinto, al punto che l'avevo trovato perfino un po' noioso, nonostante duri soltanto 90'. Asteroid City è un immaginario sito nel deserto del Nevada cresciuto intorno a un cratere creato da un meteorite e che è diventato un'attrazione turistica: ci sono un campeggio-motel, una stazione di servizio con annessa officina, una tavola calda, un osservatorio astronomico in cui si svolge anche una specie di concorso annuale per giovani scienziati geniali. E’ lì che si incrociano le storie di vari personaggi: una famosa attrice con la figlia, un fotografo di guerra rimasto vedovo e con tre figli in attesa di affidarli al nonno, una scienziata che studia il cosmo e organizza il concorso di cui sopra, un'insegnante con un gruppo di bambini, oltre ad altri tipi curiosi che abitano più o meno stanzialmente questo classico luogo di frontiera, molto America Anni 50 e anche molto colorato. La situazione cambia quando arriva un'astronave aliena e un extraterrestre sottrae il meteorite che ha reso celebre il luogo, salvo riportarlo alla fine della vicenda, opportunamente stampigliato. Nel frattempo l'esercito impone una quarantena e impedisce all'estemporanea comunità di lasciare il luogo finché la questione dell'incursione aliena non si chiarisce. Nel mentre, i personaggi interagiscono e, a secondo dei rispettivi retroterra, si svelano. Ma questa è solo la superficie, perché Asteroid City in realtà è una commedia teatrale in due atti (e mezzo), la cui difficile gestazione da parte dell'autore viene inizialmente raccontata in un elegante bianco e nero da Bryan Crainston e, successivamente, nella parte finale del film, sempre in bianco e nero, adattata per la televisione da Adrien Brody, il tutto con l'intervento di personaggi che diventano autori e viceversa, in un gioco di specchi che si inserisce a sua volta in una sorta di scatola cinese. Come spesso accade nei film di Anderson, un intreccio non proprio facile da seguire ma che risulta, alla fine, piuttosto chiaro e intellegibile, perché quello che importa non è la trama, esigua se non inesistente, quanto le sensazioni e gli spunti che dal dipanarsi della vicenda lo spettatore ricava: una serie di quadretti, alcuni fulminanti, apparentemente strampalati, ma che alla fine rimangono impressi perché non sono mai banali. La bravura degli interpreti non si discute, l'abilità del regista nemmeno, forse non è il film più entusiasmante di Anderson, ma siamo comunque sempre ad alti livelli, soprattutto in considerazione di quello che c'è in giro in questi tempi grami. A chi proprio non va giù il suo cinema, consiglio di andarsi a vedere qualcos'altro.

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