giovedì 18 maggio 2023

Air - La storia del grande salto

"Air - La storia del grande salto" (Air) di Ben Affleck. Con Matt Damon, Ben Affleck, Jason Bateman, Chris Messina, Matthew Maher, Chris Tucker, Viola Davis, Julius Tennon, Marlon Wayans e altri, USA 2023 ★★★

Secondo un noto luogo comune, il basket è un gioco semplice per persone intelligenti: per me rimane un mistero, così come lo sono il baseball e il football americano, altri due sport inventati negli USA, anche se dei tre che da quelle parti spopolano è quello più guardabile, almeno da un punto di vista estetico. Stupefacente è che sia nato in un Paese in cui i cretini abbondano, o forse sono io a esserlo. Non amo gli yankees e non amo gli sport da yankees, per cui ho affrontato con molta circospezione questo film, attirato soltanto dalla presenza di un trio di attori che hanno tutta la mia stima: Affleck, Damon e Bateman, il primo dei quali nell'occasione anche regista (Argo, il suo esordio in questa veste, era stato un film convincente). La trama è molto semplice: ricostruisce in maniera agile e tutto sommato piuttosto credibile il come, nel 1984, la Nike abbia convinto il giovane Michael Jordan (uno dei più grandi cestisti esistiti, che conosco perfino io), allora ventunenne e che non aveva ancora ancora esordito nella NBA, a firmare un contratto in esclusiva con l'azienda, che allora era solo il terzo produttore di scarpe da pallacanestro dietro a Converse e Adidas, e che stava valutando se chiudere quel reparto. Il tutto si deve alla testardaggine e visionarietà di Sonny Vaccaro (Damon), scopritore di talenti in erba, assiduo frequentatore di palestre di scuole e di allenatori, oltre che di casinò, di passaggio, assunto proprio per questi requisiti da Phil Knight (fondatore di Nike, ruolo che si è riservato Affleck) che riesce a convincere il boss e il direttore del marketing Rob Strasser (Bateman) a investire l'intero budget di 250 mila dollari su un solo giocatore, appunto Jordan, che notoriamente preferiva di gran lunga indossare scarpe Converse e tute Adidas, invece che spalmarlo su quattro atleti diversi. Ancora più dura, però era convincere il giocatore e Vaccaro ci riuscì conquistando la fiducia della madre-manager (Viola Davis) azzeccando tutte le parole che avrebbe sentito dai dirigenti della concorrenza, la quale offriva all'incirca la stessa cifra, e proponendo di creare una calzatura di nuova concezione da mettere sul mercato che portasse il nome del figlio: la donna accettò a condizione di ottenere una percentuale su ogni pezzo venduto in tutto il mondo, una novità assoluta negli schemi finanziari delle aziende sportive, e rischiosa per una società quotata in borsa, che il grande capo della Nike, un originale runner buddhista, sorprendentemente accettò. Tutto il film gira attorno al concetto, più volte ripetuto, che la scarpa è solo una scarpa finché qualcuno non la indossa, in questo caso Michael Jordan: curioso che proprio lui venga interpretato da una controfigura che nel film si vede solo di spalle e non si sente mai pronunciare nemmeno una parola, mentre il trio di simpatiche star di cui sopra interpreta personaggi realmente esistiti e in buona parte tuttora in vita e la stessa Viola Davis sia stata segnalata ad Affleck da MJ in persona per interpretare sua madre. Nonostante la sostanziale e prevedibile lode del sistema capitalistico nella sua versione più pura e dell'american way of life e of sport, lo fa con una certa ironia; il film risulta gradevole e agile, decisamente guardabile e a suo modo interessante, anche se un po' ruffiano la sua parte. Di buono c'è anche che non perde nulla vederlo sul piccolo schermo: lo trovate su Amazon Prime

Nessun commento:

Posta un commento