domenica 21 maggio 2023

Plan 75

"Plan 75" di Chie Hayakawa. Con Chieko Baisho, Hayato Isomura, Stefanie Arianne, Yumi Kawai, Taka Takao, Hisako Ôkata, Kazuyoshi Kushida, Mari Nakayama, Motomi Makiguchi, Koshirô Asami, Hiroaki Kawatsure, Masahiro Umeda, Tsuyoshi Kondo e altri. Giappone, Francia, Filippine 2022 ★★★★

Felice esordio della regista giapponese Chie Hayakawa, con un film dolente, meditativo, profondamente umanista ed elegante come conviene alla tradizione cinematografica del suo Paese, che non definirei di fantascienza, come pure è stato superficialmente catalogato da più parti, bensì lievemente distopico: quel tanto che serve per collocare un po' più in là alcune tendenze di fondo di cui si ha già sentore da qualche decennio nel mondo cosiddetto sviluppato, e rendono perfettamente plausibile un progetto statale come quello che si immagina abbia introdotto in un futuro quanto mai prossimo il governo nipponico, consentendo agli anziani che abbiano compiuto i 75 anni, soli, senza lavoro e con problemi abitativi di accedere volontariamente a un programma di eutanasia legale con agevolazioni economiche e assistenza personalizzata da parte di solerti e gentilissimi impiegati assunti allo scopo di seguire le adesioni. Il tutto per fare fronte al sempre più impetuoso invecchiamento della popolazione che si scontra con l'altrettanto drastico calo delle nascite e che innesca la necessità di una sorta di welfare all'incontrario come soluzione almeno parziale a un problema innescato proprio dalla cieca adozione del modello economico-sociale che l'ha causato. Il tutto sullo sfondo di una etica del sacrificio in nome del bene della nazione che pervade la società del Sol Levante, e che vede quindi il Plan 75 ottenere un discreto successo fin dal suo lancio, reso più urgente dalla crescente insofferenza dei più giovani verso gli anziani. La regista affronta la questione da tre punti di vista: quello di Michi, il personaggio principale affidato all'attrice e cantante Chieko Baisho, una 78 enne sola, che ha perso il suo lavoro di donna delle pulizie in un albergo e sta per essere sfrattata dall'appartamento in cui vive ed è alla vana ricerca di un altro impiego, che vede nel piano una via d'uscita dignitosa ai suoi problemi ma comincia a dubitarne quando entra in contatto personale, e non solo telefonico, con la giovane e sensibile addetta di Plan 75 che la segue e le telefona una volta alla settimana per una sorta di supporto psicologico; quello di Hiromu, un altro impiegato del programma, il quale scopre che un suo "cliente" è lo zio paterno che non vedeva da quando era bambino, infine quello di Maria, una giovane infermiera filippina che per curare la propria figlia lontana e malata accetta un posto ben pagato in una struttura del Piano e quindi vede in prima persona con quale cinismo e indifferenza questo viene messo in atto in concreto. ll forte impatto emotivo del film è dovuto proprio alla sua grande credibilità: un'idea del genere non è lontana dal poter essere partorita dalle menti (si fa per dire) di chi ci governa, per cui la vecchiaia, dopo essere diventata un lucroso affare per chi si occupa di sanità e di assistenza, ovviamente a pagamento e per chi se lo può permettere, diventa pure una colpa da espiare per chi invece è impossibilitato a permettersi cure e rette di case di riposo, essendosi nel frattempo pressoché dileguata l'assistenza pubblica, per cui in sostanza è più conveniente per lo Stato levarsi l'incomodo di provvedere allestendo un sistema di uscita dalla vita pulito, senza traumi, con tanto di tutor personale e una mancetta di 100 mila yen (circa 600 €) per concedersi un'ultimo sfizio. Per rendere la cosa più accettabile, rimane naturalmente la possibilità di recedere all'adesione al piano anche all'ultimo momento, e la chiamano "libertà di scelta" dopo averla subdolamente indotta, lasciandola ancora una volta sulle spalle di chi di fatto non ha altre prospettive davanti a sé, e comunque non ha nulla a che fare con il sacrosanto diritto all'eutanasia e a disporre riguardo alle cure a cui essere o meno sottoposti. La psicologia e le reazioni dei personaggi sono trattate con grande attenzione e sottigliezza, e questo si deve anche alla bravura degli interpreti; l'idea del film è comunque estremamente valida così come la regìa, che non cade mai nel patetico né nel didascalico: l'ottima accoglienza ricevuta al Festival di Cannes e a quello di Torino nella scorsa stagione non è casuale e si deve ringraziare la benemerita Tucker Film di Udine di averne curato la distribuzione nelle sale italiane. 

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