martedì 23 maggio 2023

Pacifiction - Un mondo sommerso

"Pacifiction - Un mondo sommerso" (Tourment sur les îles) di Albert Serra. Con Benoît Magimel, Pahoa Mahagafanau, Marc Susini, Matahi Panbrun, Alexandre Melo, Sergi Lopez, Montse Triola, Lluis Serrat, Baptiste Pinteaux, Mike Landscape, Cécile Guilbert, Marewa Wong, Cyrus Arai e altri. Spagna, Francia, Germania, Portogallo 2022 ★★★★

Ottavo film per lo spagnolo Albert Serra, il primo che mi capita di vedere: straordinario e, a suo modo, memorabile. Perché ci vuole del genio a tenere lo spettatore inchiodato per oltre due ore e quaranta minuti a vedere, o meglio immergersi, in un film senza alcuna trama, un flusso di brevi conversazioni, per lo più formali, scambi di idee, considerazioni personali che l'Alto Commissario della Repubblica nella Polinesia francese De Roller, interpretato in maniera superba da Benoît Magimel, a volte trascrive sul suo quaderno d'appunti oppure affida alle orecchie delle persone di cui si fida di più, a cominciare da Shannah, una trans che lavora in un resort e talvolta lo accompagna nelle sue puntate in giro per le isole. De Roller, uomo disincantato, colto e sinceramente innamorato di Tahiti, da bravo diplomatico, fa una vita di pubbliche relazioni, parla con chiunque, è sempre disponibile: tiene i contatti con gli esponenti politici locali così come con gli expats (ché tali si considerano tutto sommato i francesi metropolitani sulle isole, benché siano da un punto di vista legale sul suolo della madrepatria), ma anche con avventurieri di vario genere, con investitori, con dei gruppi ecologisti e indipendentisti e, ovviamente, militari della Marina, capeggiati da uno strampalato ammiraglio, che da un po' di tempo frequentano una specie di Night Club dove l'Alto Commissario, sempre in abito bianco, fisico non proprio scultoreo, si fa spesso vedere ed è un po' la sua base per tastare il polso della situazione. Soprattutto da quando gira la voce che, da qualche parte al largo dell'isola, sia presente un sottomarino sul quale ogni tanto vengono portate delle ragazze per "soddisfare" l'equipaggio che non può sbarcare, perché la ragione della sua presenza pare sia la ripresa degli esperimenti nucleari già compiuti negli anni Sessanta negli atolli di Mururoa e Fangataufa, che hanno lasciato tracce dolorose nella memoria, anche genetica, della popolazione locale. Ufficialmente De Roller non ne sa nulla perché il suo governo nulla gli ha comunicato in proposito, ma qualcosa non torna nemmeno a lui e così si mette a indagare. Trattandosi di Tahiti, uno dei luoghi che scatena la fantasia di qualsiasi amante dell'esotico, ci si sarebbe aspettato che il regista facesse largo uso dei panorami mozzafiato e degli scorci paradisiaci che la natura offre in quella parte del globo, e invece Serra si limita a offrirci un paio di tramonti rosso fuoco, a una ripresa dall'alto mentre il De Roller e Shannah volano su un'altra isola a parlare con un amico che si è candidato a sindaco e a una escursione del diplomatico, abbastanza controvoglia e sempre in abito bianco, a bordo di un acquascooter, tra i surfisti in attesa di una mareggiata memorabile. Papeete, la capitale, non la si vede mai, nemmeno alberghi di lusso e resort per turismo miliardario, ma locali normali, residence modesti, porticcioli e cantieri di rimessaggio di piccoli yacht senza pretese. In pratica un mondo sospeso, in cui si gira a vuoto, gente che non ha cognizione della storia e memoria (come nell'unico momento in cui De Roller perde per un po' il suo aplomb riconosce con delusione, lamentando la scomparsa della memoria storica e dei valori illuministi, a cominciare dalla razionalità e dalla coscienza di sé) e che così andrebbe avanti all'infinito, fino alla scossa finale dovuta alla farneticazione, quanto mai credibile, dell'ammiraglio della Marina: non posso aggiungere altro per non rovinare la sorpresa a chi seguirà il mio consiglio di non lasciarsi scappare questa chicca preziosa.

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