"Don't Look Up" di Adam McKay. Con Leonardo DiCaprio, Jennifer Lawrence, Meryl Streep, Jonah Hill, Cate Blanchett, Melanie Lynskey, Chris Evans, Timothée Chalamet, Metthew Perry, Ron Perlman, Jack Bremmer, Ariana Grande, Kid Cudy e altri. USA 2021 ★★★★
Film esilarante che in qualche modo mi ha ricordato il mitico Brazil di Terry Gilliam, ma mentre quello era una sorta di rilettura dell'orwelliano 1984, ambientato in una società distopica dominata dall'imbecillità e dalla sistematica manipolazione della realtà, qui siamo ai giorni nostri, in un'America perfettamente riconoscibile e attuale, quella descritta efficacemente anche in serie televisive come House of Cards o Designated Survivor, che si agita attorno ai gestori per conto terzi (la grande finanza e imprenditori oligopolisti senza scrupoli) del potere, ossia gli inquilini della Casa Bianca, le strutture federali a supporto, a cominciare da quelle militari, nonché, e soprattutto, il folle circo mediatico montato intorno a essi. Ché è nella gestione della comunicazione che risiedono le leve del dominio, più che mai oggi che, ai media tradizionali, si sono aggiunti i cosiddetti social, capaci di focalizzare l'attenzione anche attorno al peto più insignificante ma opportunamente piazzato e infiocchettato. Tutte cose che negli USA sono pane quotidiano ormai da decenni e da noi è diventato particolarmente evidente negli ultimi due pandemici anni, in cui ogni idiozia è diventata, per l'appunto, virale e si è spenta ogni capacità critica e di ragionamento, lasciando in campo solo fazioni che si beccano senza tregua sul nulla o quasi. Qui abbiamo una giovane ricercatrice (Lawrence) che, assieme al suo professore (DiCaprio) scopre una cometa la cui traiettoria porta inequivocabilmente sulla Terra: data la larghezza del corpo celeste, un meteorite di circa 9 chilometri di diametro, l'impatti significherebbe la fine del mondo. I due trovano, a fatica, il modo di comunicare il pericolo mortale alla presidente (una grandiosa Meryl Streep nei panni di un Trump in gonnella), ben attenta, con il suo staff, capeggiato da un figlio particolarmente cretino (Jonah Hill) prima a minimizzare, poi a sfruttare l'entusiasmo e la speranza suscitate dalla "guerra al meteorite", per trarre vantaggi elettorali prima ed economici poi, quando, su suggestione di un magnate delle comunicazioni che ha scoperto che il frammento è ricco di elementi rari e quindi economicamente sfruttabili, gli appaltano la frammentazione del meteorite per raccoglierne poi i frammenti in mare: un'operazione demenziale, votata al fallimento. Nel frattempo i due scienziati sono risucchiati e fagocitati dai media, preoccupati unicamente di fare audience e non di dare notizie verificabili. In un crescendo delirante di idiozia senza limiti la fine del mondo arriva davvero mentre i Migliori, opportunamente ibernati, partono per lo spazio profondo su una navicella predisposta di nascosto. Torneranno sulla Terra 20 mila anni dopo e la vendetta dei nuovi abitanti del pianeta (no vi dico che aspetto hanno) colpirà inesorabilmente per prima la presidentessa avverando altresì una profezia... Ottimamente interpretato da un cast di alto livello che ha tutta l'aria di spassarsela, il film è sarcastico e cattivo il giusto, confermando altresì che la realtà è più fantasiosa e assurda di quel che si possa pensare e la follia del potere senza limiti, e di conseguenza il destino dell'umanità inesorabilmente segnato, salvo ravvedimenti collettivi quantomai improbabili e sempre che intervengano avvenimenti davvero traumatizzanti che facciano definitivamente saltare il sistema economico-finanziario su cui si regge il mondo intero. Forse un po' troppo lungo e, a mio giudizio, meno spiazzante dei precedenti La grande scommessa e Vice, sempre per la regia del talentuoso McKay, che pure raccontavano fatti e personaggi veri.
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