"E' stata la mano di Dio" di Paolo Sorrentino. Con Filippo Scotti, Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Lisa Ranieri, Marlon Joubert, Massimiliano Gallo, Renato Carpentieri, Betti Pedrazzi, Biagio Manna, Lino Musella, Ciro Capano, Enzo Decaro, Monica Nappo, Cristina Dell'Anna e altri. Italia 2021 🔝★★★★★👏👏👏
Sono trascorsi cinque giorni da quando sulle note di Napule è di Pino Daniele erano comparsi sullo schermo i titoli di coda di E' stata la mano di Dio e mi sembra di essere ancora in sala e, a differenza di quel che mi accade pressoché sempre, mi rammento ogni sequenza, molte battute, riemergono dettagli, atmosfere, perfino odori, anche ricordi personali, avendo frequentato Napoli abbastanza intensamente proprio negli anni in cui si svolge il film, ospite di un caro amico nell'appartamento di famiglia al Vomero, lo stesso quartiere collinare e residenziale in cui vive la famiglia di Fabietto Schisa, l'autobiografico personaggio principale del film (Filippo Scotti), e in cui sono nati e vissuti sia Paolo Sorrentino, sia Luisa Ranieri, che interpreta una delle figure fondamentali della pellicola, insomma un ambiente anche umano che conosco piuttosto bene dall'interno, e quindi l'impatto e il coinvolgimento sono stati anche più intensi che in altri film dello stesso autore, che a mio giudizio rappresenta il meglio di quel che esprime il cinema non soltanto italiano, ma mondiale. Siamo negli anni tra il 1986 e il 1987 e Fabietto è un sedicenne che frequenta il liceo classico, padre (Toni Servillo) dirigente del banco di Napoli, istrionico e comunista, madre (la frizzante Teresa Saponangelo) sempre in vena di scherzi con cui forma una coppia affettuosa e scoppiettante, un fratello maggiore che vuole fare cinema, una sorella che monopolizza il bagno e appare soltanto nell'ultima scena della pellicola, più una serie di zii, cugini, amici, vicini di casa, l'alto che si mischia con il basso, che costituiscono il coro; Napoli, e certo non quella cartolinesca che viene proposta e cercata dai turisti (ragion per cui escludo che Sorrentino potrà vincere un Oscar o un Golden Globe), il palcoscenico: del resto è ormai luogo comune, e quindi con più di un fondo di verità, che a Napoli la vita è teatro, e basta scendere per strada (o uscire sul pianerottolo di casa) per assistere allo spettacolo. La prima parte abbondante del film rievoca in modo divertito e ironico questo anno fondamentale e decisivo nella formazione del ragazzo, cresciuto in mezzo a personaggi estrosi quando non decisamente stravaganti, fra cui la bellissima zia Patrizia (Luisa Ranieri), di cui è infatuato nonché il nipote prediletto, che ha visioni straordinarie e viene considerata pazza; indeciso sul futuro da intraprendere dopo aver conseguito la maturità classica, un periodo comunque sereno e felice, che viene interrotto dall'incidente, una fuga di monossido di carbonio da un camino nella casa di villeggiatura che la famiglia ha a Roccaraso, che uccide i genitori. Cambio di prospettiva repentino, sindrome da sopravvissuto da un lato (Fabietto viene salvato dal fatto che il padre gli ha finalmente concesso il permesso di seguire il Napoli di Maradona in trasferta a Empoli, così non deve trascorrere il fine settimana, come d'abitudine, in montagna: ecco l'intervento della "Mano di Dio" che gli ha salvato la vita, come sostiene il suo zio avvocato) e da abbandono da un altro, ma da un maestro (Capuano) gli verrà l'invito a guardare in sé stesso e a usare l'immaginazione, e le storie di cui la città è fonte inesauribile d'ispirazione, per sfuggire a una realtà deludente, come sa bene anche zia Patrizia, la quale a causa della sua immaginazione è rinchiusa in una clinica psichiatrica, che lo incoraggia a seguire la sua strada e i suoi sogni, ed così che... Sorrentino si traferì a Roma per dedicarsi al cinema, per la felicità di chi ama questa forma di arte e di spettacolo. Ma se non ci fosse Napoli non ci sarebbe Sorrentino, e quindi neanche questo formidabile e bellissimo film, al contempo commovente ed esilarante. Semplicemente perfetto in tutto, dalla sceneggiatura, alla fotografia, alla scelta degli attori e alle loro straordinarie interpretazioni, alla colonna sonora. Per me, un capolavoro come pochi.
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