"Tu mi nascondi qualcosa" di Giuseppe Lo Console. Con Giuseppe Battiston, Stella Egitto, Sara Felberbaum, Rocio Muñoz Morales, Rocco Papaleo, Olga Rossi, Alessandro Tiberi, Eva Robbins. Italia 2018 ★★-
Dopo due "cagate" consecutive, una se possibile più indisponente dell'altra, anche una commediola sentimentale come questa si rivela una boccata d'aria fresca, e fa trascorrere un'ora e mezzo serenamente, senza far venire il malumore e riuscendo perfino a strappare qualche sorriso: qualche idea originale, alcune battute felici, ma nulla più. Lo stile è televisivo, e come miniserie di prima serata il materiale sarebbe più che sufficiente, ma sul grande schermo si pretenderebbe di più, così come qualcosa oltre il minimo sindacale da parte degli interpreti: Battiston (sprecato per eterni ruoli da pagliaccio imbranato malinconico) e Papaleo lo forniscono, Olga Rossi perfino qualcosa di più, Sara Felberbaum se la cava perché è spigliata e simpatica, oltre che gradevole alla vista, sul resto del cast è meglio stendere un pietoso velo. La storia è circolare e vede coinvolti a turno tutti i personaggi, o meglio le coppie, talvolta variabili, dei personaggi, dove ognuno nasconde qualcosa all'altro, come dice il titolo, oppure capisce una cosa per l'altra: così abbiamo un'investigatrice privata con un padre-socio stordito che per sbaglio rovina la vita a un clown rivelandogli la tresca della convivente con un supponente psicoterapeuta/consulente di coppia (o qualcosa di simile); un taxista con velleità di scrittore che nulla ha da dire se la tenera fidanzata di mestiere fa la pornostar ma si ingelosisce per qualsiasi contatto fuori dal posto di lavoro, anche se con le migliori intenzioni; infine un imprenditore immobiliare svanito nel nulla e ricomparso in Tunisia in seno una seconda famiglia, dopo essere scampato a un naufragio nel Canale di Sicilia ma non a un (provvidenziale) vuoto di memoria: lo riporteranno, con la moglie il figlio maghrebini, nella natìa Cuneo (inconsueta location del film) perché recuperi i ricordi del passato a contatto con la famiglia italiana. Non possono mancare, al giorno d'oggi, nemmeno il figlio gay e la canna in compagnia, e la "sorprendente" (si fa per dire) comprensione del padre bigamo (benché meridionale) in occasione del coming out dell'erede e l'immancabile e consolatorio lieto fine. Davvero un po' poco per giustificare il prezzo del biglietto e la fatica di alzarsi dalla poltrona di casa, ma sempre meglio delle due solenni vaccate viste in precedenza.
Dopo due "cagate" consecutive, una se possibile più indisponente dell'altra, anche una commediola sentimentale come questa si rivela una boccata d'aria fresca, e fa trascorrere un'ora e mezzo serenamente, senza far venire il malumore e riuscendo perfino a strappare qualche sorriso: qualche idea originale, alcune battute felici, ma nulla più. Lo stile è televisivo, e come miniserie di prima serata il materiale sarebbe più che sufficiente, ma sul grande schermo si pretenderebbe di più, così come qualcosa oltre il minimo sindacale da parte degli interpreti: Battiston (sprecato per eterni ruoli da pagliaccio imbranato malinconico) e Papaleo lo forniscono, Olga Rossi perfino qualcosa di più, Sara Felberbaum se la cava perché è spigliata e simpatica, oltre che gradevole alla vista, sul resto del cast è meglio stendere un pietoso velo. La storia è circolare e vede coinvolti a turno tutti i personaggi, o meglio le coppie, talvolta variabili, dei personaggi, dove ognuno nasconde qualcosa all'altro, come dice il titolo, oppure capisce una cosa per l'altra: così abbiamo un'investigatrice privata con un padre-socio stordito che per sbaglio rovina la vita a un clown rivelandogli la tresca della convivente con un supponente psicoterapeuta/consulente di coppia (o qualcosa di simile); un taxista con velleità di scrittore che nulla ha da dire se la tenera fidanzata di mestiere fa la pornostar ma si ingelosisce per qualsiasi contatto fuori dal posto di lavoro, anche se con le migliori intenzioni; infine un imprenditore immobiliare svanito nel nulla e ricomparso in Tunisia in seno una seconda famiglia, dopo essere scampato a un naufragio nel Canale di Sicilia ma non a un (provvidenziale) vuoto di memoria: lo riporteranno, con la moglie il figlio maghrebini, nella natìa Cuneo (inconsueta location del film) perché recuperi i ricordi del passato a contatto con la famiglia italiana. Non possono mancare, al giorno d'oggi, nemmeno il figlio gay e la canna in compagnia, e la "sorprendente" (si fa per dire) comprensione del padre bigamo (benché meridionale) in occasione del coming out dell'erede e l'immancabile e consolatorio lieto fine. Davvero un po' poco per giustificare il prezzo del biglietto e la fatica di alzarsi dalla poltrona di casa, ma sempre meglio delle due solenni vaccate viste in precedenza.
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