Ammetto che seguo con scarsissima attenzione le vicende politiche romane e il tentativo da parte del presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, del cui discorso di mercoledì sera ho però apprezzato, sicuramente più che dei suoi predecessori degli ultimi trent'anni, toni e contenuto del discorso all'uscita dell'incontro con Mattarella, di formare un governo M5S-Lega, meno che mai le penose farneticazioni sul suo curriculum da parte di schiere di sedicenti giornalisti e politologi che hanno dato ampia prova di non essere nemmeno in grado di capire un semplice testo scritto in lingua italiana. Ora, col veto che il capo dello Stato pare aver posto sul nome di Paolo Savona come ministro dell'Economia per le sue posizioni critiche, assunte in tarda età, sull'impianto dell'euro, dimentico delle sviste sue e dei suoi predecessori su tanti altri personaggi diventati ministri di questa repubblica pagliaccesca, e di cui Marco Travaglio ci offre oggi un florilegio, mi permetto di suggerire a Di Maio e Salvini, sempre ammesso e non concesso che intendano provare per davvero a formare un governo, di cui hanno ben diritto di scegliere gli interpreti, di sparigliare le carte ritirando la candidatura dell'anziano e discusso economista raddoppiando la posta e proponendo due nomi ancora più pesanti e dirimenti: Nino Galloni, di cui ho una grande stima, e Alberto Bagnai, che peraltro Salvini ha candidato a Firenze contro Renzi al Senato, per vedere di nascosto l'effetto che fa. E, soprattutto, se fanno sul serio.
sabato 26 maggio 2018
Lascia o raddoppia
Ammetto che seguo con scarsissima attenzione le vicende politiche romane e il tentativo da parte del presidente del Consiglio incaricato Giuseppe Conte, del cui discorso di mercoledì sera ho però apprezzato, sicuramente più che dei suoi predecessori degli ultimi trent'anni, toni e contenuto del discorso all'uscita dell'incontro con Mattarella, di formare un governo M5S-Lega, meno che mai le penose farneticazioni sul suo curriculum da parte di schiere di sedicenti giornalisti e politologi che hanno dato ampia prova di non essere nemmeno in grado di capire un semplice testo scritto in lingua italiana. Ora, col veto che il capo dello Stato pare aver posto sul nome di Paolo Savona come ministro dell'Economia per le sue posizioni critiche, assunte in tarda età, sull'impianto dell'euro, dimentico delle sviste sue e dei suoi predecessori su tanti altri personaggi diventati ministri di questa repubblica pagliaccesca, e di cui Marco Travaglio ci offre oggi un florilegio, mi permetto di suggerire a Di Maio e Salvini, sempre ammesso e non concesso che intendano provare per davvero a formare un governo, di cui hanno ben diritto di scegliere gli interpreti, di sparigliare le carte ritirando la candidatura dell'anziano e discusso economista raddoppiando la posta e proponendo due nomi ancora più pesanti e dirimenti: Nino Galloni, di cui ho una grande stima, e Alberto Bagnai, che peraltro Salvini ha candidato a Firenze contro Renzi al Senato, per vedere di nascosto l'effetto che fa. E, soprattutto, se fanno sul serio.
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