"Il dubbio - Un caso di coscienza" (Bedoone tarikh, bedoone emza/No date, no signature) di Vahid Jalilvand. Con Navid Mohammadzadeh, Amir Aghae, Hedityeh Tehrani, Zakieh Behbahani, Saeed Dakj e altri. Iran 2017 ★★★★
Da tempo il cinema mediorientale, e iraniano in particolare, o almeno quello che arriva sui nostri schermi, sempre di ottima qualità, si interroga su alcune semplici questioni morali di fondo che raramente vengono affrontate dalle nostre parti nella loro concretezza: cosa è bene e cosa è male e quanto la capacità di scelta, e dunque assunzione di responsabilità ed eventuali omissioni, possa ripercuotersi sulla vita altrui e avere comunque delle conseguenze imprevedibili per chiunque ne sia coinvolto. Qui abbiamo uno stimato medico legale che una sera con la sua auto urta inavvertitamente la motocicletta con a bordo un'intera famiglia di umili condizioni: padre, madre, una neonata e un ragazzino di otto anni. E' quest'ultimo che batte la testa ma a un primo esame da parte del medico, per quanto meticoloso, non sembra aver subito conseguenze. Quest'ultimo insiste perché vadano in ospedale e dà al padre del ragazzino, che accetta malvolentieri, il denaro per riparare il motorino e per le eventuali spese di ricovero, ma evita di chiamare la polizia perché si accorge di non essere in regola col pagamento dell'assicurazione della sua automobile. Andandosene, nota anche che la famigliola non si reca al vicino ospedale che aveva loro indicato, ma il giorno dopo, all'obitorio, viene portato il corpo di quello stesso ragazzino, e il dottore si eclissa e non facendosi vedere dai genitori e lascia fare l'autopsia a un'altra dottoressa, sua moglie, che lo vede scosso, e a cui nulla aveva detto dell'incidente della sera prima la quale stabilisce che causa del decesso sia un caso di botulismo da intossicazione alimentare. Il dubbio che attanaglia il medico è se la causa immediata, a prescindere dal botulismo in atto, non possa essere stato un trauma cervicale da lui sottovalutato al primo esame al momento dell'incidente, da qui il senso di colpa fino a fare riesumare la salma per eseguirla, giorni dopo, lui stesso; ma il senso di colpa, assieme alla vergogna per la propria indigenza, assale anche il padre del ragazzino, accusato dalla moglie di avere avvelenato il figlio dandogli da mangiare del cibo avariato, dopo aver comprato a un prezzo irrisorio delle carcasse di pollo dal dipendente di un macello, scartate perché avariate, dando via a un susseguirsi di azioni che lo portano in carcere, mentre il medico alla fine ammette sia davanti alla moglie, sia come testimone al processo che vede il padre del ragazzino imputato di omicidio del venditore abusivo di polli infetti, la propria pusillanimità per non aver agito prima. Solida ed essenziale sceneggiatura, ottime e credibili interpretazioni, il regista dirige il tutto con mano sicura per un risultato più che egregio, consentendoci di gettare uno sguardo su una società di cui sappiamo poco perché troppo viene taciuto o falsificato e che molto ha in comune con la nostra.
Da tempo il cinema mediorientale, e iraniano in particolare, o almeno quello che arriva sui nostri schermi, sempre di ottima qualità, si interroga su alcune semplici questioni morali di fondo che raramente vengono affrontate dalle nostre parti nella loro concretezza: cosa è bene e cosa è male e quanto la capacità di scelta, e dunque assunzione di responsabilità ed eventuali omissioni, possa ripercuotersi sulla vita altrui e avere comunque delle conseguenze imprevedibili per chiunque ne sia coinvolto. Qui abbiamo uno stimato medico legale che una sera con la sua auto urta inavvertitamente la motocicletta con a bordo un'intera famiglia di umili condizioni: padre, madre, una neonata e un ragazzino di otto anni. E' quest'ultimo che batte la testa ma a un primo esame da parte del medico, per quanto meticoloso, non sembra aver subito conseguenze. Quest'ultimo insiste perché vadano in ospedale e dà al padre del ragazzino, che accetta malvolentieri, il denaro per riparare il motorino e per le eventuali spese di ricovero, ma evita di chiamare la polizia perché si accorge di non essere in regola col pagamento dell'assicurazione della sua automobile. Andandosene, nota anche che la famigliola non si reca al vicino ospedale che aveva loro indicato, ma il giorno dopo, all'obitorio, viene portato il corpo di quello stesso ragazzino, e il dottore si eclissa e non facendosi vedere dai genitori e lascia fare l'autopsia a un'altra dottoressa, sua moglie, che lo vede scosso, e a cui nulla aveva detto dell'incidente della sera prima la quale stabilisce che causa del decesso sia un caso di botulismo da intossicazione alimentare. Il dubbio che attanaglia il medico è se la causa immediata, a prescindere dal botulismo in atto, non possa essere stato un trauma cervicale da lui sottovalutato al primo esame al momento dell'incidente, da qui il senso di colpa fino a fare riesumare la salma per eseguirla, giorni dopo, lui stesso; ma il senso di colpa, assieme alla vergogna per la propria indigenza, assale anche il padre del ragazzino, accusato dalla moglie di avere avvelenato il figlio dandogli da mangiare del cibo avariato, dopo aver comprato a un prezzo irrisorio delle carcasse di pollo dal dipendente di un macello, scartate perché avariate, dando via a un susseguirsi di azioni che lo portano in carcere, mentre il medico alla fine ammette sia davanti alla moglie, sia come testimone al processo che vede il padre del ragazzino imputato di omicidio del venditore abusivo di polli infetti, la propria pusillanimità per non aver agito prima. Solida ed essenziale sceneggiatura, ottime e credibili interpretazioni, il regista dirige il tutto con mano sicura per un risultato più che egregio, consentendoci di gettare uno sguardo su una società di cui sappiamo poco perché troppo viene taciuto o falsificato e che molto ha in comune con la nostra.
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