"Violeta Parra Went to Heaven" (Violeta se fue a los cielos) di Andrés Wood. Con Francisca Gavilán, Christian Quevedo, Thomas Durand, Luís Machín, Gabriela Aguilera, Roberto Farías e altri. Cile, Argentina, Brasile 2011 ★★★
Film biografico ma tutt'altro che agiografico su quella che rimane tutt'oggi un'icona dell'America Latina, non solo in campo musicale e artistico in senso più lato ma anche in quello politico, quello di Andrés Wood è un lavoro a lenta digestione, che si apprezza, a distanza di qualche tempo, più per quello che non è che per quello che è. Ossia lento, prolisso, macchinoso, pieno di flash back e falsh forward, che ripercorrono le tappe salienti della vita della sofferta cantautrice, pittrice, scultrice, tessitrice cilena, un'artista a tutto tondo, lasciando in secondo piano l'impegno politico, che traspare tra le righe nell'intervista a un provocatorio e reazionario giornalista televisivo argentino che funge da filo conduttore del racconto, ma ha il grande merito di non metterla su un piedistallo e farne il panegirico, mostrando anche tutti i lati oscuri di un carattere tormentato, a tratti francamente insopportabile, le meschinerie, l'egoismo profondo e le insicurezze e non solo le indubbie e grandi qualità. Non è l'unico aspetto che riscatta il film, per quanto non me lo faccia amare: l'altro è la straordinaria interpretazione di Francisca Gavilán, che si immedesima anche fisicamente con il personaggio realmente vissuto, al punto da interpretare essa stessa, con grande sensibilità e bravura, le canzoni più famose composte da Violeta Parra nella sua carriera artistica, iniziata fin da bambina assieme ai suoi numerosi fratelli e conclusasi con un colpo di pistola alla tempia nel pieno di una fase di depressione acuta quando vide andare in fumo l'ultimo progetto della sua vita, il "teatro-tenda" di La Reina, sui primi contrafforti andini da cui si domina Santiago. Non vuole essere gradevole e ammiccante, il regista, e ci riesce, né potrebbe essere un film solare e gioioso trattandosi di una delle artiste più note di tutto il Sud America ed espressione tipica del popolo più triste e ideologico, pervaso da pessimismo cosmico di tutto il continente.
Film biografico ma tutt'altro che agiografico su quella che rimane tutt'oggi un'icona dell'America Latina, non solo in campo musicale e artistico in senso più lato ma anche in quello politico, quello di Andrés Wood è un lavoro a lenta digestione, che si apprezza, a distanza di qualche tempo, più per quello che non è che per quello che è. Ossia lento, prolisso, macchinoso, pieno di flash back e falsh forward, che ripercorrono le tappe salienti della vita della sofferta cantautrice, pittrice, scultrice, tessitrice cilena, un'artista a tutto tondo, lasciando in secondo piano l'impegno politico, che traspare tra le righe nell'intervista a un provocatorio e reazionario giornalista televisivo argentino che funge da filo conduttore del racconto, ma ha il grande merito di non metterla su un piedistallo e farne il panegirico, mostrando anche tutti i lati oscuri di un carattere tormentato, a tratti francamente insopportabile, le meschinerie, l'egoismo profondo e le insicurezze e non solo le indubbie e grandi qualità. Non è l'unico aspetto che riscatta il film, per quanto non me lo faccia amare: l'altro è la straordinaria interpretazione di Francisca Gavilán, che si immedesima anche fisicamente con il personaggio realmente vissuto, al punto da interpretare essa stessa, con grande sensibilità e bravura, le canzoni più famose composte da Violeta Parra nella sua carriera artistica, iniziata fin da bambina assieme ai suoi numerosi fratelli e conclusasi con un colpo di pistola alla tempia nel pieno di una fase di depressione acuta quando vide andare in fumo l'ultimo progetto della sua vita, il "teatro-tenda" di La Reina, sui primi contrafforti andini da cui si domina Santiago. Non vuole essere gradevole e ammiccante, il regista, e ci riesce, né potrebbe essere un film solare e gioioso trattandosi di una delle artiste più note di tutto il Sud America ed espressione tipica del popolo più triste e ideologico, pervaso da pessimismo cosmico di tutto il continente.
Nessun commento:
Posta un commento