"Il caso Kerenes" (Pozitia Copilului) di Calin Netzer. Con Luminita Gheorghiu, Bogdan Dumitrache, Ilinca Goia, Natasa Raab, Vlad Ivanov. Romania 2013 ★★★★
Ottimo film che non per caso ha vinto l'Orso d'Oro all'ultima Berlinale, il meno appiattito su logiche puramente commerciali dei grandi festival cinematografici. La storia è semplice: Cornelia, una sessantenne benestante con un marito che considera un inetto e che riversa tutto il suo bisogno di possesso e le sue frustrazioni sull'unico figli trentacinquenne Barbu, che è andato a convivere con una giovane donna divorziata e sua figlia ma è tutt'ora soggiogato dalla madre, cerca di riconquistarne affetto e riconoscenza facendo di tutto per evitargli conseguenze giudiziarie quando lui rimane coinvolto in un incidente automobilistico e uccide, per un'insieme di colpa e disattenzione da parte della vittima un ragazzino di 14 anni, figlio di gente semplice che vive alla periferia di Bucarest. Un'occasione d'oro per prendere in mano la situazione, muovere le proprie pedine altolocate e ficcare il naso nelle faccende del figlio, manipolarlo ancora una volta e tenerlo legato a sé in esclusiva. Con ciò illustra il rapporto difficile e spesso molesto e castrante che può instaurarsi tra una madre ossessiva e il proprio unico figlio maschio, ai limiti e perfino oltre l'incesto, perché qui si parla di un rapporto di dipendenza psicologica, tema già affrontato in altre pellicole. Quel che qui è notevole è la sottigliezza con cui l'operare di questi meccanismi viene mostrata, grazie a una regia precisa e pulita e a una sceneggiatura essenziale, ma soprattutto all'interpretazione ricchissima di sfumature appena percettibili di una grandissima Luminita Gheorghiu nei panni di Cornelia, la madre- "padrona", che di per sé vale il prezzo del biglietto. Ad accompagnarla, un gruppo di attori all'altezza e una regia valida.
Ottimo film che non per caso ha vinto l'Orso d'Oro all'ultima Berlinale, il meno appiattito su logiche puramente commerciali dei grandi festival cinematografici. La storia è semplice: Cornelia, una sessantenne benestante con un marito che considera un inetto e che riversa tutto il suo bisogno di possesso e le sue frustrazioni sull'unico figli trentacinquenne Barbu, che è andato a convivere con una giovane donna divorziata e sua figlia ma è tutt'ora soggiogato dalla madre, cerca di riconquistarne affetto e riconoscenza facendo di tutto per evitargli conseguenze giudiziarie quando lui rimane coinvolto in un incidente automobilistico e uccide, per un'insieme di colpa e disattenzione da parte della vittima un ragazzino di 14 anni, figlio di gente semplice che vive alla periferia di Bucarest. Un'occasione d'oro per prendere in mano la situazione, muovere le proprie pedine altolocate e ficcare il naso nelle faccende del figlio, manipolarlo ancora una volta e tenerlo legato a sé in esclusiva. Con ciò illustra il rapporto difficile e spesso molesto e castrante che può instaurarsi tra una madre ossessiva e il proprio unico figlio maschio, ai limiti e perfino oltre l'incesto, perché qui si parla di un rapporto di dipendenza psicologica, tema già affrontato in altre pellicole. Quel che qui è notevole è la sottigliezza con cui l'operare di questi meccanismi viene mostrata, grazie a una regia precisa e pulita e a una sceneggiatura essenziale, ma soprattutto all'interpretazione ricchissima di sfumature appena percettibili di una grandissima Luminita Gheorghiu nei panni di Cornelia, la madre- "padrona", che di per sé vale il prezzo del biglietto. Ad accompagnarla, un gruppo di attori all'altezza e una regia valida.
Nessun commento:
Posta un commento