"El campo" di Hernán Balón. Con Dolores Fonzi, Leonardo Sbaraglia, Juan Villegas, Pochi Ducasse, Matilda Manzano. Argentina, Italia 2011 ★★★ ½
"Scene da un matrimonio argentino", ossia psicopatologia di coppia: questa la sostanza della pellicola d'esordio del documentarista Hernán Balón anche se le vesti, all'apparenza, sono del film gotico con ammiccamenti all'horror, quantomeno per l'ambientazione. La casa colonica in mezzo alla Pampa presa in affitto come residenza estiva da una giovane coppia porteña con una figlioletta di un anno, è l'inquietante protagonista, per certi versi, della pellicola. I due vi vanno d'inverno, con l'intenzione di farvi alcuni lavori di sistemazione e manutenzione, ma la casa con la sua fatiscenza, i suoi scricchiolii, i tubi che perdono, le apparizioni di personaggi inconsueti per i due "animali metropolitani" (soprattutto Elisa, una nevrotica di prima categoria, interpretata da una bravissima Dolores Fonzi), e la casa diviene il teatro per lo scatenamento delle universali dinamiche di una coppia incapace di comunicare, salvo che col sesso, che diventa l'unico terreno di incontro. Non che non parlino, anzi: semplicemente non si capiscono, le loro aspirazioni non possono che essere divergenti e l'atteggiamento contrastante verso questa casa e verso la campagna in generale non fa che confermarlo. Preferiranno tornare quanto prima a Buenos Aires (non a caso una delle città al mondo col maggior numero di persone in trattamento psicoterapeutico, con percentuali maggiori perfino di New York) per mettere la sordina a tutto, andare avanti a non ascoltarsi, cercare un palliativo nel lavoro, nella pseudo vita sociale, scopando e mettendo magari al mondo un altro essere da rendere infelice scaricandogli addosso le proprie frustrazioni e irresolutezze. Un film molto argentino, o almeno appartenente a uno dei filoni del cinema del nostro Paese cugino, e un ritratto impietoso e veritiero di ciò che per lo più è la vita di coppia, anche se non lo si vuole ammettere, soprattutto a sé stessi.
"Scene da un matrimonio argentino", ossia psicopatologia di coppia: questa la sostanza della pellicola d'esordio del documentarista Hernán Balón anche se le vesti, all'apparenza, sono del film gotico con ammiccamenti all'horror, quantomeno per l'ambientazione. La casa colonica in mezzo alla Pampa presa in affitto come residenza estiva da una giovane coppia porteña con una figlioletta di un anno, è l'inquietante protagonista, per certi versi, della pellicola. I due vi vanno d'inverno, con l'intenzione di farvi alcuni lavori di sistemazione e manutenzione, ma la casa con la sua fatiscenza, i suoi scricchiolii, i tubi che perdono, le apparizioni di personaggi inconsueti per i due "animali metropolitani" (soprattutto Elisa, una nevrotica di prima categoria, interpretata da una bravissima Dolores Fonzi), e la casa diviene il teatro per lo scatenamento delle universali dinamiche di una coppia incapace di comunicare, salvo che col sesso, che diventa l'unico terreno di incontro. Non che non parlino, anzi: semplicemente non si capiscono, le loro aspirazioni non possono che essere divergenti e l'atteggiamento contrastante verso questa casa e verso la campagna in generale non fa che confermarlo. Preferiranno tornare quanto prima a Buenos Aires (non a caso una delle città al mondo col maggior numero di persone in trattamento psicoterapeutico, con percentuali maggiori perfino di New York) per mettere la sordina a tutto, andare avanti a non ascoltarsi, cercare un palliativo nel lavoro, nella pseudo vita sociale, scopando e mettendo magari al mondo un altro essere da rendere infelice scaricandogli addosso le proprie frustrazioni e irresolutezze. Un film molto argentino, o almeno appartenente a uno dei filoni del cinema del nostro Paese cugino, e un ritratto impietoso e veritiero di ciò che per lo più è la vita di coppia, anche se non lo si vuole ammettere, soprattutto a sé stessi.
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