domenica 19 dicembre 2010
Halong, dove il dragone si inabissa nel mare
Un'intera settimana di pioggerellina insistente mista a nebbia, con effetto aerosol che rendeva soffuso ogni contorno, è stata ampiamente ricompensata dalle due giornate di sole, ma gradevolmente fresche, che hanno accompagnato la mia escursione di questo fine settimana nella baia di Halong, caratterizzata per questa sorta di dolomie che sono diffuse d'altronde in tutta quest’area. Nei dintorni di Guilin le avevo soltanto intraviste, dove costeggiano il fiume e punteggiano le risaie, mentre qui spuntano direttamente dal mare conferendo alla baia un aspetto inconsueto e fiabesco e che non poteva che ispirare un mito: quello della famiglia di dragoni inviati dagli dei in aiuto ai vietnamiti che, tanto per cambiare, stavano combattendo gli invasori cinesi. I dragoni (animali sacri in Vietnam così come la tartaruga, la fenice e il liocorno) iniziarono a sputare gioielli che si traforarono nelle isole e negli isolotti che disseminano la baia, e che formarono una barriera contro i nemici: gli indigeni salvarono la loro terra, che poi divenne il Vietnam (e vissero felici e contenti fincghé non arrivarono i francesi a rompere i coglioni). Il luogo in cui arrivò il dragone madre, venne chiamato Halong Bay, che significa appunto "là dove il dragone entra nel mare". Un luogo semplicemente magico, che è difficile se non inutile descrivere a parole, per cui lascio il compito a qualche foto di suggerirne l'idea, sperando che rendano giustizia a questo posto incantevole.Situata nel Vietnam nord orientale, non lontano da Haiphong, il più importante porto del Paese e a circa 160 chilometri da Hanoi, si tratta di un'ampia insenatura nel Golfo del Tonchino disseminata da qualcosa come 3000 isolette calcaree, pinnacoli dalle forme più strane che spuntano dal mare, con falesie che fanno la gioia dei climber che hanno di che cimentarsi (qualcuno ce n’è), cosparse di grotte carsiche erose dal vento e dalle maree: se ne visita qualcuna, bene illuminata, nel corso delle gite che vengono organizzate in svariate combinazioni e che partono tutte da Halong City. A questo proposito bisogna riconoscere che i locali sono estremamente abili a incastrare i vari percorsi personalizzati che ognuno si costruisce sulle proprie esigenze: perché se è vero che vi sono comitive che viaggiano con soluzioni “tutto compreso” tipo “Il favoloso Vietnam in dieci giorni”, è altrettanto vero che la maggior parte dei viaggiatori che si muovono da queste parti sono coppie, famiglie o singoli (di entrambi i sessi: questo è un Paese più che agibile anche per donne non accompagnate). L’offerta, ad Hanoi soprattutto, è vastissima e flessibile, e a meno di non essere disposti ad affittare un’imbarcazione privata per qualche giorno, ognuno riesce agevolmente a organizzare un percorso in base alle proprie esigenze e disponibilità di tempo e di denaro e a non perdersi queste meraviglie.Si creano così intrecci di percorsi e gruppi mobili che viaggiano sulla stessa imbarcazione, magari pernottando su una di esse come ho fatto io, in una cabina più che confortevole, cena e pranzo ottimi e una compagnia variegata quanto interessante: una famiglia norvegese di cinque persone capitanata da un ex portiere di calcio, ora allenatore; una famiglia cinese di Singapore di sei persone, nonna compresa, guidata con dolcezza da un gentilissimo docente di economia; una attraente sino-malese nata in Venezuela e addetta all’ambasciata di Kuala Lumpur di quel Paese; una coppia di giovani tedeschi appena reduci dalla Cambogia e una di neozelandesi che sono in giro da sei mesi; una famiglia di australiani con tre figli piccoli: i genitori sono insegnanti e approfittano delle lunghe ferie estive per fuggire alla calura australiana e girare il mondo; una coppia inglese di mezza età con figlio tardo-adolescente immerso nel suo mondo e isolato da un paio di cuffie gestite con parsimonia dalla madre. I gruppi poi si scompongono e una parte si ritrova, com’è capitato a me con i singaporeani e gli inglesi, per un altro pernottamento in albergo, questa volta a Cat Ba(foto qui sopra e sotto), più grande della Baia di Halong per estensione, su cui si trovano anche una riserva naturale protetta e lungo la costa quattro villaggi galleggianti abitati da pescatori. Bravissimi gli accompagnatori, che a loro volta si scambiano tra loro, a gestire localmente i servizi utilizzati dalle agenzie, che sono diverse decine: hotel, resort, bungalow, escursioni, anche gite in kayak o cicloturistiche, trasporti tra un’isola e l’altra e anche tra un’imbarcazione e l’altra. Ragazzi e ragazze decisamente svegli ed efficienti, in costante contatto tra loro e con la base via cellulare, che tengono sotto controllo tutto questo turbinio di gente in continuo movimento, e dimostrano che, perché difficilmente qualcuno si perda o il bagaglio sparisca, non è necessario essere intruppati come pecoroni e contrassegnati con braccialetti o cappellini colorati ma bastano la loro guida attenta, dal tocco artigianale e gentile, e il loro modo di porsi mai affettato o servile, compiendo la magia di far sentire che si affida a loro un visitatore e non un numero o un pacco, e questo fa la differenza.
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