LAMMA (HONG KONG) - Sono centinaia le isole che fanno parte del territorio di Hong Kong, che è situata all’estremità orientale della baia formata dalla foce dello Sikiang, il Fiume delle perle, il terzo in lunghezza della Cina: quella occidentale è occupata da Macao. Tra queste isole, non più di una decina sono abitate. La terza in ordine di grandezza dopo Lantau, che è di gran lunga la più estesa, e Hong Kong, è Lamma. A 25 minuti di traghetto da Hong Kong Central (a sua volta raggiungibile facilmente in metropolitana da tutta la città, che usufruisce di due tunnel subacquei), cinquemila abitanti, in prevalenza pescatori, agricoltori e ristoratori, senza automobili e motociclette, con un solo sentiero pedonale a collegare i due centri abitati dell’isola, è un altro mondo rispetto alla metropoli. Ho approfittato del bel tempo e del giorno feriale per farvi un’escursione, perché nel fine settimana l’affollamento è assicurato: d’altra parte i gitanti di quella che è pur sempre una città-Stato, se non vanno ad affollare i casinò di Macao o i centri commerciali di Shenzen, una delle SEZ, Zone economiche speciali della Repubblica Popolare, dove fanno razzia di promozioni ultraconvenienti, scappano su queste isole, a meno di non invadere i parchi-divertimenti. Ricorda un po’ la situazione di Singapore, dove i locali nel fine settimana si riversano sulle isole indonesiane prospicienti la città che hanno stato di porto: a fare acquisti e a giocare d’azzardo (non per niente sono in stragrande maggioranza cinesi). Il capoluogo, dove apporla la maggior parte dei traghetti, è Yung Shwe Wan (foto in alto), un ridente villaggio che si sviluppa lungo la strada che segue tutta la piccola baia protetta, dotato di tutto il necessario: ufficio postale, bancomat, scuola, posto di polizia, negozi, ristoranti, pensioni, stanze in affitto. E pub, ben forniti di birra. E parecchi inglesi, gente che sa viaggiare e ha consuetudine con questi posti, soggiornano qui, dove una stanza costa mediamente la metà che in città, a partire da 30 €, ma grande il doppio, luminosa e con tutti i servizi. Per rendere l’idea, è come soggiornare a Burano e spostarsi per diletto o lavoro a Venezia, con la differenza che ci si mette meno ad arrivare a Hong Kong perché i traghetti sono più veloci.Lamma è un’isola pressoché idilliaca, rigogliosa, mossa, piena di piccole insenature, peccato che la centrale elettrica alimentata a carbone, con le sue tre ciminiere visibili quasi ovunque, incombano sul capoluogo. Per farsi perdonare, la compagnia energetica ha sistemato gratuitamente, lastricandolo e pedonalizzandolo, il “Family Track”, il sentiero a saliscendi di 4 chilometri che unisce Yung Shwe Wan a Sok Kwa Wan, il secondo agglomerato di Lamma, facendone grazioso omaggio alla comunità dell’isola, e passando anche per Hun Gin Yeh Beach, che sarebbe anche piacevole e ben attrezzata, dotata di una bella spiaggia di sabbia fine, se non fosse che di fronte sorgesse l’ecomostro di cui ho detto (foto qui in alto). Compiuta la camminata igienica, per non perdere il ritmo di questi giorni, sotto il sole ma resa gradevole da una brezza corroborante, ho finalmente guadagnato Sok Kwa Wan (foto in basso), da dove partono altri traghetti in direzione dell’isola di Hong Kong; per Aberdeen, sulla costa meridionale che le sta di fronte, ma anche per la città propriamente detta, a Central. L’ora era quella del desinare e la sosta d’obbligo, nonché meritata, in uno dei ristoranti sul lungomare. In giro soltanto stranieri: europei, indiani, giapponesi, alcuni cinesi “popolari”. Come detto, gli indigeni arriveranno a frotte domani e domenica, giorni in cui è saggio rimanere in città. Mi sono quindi premiato con un’aragosta ben pasciuta, cucinata con burro e cipolle imbiondite: niente male. E riso fritto, un piatto a cui si rifà l’onnipresente “riso cantonese” ammannito dai ristoranti cinesi di mezzo mondo: ma qui è un piatto ben più sapido e ricco. Insomma, una cosa seria!
Nessun commento:
Posta un commento