lunedì 25 marzo 2019

Sogno di una notte di mezza estate "limited edition"


"Sogno di una notte di mezza estate" di William Shakespeare. Traduzione di Dario Del Corno, regia di Elio De Capitani. Con Corinna Agustoni, Giuseppe Amato, Marco Bonadei, Sara Borsarelli, Carolina Cametti, Enzo Curcurù, Loris Fabiani, Lorenzo Fontana, Vincenzo Giordano, Sarah Nicolucci, Emilia Scarpati Fanetti, Luca Torraca, Vincenzo Zampa. Scene di Carlo Sala, costumi di Ferdinando Bruni, musiche originali di Mario Arcari, coro nella Notte di Giovanna Marini, luci di Nando Frigerio, suono Giuseppe Marzoli. Produzione Teatro dell'Elfo. Al Teatro Elfo/Puccini di Milano fino al 31 marzo

Il Sogno è senz'altro il marchio di fabbrica della compagnia milanese (e quale altra opera teatrale potrebbe essere, trattando la celebre commedia shakespeariana, per l'appunto, di elfi e fate?), il filo conduttore della loro attività più che quarantennale. Fin fin dal primo allestimento del 1981, a firma Gabriele Salvatores (quelli successivi, del 1988 e 1997, sono opera di Elio De Capitani), cerco di non perdermi ogni nuova riproposizione di questo capolavoro del Bardo, che è occasione da un lato per preziose sperimentazioni e reclutamento di nuovi interpreti; dall'altra di divertimento per gli spettatori e per il gruppo stesso, come si evince puntualmente assistendovi. Così è stato anche stavolta in cui, rispetto all'edizione del 2011, a cui rimando per quello che c'è da dire su questo spettacolo sempre entusiasmante e apprezzato da un pubblico di ogni età, le varianti sono costituite dal subentro di Enzo Curcurù al posto di Ferdinando Bruni nel ruolo di Oberon; di Marco Bonadei come Bottom, il cuoco dall'accento bergamasco allora interpretato da Elio De Capitani (mentre Sara Borsarelli aveva già sostituito Ida Marinelli), Vincenzo Amato nella parte del leone (di pezza) e il ritorno di Lorenzo Fontana nella parte di Tisbe che aveva già nel 1997. L'unicità di questa particolare rappresentazione di ieri pomeriggio l'ha spiegata lo stesso regista e condirettore artistico Elio De Capitani prima che si spegnessero le luci in sala e, virtualmente, s'aprisse il sipario: la replica della sera di sabato 23 era, infatti, stata annullata per indisposizione di uno degli attori, nella fattispecie Vincenzo Giordano, che si era infortunato piuttosto seriamente a un ginocchio rendendolo inutilizzabile per un'esibizione che, nella particolare versione dell'Elfo, consiste non soltanto in una prestazione artistica ma anche in una vera e propria maratona atletica e acrobatica che richiede agli interpreti un notevole sforzo fisico. Tra la sera di sabato e la mattina di ieri, dunque, era stato necessario un supplemento di prove per studiare soluzioni che permettessero di continuare le recite in modo da utilizzare l'infortunato nei limiti del possibile senza arrecargli ulteriori danni. Alcune di esse il regista e capotribù degli Elfi sperava fossero divertenti e si augurava che il pubblico le apprezzasse, in particolare quelli in sala (e si riferiva anche a me sorridendo, che mi trovavo in seconda fila) avevano già visto lo spettacolo per la sedicesima volta: per loro sarebbe stata, per l'appunto, una limited edition; detto questo, si era accomodato due poltrone distanti dalla mia, in prima fila, a seguire attentamente i movimenti sul palcoscenico. Ovviamente ha avuto ragione e il pubblico in sala aveva manifestato la sua approvazione con un paio di scroscianti applausi a scena aperta prima dell'intervallo. Durante il quale De Capitani si è fermato a chiacchierare con gli spettatori a lui vicini, in particolare con me, che avevo avuto occasione di incontrarlo tante volte quando era attiva la sede del Teatro di Porta Romana, situato a 50 metri da dove ho abitato per 2/3 della mia esistenza. "Forse ho fatto un errore a fare il nome del ferito, visto che nessuno sembra aver capito di chi si tratti", ha esordito, continuando a raccontare com'era avvenuto l'incidente (a causa di una scivolata era andato lungo è si era ferito ginocchio e gamba), le tribolazioni delle prove, le simulazioni con una carrozzina con scene che avevano fatto sganasciare dal ridere tutta la troupe durante le prove della mattina (e i cui filmati conta di pubblicare sul sito del teatro) e raccontando alcuni aneddoti su quante ne ha viste durante i vari Sogni a cui ha partecipato: uno me lo ricordo anch'io, quando andò in scena Luca Barbareschi con la gamba ingessata, nel 1981, causando, questo non lo sapevo, un incidente con Ida Marinelli. Certo di aver assistito a qualcosa di speciale, e felice dello scambio di battute col più voluminoso dei due capotribù degli Elfi (Ferdinando Bruni non l'ho avvistato), non mi sono pentito di essermi sottoposto all'ennesima andata-e-ritorno di 760 km in giornata: ne è sempre valsa la pena, ma questa volta di più.

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