giovedì 28 aprile 2022

Sundown

"Sundown" di Michel Franco. Con Tim Roth, Charlotte Gainsbourg, Iazua Lários, Henry Goodman, Albertine Kotting, Samuel Bottomley, James Tarpey e altri. Messico, Francia, Svezia 2021 ★★★1/2

Dopo il Leone d'Argento ottenuto con l'ottimo Nuevo Orden al Festival di Venezia del 2020, ecco ricomparire Michel Franco con Sundown, presentato alla stessa manifestazione del settembre scorso, perturbante come il precedente, quando da una situazione di apparente equilibrio e serenità, dove però già si presagisce qualche anomalia latente, si passa a un'atmosfera sempre più inquietante fino al precipitare degli eventi, che costringe i protagonisti a prendere delle decisioni immediate e forzate che portano in direzioni impreviste. Le tranquille e pigre vacanze che una coppia di inglesi trascorre in un resort di lusso di Acapulco assieme a due ragazzi, tra un margarita, una birra e una mangiata di ostriche, vengono bruscamente interrotte da una telefonata Londra che annuncia la morte della madre di lei: ancora non sappiamo che i due adulti sono i fratelli Alice e Neil Bennet (Tim Roth in grande forma, protagonista a tutto tondo, mentre Charlotte Gainsbourg ha una parte marginale), eredi di una famiglia che possiede una multinazionale della carne suina (il che dà adito a Franco di mettere in scena un po' di autentica "macelleria messicana" propriamente detta sotto forma di incubi da parte di lui) mentre i due ragazzi i figli di lei. Immediato il rientro in Europa per i funerali, ma al momento dell'imbarco Neil fa finta di aver perso il passaporto e rimane a terra. Rientrato in città, prende alloggio in una modesta pensione nella parte delle spiagge più popolari, e si immerge nella classica vita balneare del brit-tipo di livello medio-basso a base di fiumi di birra di qualità scadente e a basso costo a contemplare il nulla, che passa la giornata al bar della spiaggia e si concede qualche sporadico pediluvio, perché troppo gonfio perfino per nuotare, in mezzo ai "pari grado" locali, pur non parlando se non qualche sporadica parola di spagnolo e non essendo minimamente in grado di capire la realtà che lo circonda anche perché è l'ultima cosa che gli interessa, perfino quando un vicino d'ombrellone e di bevute viene accoppato a colpi di pistola direttamente sul bagnasciuga. Quando i famigliari gli telefonano, sulle prime è evasivo e assicura, mentendo, di stare facendo di tutto per riottenere il passaporto dal consolato, poi non si fa nemmeno più trovare e inizia una relazione con una ragazza che gestisce una bottega di souvenir, compagnia perfetta, perché nulla chiede né pretende, per le sue vacanze da coatto. Mentre il film prosegue, si scopre che ci sono anche questioni di eredità e di conduzione dell'impresa di famiglia in ballo, tanto che la sorella torna in Messico con l'avvocato della compagnia per fargli firmare delle carte e rimane a sua volta uccisa in un tentativo di rapina mentre sta tornando in aeroporto e Neil viene coinvolto e arrestato perché era stato visto più volte in compagnia di un taxista, l'unico rimasto in vita degli assalitori. E' in buona sostanza, il racconto della discesa in un limbo di indifferenza di un uomo il cui destino è segnato, e che spiega, in parte, le sue decisioni a prima vista sorprendenti e lascia un finale aperto, a mio avviso, all'interpretazione dello spettatore, tra il dubbio che sia cosciente oppure no delle cause del suo perdersi  volontariamente. Un film sorprendente e in certi aspetti crudo, che se da un lato, come spiega il regista, mostra i due aspetti contrapposti della realtà di un luogo famoso come Acapulco, dall'altro mostra ancora una volta le sfaccettature dei rapporti interfamigliari e i dilemmi di un uomo alle prese coi suoi fantasmi. Io, a ogni buon conto, l'ho apprezzato, sebbene Franco indulga a qualche "anestetismo" troppo compiaciuto, ma ha comunque  il pregio di non tirarla troppo per le lunghe e diventare noioso e ripetitivo. 

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