mercoledì 13 aprile 2022

Granizo

"Granizo" (Grandine/All Hail) di Marcos Carnevale. Con Guillermo Francella, Romina Fernandes, Peto Menahem, Martin Seefeld, Nicolás Scarpino, Eugenia Guerty, Viviana Saccone, Laura Fernández e altri. Argentina 2022 ★★1/2

Fin dalla sua uscita due settimane fa su Netflix, Granizo, ossia "Grandine", è tra i film al momento più visti sulla piattaforma internazionale in streaming: vero che è simpatico e divertente, soprattutto se lo si vede in versione originale essendo assuefatti all'accento argentino e alle versioni locali del castigliano, peraltro infarcite di italianismi, e se si è al corrente delle rivalità fra i portenõs, ossia gli abitanti di Buenos Aires, o meglio della Capital Federal in senso stretto, e il resto del Paese, in particolare quelli di Córdoba la Docta, però non è certo un capolavoro e, personalmente, mi ha lasciato un po' deluso, perché manca di quel tot di cattiveria e di follia che caratterizza la migliore commedia locale. Commedia, quella italiana degli anni Sessanta e Settanta, di cui si è nutrito, come è solito ripetere, il grande e versatile Guillermo Francella, le cui origini peninsulari, come quelle del regista e di mezzo cast (e metà della popolazione) sono inequivocabili. Non a caso il film si apre con Felicità (nella versione originale di Al Bano e Romina) che accompagna la toilette mattutina e i preparativi di una giornata storica per Miguel Flores, il personaggio che interpreta, meteorologo televisivo conosciuto come El Infalíble, perché da 20 anni non sbaglia un previsione: quella dell'esordio come protagonista del primo show meteorologico della TV argentina, qualcosa di simile a Che tempo che fa delle origini. Una sorta di eroe nazionale, di cui tutti si fidano. Proprio quella sera, dopo una splendida giornata di sole, però qualcosa va storto e mentre va in onda su Buenos Aires si abbatte una tormenta che culmina in una grandinata dagli effetti devastanti, in particolare per le automobili posteggiate per strada. Da icona a nemico del popolo, ai tempi dei social media, e in particolare con una popolazione manichea e umorale come quella composta da italo-spagnoli, è un attimo e Flores, costretto a prendersi una vacanza diplomatica dalla dirigenza della rete (altra realtà presa di mira), cerca scampo nella città natale, Córdoba, che sta alla capitale quanto Milano sta a Roma (e infatti viene accolto con comprensione mista a compiacimento, per aver fatto abbattere una tempesta sulla detestata Buenos Aires), dove abita la figlia Carla, pediatra nel Policlinico Universitario locale, con la quale ha rapporti puramente formali e casuali da quando, come si scoprirà nel prosieguo, è morta la rispettiva moglie e madre, scomparsa a causa di un fulmine, causa della fissazione per le previsioni di Miguel, cui si è dedicato anima e corpo a discapito di Carla e delle sue stesse origini. Insomma, un viaggio di ritorno a sé stesso e una presa di coscienza della volubilità del successo e della fama, un po' troppo infarcito da luoghi comuni e che propone qualche trovata divertente fino all'epilogo, un ritorno in gloria nella capitale, questa volta per salvare il salvabile e questo non per una previsione sua ma di una sorta di aruspice che vive come un eremita sulle sierras cordobesas. Considerate tradizioni e potenzialità del cinema argentino, di primissimo livello, si poteva fare decisamente di meglio, e anche se le prestazioni degli interpreti sono tutte più che sufficienti, in patria, almeno i cordobesi, hanno avuto da ridire per come la loro tonada (inflessione) sia stata calcata, in modo che hanno ritenuto offensivo, da una attrice, Romina Fernandes, peraltro attiva soprattutto in teatro, che ha l'imperdonabile difetto di essere porteña, come se non esistessero colleghi cordobesi da ingaggiare al suo posto o, nel caso farla doppiare: polemiche che alla fine sono ancora più divertenti del film stesso. Sempre a litigare, questi argentini. Chissà da chi hanno preso lo spirito campanilista e provinciale... 

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