venerdì 10 maggio 2019

Stan & Ollie

"Stan & Ollie" di Jon S. Baird. Con Steve Coogan, John C. Reilly, Nina Arianda, Shirley Henderson, Danny Huston, Rufus Jones e altri. USA, GB ★★★★+
Un piacere misto a nostalgia e un po' di commozione, pur non essendo per nulla melodrammatico e strappalacrime, vedere questo film che rende omaggio a una straordinaria coppia di artisti che ha fatto ridere in maniera sana, ma anche pensare, intere generazioni di giovani e adulti a ogni latitudine: quando la RAI era una cosa seria, durante le festività natalizie trasmetteva puntualmente i maggiori successi di Charlie Chaplin, Buster Keaton ma, soprattutto, della coppia degli opposti che si completano per definizione: Stan Laurel, lo smilzo, stralunato, inglese, la "mente", colui che instancabilmente scriveva le gag, e Oliver "Babe" Hardy, il grassone, ma dotato di una straordinaria leggerezza di movimenti, statunitense della Georgia, estroverso, accanito scommettitore, un insospettato talento musicale e un innovatore nel cinema. E' a lui si deve lo "sguardo in camera", teso a coinvolgere lo spettatore, come se si rivolgesse direttamente a lui. Il film biografico dello scozzese Jon S. Baird si concentra sulla tournée che il celebre duo, ormai nella fase calante della carriera, quando la TV stava sostituendo come mezzo di intrattenimento le sale cinematografiche dove le loro pellicole avevano trionfato nei tre decenni precedenti, intraprese nel 1953 tra Gran Bretagna e Irlanda, organizzata da un promoter senza scrupoli, Bernard Delfont, con la prospettiva, coltivata da Laurel che, se avesse avuto un buon successo, alla conclusione sfociasse in un film, Robbin Good, parodia di Robin Hood, di cui stava scrivendo la sceneggiatura; ma le cose in parte non vanno così bene come speravano: vengono ospitati spesso in locande sordide, le sale di teatri talvolta secondari sono semivuote, il giro comincia a ingranare soltanto avvicinandosi a Londra, ma chi doveva finanziare il film si tira indietro senza nemmeno farsi trovare e nel frattempo Hardy comincia ad avere seri problemi di salute, fino ad arrivare a un infarto fatto in piedi ma tendendo fede al suo impegno professionale fino all'ultimo senza abbandonare il partner. La vicenda ha un prologo 16 anni prima, nel loro periodo d'oro hollywoodiano, quando il duo era sotto contratto con Hal Roach, che non voleva riconoscere loro i diritti sul film che interpretavano e di cui erano autori: Laurel in scadenza di contratto, entrò in conflitto col produttore e fu licenziato, mentre Hardy, alle prese con le spese per un divorzio e con l'acqua alla gola per debiti di gioco accettò di girare per Roach un film con un partner diverso da quello abituale, cosa che Stan visse come un tradimento. E' questo episodio, rimosso nel sodalizio professionale ma anche umano che si era instaurato tra i due, che torna a galla quando, durante la tournée britannica, durante la quale i due ebbero occasione di tornare a frequentarsi a lungo anche fuori dal palcoscenico, e che incombe venendo finalmente affrontato in uno dei rarissimi diverbi tra i due, amici e complementari anche fuori dalle scene, quando verrà proposto a Stan di proseguire lo spettacolo con un partner diverso da "Babe" Ollie, fermato dai medici. Tutto si risolverà per il meglio, anche se il film non si farà: Stan non lo aveva detto a Ollie, ma questi l'aveva capito e, a sua volta, stava al gioco per non mettere in imbarazzo l'altro. Nell'ultima parte del film i due anziani artisti vengono raggiunti dalle rispettive mogli, e il regista è bravo a raccontarci non solo l'interazione tra i due nella costruzione delle scenette, ma anche come individui e con le loro compagne di ventura: la ricostruzione quanto mai credibile di un'amicizia profonda ma anche di tutto un ambiente che non esiste più. Eccezionali le prestazioni di John C. Reilly nella parte di Ollie, di nuovo protagonista come nel recente I fratelli Sisters, e di Steve Coogan in quella di Stan, incredibilmente somiglianti agli originali grazie sì alle magie del trucco, ma anche alla loro duttilità e allo studio attento delle movenze degli originali; all'altezza tutti gli altri interpreti; una regia pulita e sicura, l'ambientazione più che accurata. Difficile non farsi piacere questo omaggio a due geni della comicità che, come si sa, è una cosa seria.

Nessun commento:

Posta un commento