"Sarah & Saleem - Là dove nulla è possibile" (The Reports on Sarah and Saleem) di Muayad Alayan. Con Abeed Safadi, Sivane Kretchner, Ishai Golan, Maisa Abd Elhadi, Jan Kuhne, Kamel El Basha, Mohammad Eid, Rebecca Telhami, Geroge Khleifi, Hanan Hillo e altri. Palestina 2018 ★★★★+
In pieno tripudio da Far East Film Festival, una pausa salutare per dedicarmi al Middle East per un film sorprendente, girato in maniera impeccabile da Muayad Alayam, al suo secondo lavoro, e interpretato mirabilmente da un'intero cast all'altezza, tra cui spiccano le parti dei quattro protagonisti principali, che racconta la storia di un adulterio che, in una città come Gerusalemme, città santa per le tre religioni monoteiste, già divisa al suo interno tra la parte occidentale ebrea e quella orientale araba e per di più sul confine, con tanto di muro, con i territori governati dall'Autorità Palestinese, fa presto a passare dall'essere una mera questione di corna a un affare di Stato, sia per le forze di sicurezza israeliane, sia per quelle palestinesi, entrambe ossessionate dalla paranoia del tradimento. Sarah, moglie di David, un colonnello di Tsahal, l'esercito israeliano, che si occupa appunto di sicurezza, ha una storia di sesso con Saleem, un arabo, a sua volta sposato e la cui moglie, Bisat, è all'ultimo mese di gravidanza, il quale effettua consegne di croissant nell'esercizio della donna: consumano la loro passione una volta la settimana, la sera tardi, nel retro del furgone che l'uomo usa per il suo lavoro di fattorino. Una volta si avventurano fino a Betlemme, nei Territori, dove Saleem per integrare i magri proventi fa un altro tipo di consegne, comunque legali, per conto del cognato: merci che gli abitanti al di là del muro, non potendolo varcare, non possono acquistare direttamente in Israele, e lì, per difendere Sarah dagli approcci di un energumeno in un bar, lo picchia. Il tipo gliela giura e quando Saleem tornerà a Betlemme in una seconda occasione, viene arrestato dalle forze di sicurezza, che lo accusano, tra l'altro, di sfruttamento della prostituzione di donne israeliane. Per cavarlo dai pasticci interviene il cognato, che coinvolge un alto dirigente dei servizi segreti palestinesi, che gli fa sottoscrivere un documento in cui, per non rivelare il nome della donna, dice di averla arruolata per conto dei servizi. Questo basta a rimetterlo in libertà ma dura poco, perché in un'operazione dei servizi di sicurezza stavolta israeliani, guidata proprio da David, il marito dell'adultera, viene requisito anche quel documento e Saleem viene arrestato anche dagli israeliani, che vogliono a tutti i costi sapere il nome della donna, terrorizzati che possa aver passato notizie delicate. Saleem continua a non fare il nome di Sarah, mentre la sua avvocatessa, vede come unica via d'uscita che la donna dica la verità e testimoni in suo favore venendo allo scoperto: Sarah in un primo momento si rifiuta, consapevole delle conseguenze che ciò avrebbe sia sul suo matrimonio sia sulla carriera del marito, ma alla fine, grazie anche al risoluto intervento della volitiva Bisat, solo apparentemente timida e remissiva, si reca in tribunale. Questo per quanto riguarda la trama e sorvolando sui dettagli, ma è da sottolineare l'efficacia con cui tutta la storia viene raccontata; il come nulla, in una realtà come quella di Gerusalemme, possa essere normale, nemmeno una semplice storia di sesso: quando sono coinvolti ebrei e arabi il libero arbitrio e la dimensione individuale non possono esistere. Un film di rara intensità, che sarebbe un peccato perdere.
In pieno tripudio da Far East Film Festival, una pausa salutare per dedicarmi al Middle East per un film sorprendente, girato in maniera impeccabile da Muayad Alayam, al suo secondo lavoro, e interpretato mirabilmente da un'intero cast all'altezza, tra cui spiccano le parti dei quattro protagonisti principali, che racconta la storia di un adulterio che, in una città come Gerusalemme, città santa per le tre religioni monoteiste, già divisa al suo interno tra la parte occidentale ebrea e quella orientale araba e per di più sul confine, con tanto di muro, con i territori governati dall'Autorità Palestinese, fa presto a passare dall'essere una mera questione di corna a un affare di Stato, sia per le forze di sicurezza israeliane, sia per quelle palestinesi, entrambe ossessionate dalla paranoia del tradimento. Sarah, moglie di David, un colonnello di Tsahal, l'esercito israeliano, che si occupa appunto di sicurezza, ha una storia di sesso con Saleem, un arabo, a sua volta sposato e la cui moglie, Bisat, è all'ultimo mese di gravidanza, il quale effettua consegne di croissant nell'esercizio della donna: consumano la loro passione una volta la settimana, la sera tardi, nel retro del furgone che l'uomo usa per il suo lavoro di fattorino. Una volta si avventurano fino a Betlemme, nei Territori, dove Saleem per integrare i magri proventi fa un altro tipo di consegne, comunque legali, per conto del cognato: merci che gli abitanti al di là del muro, non potendolo varcare, non possono acquistare direttamente in Israele, e lì, per difendere Sarah dagli approcci di un energumeno in un bar, lo picchia. Il tipo gliela giura e quando Saleem tornerà a Betlemme in una seconda occasione, viene arrestato dalle forze di sicurezza, che lo accusano, tra l'altro, di sfruttamento della prostituzione di donne israeliane. Per cavarlo dai pasticci interviene il cognato, che coinvolge un alto dirigente dei servizi segreti palestinesi, che gli fa sottoscrivere un documento in cui, per non rivelare il nome della donna, dice di averla arruolata per conto dei servizi. Questo basta a rimetterlo in libertà ma dura poco, perché in un'operazione dei servizi di sicurezza stavolta israeliani, guidata proprio da David, il marito dell'adultera, viene requisito anche quel documento e Saleem viene arrestato anche dagli israeliani, che vogliono a tutti i costi sapere il nome della donna, terrorizzati che possa aver passato notizie delicate. Saleem continua a non fare il nome di Sarah, mentre la sua avvocatessa, vede come unica via d'uscita che la donna dica la verità e testimoni in suo favore venendo allo scoperto: Sarah in un primo momento si rifiuta, consapevole delle conseguenze che ciò avrebbe sia sul suo matrimonio sia sulla carriera del marito, ma alla fine, grazie anche al risoluto intervento della volitiva Bisat, solo apparentemente timida e remissiva, si reca in tribunale. Questo per quanto riguarda la trama e sorvolando sui dettagli, ma è da sottolineare l'efficacia con cui tutta la storia viene raccontata; il come nulla, in una realtà come quella di Gerusalemme, possa essere normale, nemmeno una semplice storia di sesso: quando sono coinvolti ebrei e arabi il libero arbitrio e la dimensione individuale non possono esistere. Un film di rara intensità, che sarebbe un peccato perdere.
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